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Le tre semplici regole per vivere in pace con se stessi

Sembra che ogni giorno le persone vadano a caccia di buoni consigli  (che trasgrediranno puntualmente) ed anche  di guinness dei primati e di oroscopi quasi a soddisfare un aspetto un pò perverso di quella attitudine intrusiva, che  tende ad una sorta di ritualizzazione magica e rassicurante ... 
Eh sì! In  realtà la formula numerica dell'elenco contiene qualcosa di magico o quanto meno suggestiona in tal senso la mente, predisponendola alla aspettativa di una specie di rivelazione. 
Bene vado a sperimentare questa cosa: tempo addietro vi ho fornito le tre regole d'oro per un buon lunedì oggi invece proviamo ad estendere il campo per parlare del nostro modo di vivere e sentirci in generale
 I numeri di queste formule miracolose possono essere il 3 (il secondo numero primo dopo l'uno) il 7 (altro numero primo e ricorrente nelle narrazioni fiabesche) il 9  (il prodotto perfetto 3x3) ed il 10 (numero complessivo delle dita delle due mani: la matematica concreta operata sul corporeo)

Il numero 7 ha effettivamente per me un valore magico e fiabesco: spero di non farmi nemici raccontando che mi ricorda alcuni versi del Carducci (lo so, lo so, era un trombone, ma questi versi su di me hanno sempre esercitato un indiscusso fascino ...):
..............
Sette paia di scarpe ho consumate
Di tutto ferro per te ritrovare:
Sette verghe di ferro ho logorate
Per appoggiarmi nel fatale andare:

Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare

.............
che rappresentano la metafora di un pellegrinaggio, una ricerca lunga e dolorosa quanto una vita verso un bene perduto ....

Di qui (mutatis mutandis) mi tornano in mente le parole che il nostro grande Eduardo De Filippo fa pronunziare ad una delle sue protagoniste, testimone di un femminile sofferto, violato dal disprezzo maschile e maschilista, ma nondimeno indiscusso padrone di quanto di più viscerale e profondo può esistere nella vita e nella affettività umana: mi riferisco alle parole di Filumena Marturano, che tradotte a braccio suonerebbero press'a poco così:

"piange chi ha conosciuto il bene e lo ha perduto, ma chi come me non ha mai potuto ottenere nulla che somigliasse all'amore ed al rispetto, non sa piangere e non conosce lacrime, i miei occhi sono asciutti ..."

Così eccomi impantanata (come solo io riesco) tra la litania fiabesca ed ed il realismo della sofferenza umana,  eccomi, dicevo, a parlavi delle tre  semplici regole che vi consentiranno di vivere in pace con voi stessi. 
Veniamo ai punti:

REGOLA N. 1    Ama il prossimo tuo come te stesso
Vero questa l'ho presa in prestito da qualcuno, che non mi denuncerà per plagio, ma ve la spiego: è forse scritto più di te stesso? No! Forse è scritto meno di te stesso? No! 
Qui dice come te stesso: dunque non annientare la tua esistenza, non sacrificare tutto agli altri, ma trattati con lo stesso amore, tu non vali meno di loro, ma almeno altrettanto! 
Sappiti guardare allo specchio e prenditi in considerazione, ma non limitare l'orizzonte del tuo sguardo alla tua persona: mettiti nei panni di chi hai di fronte  senza considerarti superiore, ma immaginando quali sarebbero i tuoi sentimenti al posto dell'altro, di solito i sentimenti dell'altro sono molto simili a quello che tu riesci ad immaginare, anche se reagisce in modo diverso da come faresti tu ... le reazioni visibili sono spesso condizionate da circostanze ed usi sociali o dai rapporti di forza esistenti, ma le emozioni spesso si somigliano molto di più di quanto sembri ...

REGOLA N. 2   Accontentati di vincere.
Conquistarsi un proprio spazio vitale spesso comporta una lotta e/o una competizione: vi sono persone che partono perdenti, hanno paura del successo. Per un motivo proprio e profondo non sentono di meritarlo o di esserne all'altezza, oppure si sentono in colpa nel provocare un dispiacere a chi perde. Allora: vincere almeno qualche volta, è necessario per conquistare l'oggetto di un nostro desiderio o comunque lo spazio di cui abbiamo necessità per esprimerci, un dovere verso noi stessi per l'amore che ci portiamo (vedi regola n. 1) e che possiamo imparare a portarci indipendentemente da se, chi e come ci abbia amato nella nostra vita. Dunque bisogna saper vincere, ma il vero vincitore è forte e sicuro dell'amore che si porta dentro di sé quindi sa vincere ed anche perdere con naturalezza, non ha mai bisogno di stravincere e non serba mai rancore
Stravincere, nel senso di infierire ed umiliare gli avversari è poco lungimirante: fa crescere negli altri la rabbia e la voglia di vendetta ed un avversario anche se non abbastanza forte per vincere, può sempre esserlo abbastanza per riuscire a dare molto fastidio  e far diventare il tuo successo una vittoria di Pirro. Il vincitore si distingue per la generosità verso gli avversari sconfitti. Il vincitore che perde, perché tutti perdono qualche volta, riconosce la sconfitta e tira dritto per la sua strada: ha altre terre da conquistare e coglierà il  successo che lo renderà vincente. Di sicuro non spreca le proprie energie preziose a  fossilizzarsi sulla sconfitta  subita in una battaglia. Il suo obiettivo è vincere la guerra della sua vita ed una singola battaglia non ha tale importanza.

REGOLA N.3   Ama  chi lo merita e fidati di te stesso.
Circondati di molti amici e gioisci della loro compagnia, ma sappi valutare le capacità e le debolezze di ciascuno di loro, comprendendo i loro limiti: una persona ottima, leale  e colta certamente non è affidabile come pilota d'aeroplano se non ha il brevetto, questo devi essere tu a valutarlo per stabilire di chi ed in che cosa puoi riporre la tua fiducia ...

Direi che per stasera può bastare: tre regole sono già tante e queste non sono tra le più semplici né da comprendere, né da osservare ...

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