La bambina e la strada
Se lo trovò addosso all'improvviso: la bloccava mentre lei prese
a divincolarsi senza pensare, solo per
istinto, come un animale in trappola. Ma lui la sovrastava e la serrava in una morsa d'acciaio mentre nello stesso tempo
riusciva a tastarla, per ogni dove.
La resistenza disperata della ragazza tuttavia, lo mise in
difficoltà, costringendolo a stare impegnato nel trattenerla, senza riuscire ad
andare molto oltre, perciò chiese aiuto al compagno seduto al buio sul muretto
che costeggiava la strada, l'altro però non si mosse.
Era appena calato il buio sulla sera invernale, la strada attraversava un
pezzo di campagna incolta e non abitata: un residuo sfuggito alla cementificazione,
che si estendeva tra un gruppo di caseggiati e la piazza del paese.
La ragazza intanto, cogliendo l'attimo di incertezza del giovane, riuscì a liberarsi una mano e gli afferrò i cappelli, un ciuffo abbondante in cima alla testa, ed
iniziò a strapparlo via con tutta la forza del suo essere concentrata in quel punto, l'altro allentò la presa un istante per il dolore e forse anche
scoraggiato dall'indifferenza del compagno: ecco le bastò giusto quell'attimo
per riuscire a divincolarsi e scappare correndo via a perdifiato.
Arrivò alla
fine del buio, alle prime luci della piazza col petto che le doleva come se il
cuore stesse per scoppiarle: temette di morire, non ricordava di avere mai potuto correre così a lungo e tanto veloce, ma non era stata raggiunta e si rassicurò.
Rallentò la corsa, senza smettere di avanzare: non poteva fermarsi e quindi si diresse verso casa.
In fondo non era
successo nulla, si disse, una volta che si ritenne al sicuro e di certo non ne avrebbe parlato: una storia del genere
raccontata in famiglia, avrebbe potuto costarle la reclusione a vita ...
Lei non ci aveva ancora capito nulla e di queste cose non sapeva nulla: era appena pubere, roba di pochi mesi addietro ed era andata a fare i compiti a casa di una compagna di classe, per farle un favore, più che altro, perché l'altra aveva bisogno di una mano ...
Capiva di essere stata aggredita e capiva che questo aveva a che fare col suo essere diventata "donna": una condizione alquanto misteriosa per lei e riguardo alla quale le era solo stato rivelato che doveva stare attenta ed essere riservata ...
"Non sembra un grande affare" si disse, ma non capiva la ragione di tutto questo.
Andava indietro col pensiero a cercare risposte.
Pochi anni prima si era trovata a camminare di sera per strada, ma era una strada più centrale ed illuminata e lei bambina si trovava con tutta la famiglia ancora in giro per tornare a casa. Non era abituale che la famiglia uscisse di casa, ma capitava per visite e ricorrenze particolari e quella volta lei, la madre e gli altri fratelli e sorelle camminavano a piedi per rientrare a casa, alla
spicciolata sparsi chi avanti chi da un lato per la strada deserta.
Era una
notte quasi d'estate, mite, silenziosa ed incantevole, di quelle che darebbero
la voglia di esplorare i viottoli e correre alla spiaggia, ma lei era ancora troppo piccola e non avrebbe saputo orientarsi.
Li aveva notati già da lontano: erano due giovani seduti sul muretto a lato
della strada, stavano lì appoggiati come niente e chiacchieravano sussurrando
nella notte.
Esercitarono sulla bimba un fascino straordinario, quella era per
lei la libertà: potersene stare seduti sul muretto all'aperto a chiacchierare, tranquilli
nella notte a godersi i profumi dell'aria d'estate, ad ascoltare i passi ed
aspettare di vedere spegnersi le luci fino ad essere raggiunti nel completo
silenzio da un mormorio, un ronzare, qualcosa che ti incuriosisce e devi
decifrare come un antico vate posseduto dall'incanto notturno.
Si chiedeva allora se
da grande avrebbe potuto farlo anche lei: forse o forse mai, più probabile il
forse mai. Lei era femmina e questo faceva differenza, l'aveva già imparato senza sapere come, né da chi.
Ora invece e proprio quella sera, rientrando a casa da sola, capì che quel sogno puerile era qualcosa di impossibile.
L'adrenalina è sempre uguale: se la analizziamo chimicamente è la stessa sostanza in qualsiasi sangue si trovi a circolare, quindi la differenza deve essere nella qualità del sangue se ad alcuni monta paura e ad altri rabbia o forse magari rabbia e paura sono proprio la stessa cosa ...
Aveva provato paura durante la breve colluttazione, ma ciò che sentiva adesso invece era solo rabbia ed una certezza: non avrebbe rinunciato alla libertà di uscire di casa e quindi avrebbe taciuto per sempre. Non si chiese se questa decisione fosse audace o vile: era soltanto l'unica soluzione possibile ...
Mi piacciono molto queste brevi cose che scrivi, mi piace la tua prosa, non pensi anche tu, per esempio, che questa "la bambina e la strada" potrebbe essere l'incipit di un bel racconto...
RispondiEliminaGrazie per l'incoraggiamento, Enzo: sei un tesoro, ma tu lo sai che io sono una pigraccia e che la vera ragione per la quale preferisco scrivere poesie è perché sono brevi e non richiedono un impegno protratto .... ma chissà ... prima o poi resterò sola ed avrò più tempo libero.
RispondiEliminaTi piace il raccontino? Anche tu inventavi raccontini una volta ed anche io lo facevo con le recite dell'esercito bambolare ... Avrei dovuto cominciare prima a scriverle... ecco! Erano trame avvincenti :-D Ci penserò, grazie ancora. Un bacio! <3