Lo sguardo dirige e controlla i movimenti e il movimento (cioè l'esercizio fisico) protegge gli occhi
Un nuovo studio pubblicato oggi in The Journal of Neuroscience prende in esame la possibilità di un programma di terapia comportamentale nella degenerazione maculare retinica patologia che colpisce spesso gli anziani.
La cosa sembra interessante sotto il profilo teorico: infatti se è vero che esiste nel nostro organismo una stretta correlazione funzionale tra il sistema motorio e quello visivo, è legittimo aspettarsi che il sano funzionamento dell'uno possa incidere favorevolmente sul buon funzionamento dell'altro.
Questo assunto oggi è più di una semplice speculazione astratta perché lo studio di cui parliamo è una sperimentazione che è stata condotta sui topi presso il Centro di Atalanta per la riabilitazione visiva e neurocognitiva e la Emory University da un gruppo di ricercatori guidati da Machelle Pardue. Gli scienziati hanno allenato un gruppo di topi facendoli correre su un nastro scorrevole per un'ora al giorno, 5 giorni a settimana per due settimane: dopo gli animali sono stati esposti a lampi di luce dannosi, un modello usato per simulare gli effetti della degenerazione retinica, e quindi hanno continuato ad allenarsi ancora per due settimane.
Gli animali sottoposti ad esercizio fisico hanno perso solo la metà delle cellule fotorecettrici retiniche in confronto con gli animali del gruppo di controllo, che avevano trascorso un tempo equivalente sul nastro scorrevole fermo. Le cellule retiniche dei topi allenati inoltre erano più sensibili alla luce e presentavano livelli elevati di un fattore neurotrofico (BDNF) che è un fattore di crescita collegato agli effetti benefici dell'esercizio fisico. In una fase successiva gli studiosi hanno bloccato il BDNF ed è stato quindi possibile verificare che con tale blocco venivano vanificati anche tutti gli effetti protettivi sulla retina legati all'esercizio fisico: l'impoverimento cellulare diveniva corrispondente a quello degli animali non allenati.
I risultati di questo studio sembrano indicare uno strumento utile ed alla portata di tutti per rallentare la degenerazione maculare retinica.
La cosa sembra interessante sotto il profilo teorico: infatti se è vero che esiste nel nostro organismo una stretta correlazione funzionale tra il sistema motorio e quello visivo, è legittimo aspettarsi che il sano funzionamento dell'uno possa incidere favorevolmente sul buon funzionamento dell'altro.
Questo assunto oggi è più di una semplice speculazione astratta perché lo studio di cui parliamo è una sperimentazione che è stata condotta sui topi presso il Centro di Atalanta per la riabilitazione visiva e neurocognitiva e la Emory University da un gruppo di ricercatori guidati da Machelle Pardue. Gli scienziati hanno allenato un gruppo di topi facendoli correre su un nastro scorrevole per un'ora al giorno, 5 giorni a settimana per due settimane: dopo gli animali sono stati esposti a lampi di luce dannosi, un modello usato per simulare gli effetti della degenerazione retinica, e quindi hanno continuato ad allenarsi ancora per due settimane.
Gli animali sottoposti ad esercizio fisico hanno perso solo la metà delle cellule fotorecettrici retiniche in confronto con gli animali del gruppo di controllo, che avevano trascorso un tempo equivalente sul nastro scorrevole fermo. Le cellule retiniche dei topi allenati inoltre erano più sensibili alla luce e presentavano livelli elevati di un fattore neurotrofico (BDNF) che è un fattore di crescita collegato agli effetti benefici dell'esercizio fisico. In una fase successiva gli studiosi hanno bloccato il BDNF ed è stato quindi possibile verificare che con tale blocco venivano vanificati anche tutti gli effetti protettivi sulla retina legati all'esercizio fisico: l'impoverimento cellulare diveniva corrispondente a quello degli animali non allenati.
I risultati di questo studio sembrano indicare uno strumento utile ed alla portata di tutti per rallentare la degenerazione maculare retinica.
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