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Noi Italia: la fotografia del paese secondo l'Istat

Questa mattina è stato diffuso dall'Istat il rapporto "Noi Italia" una panoramica a 360 gradi di quelle che sono le caratteristiche e le abitudini della popolazione nazionale dalla cultura alla condizione economica, dalla salute al tempo libero. Ne emerge un quadro per alcuni aspetti preoccupante in particolare per quello che riguarda l'economia familiare, l'istruzione e la sanità.
Secondo i dati riferiti al 2012 le famiglie in condizioni di povertà relativa sono il 12,7% vale a dire 9,5 milioni di persone, corrispondenti al 15,8% della popolazione generale. La povertà assoluta coinvolge invece il 6,8% dei nuclei familiari, interessando più di 4,8 milioni di persone.

Al di là di questi indici standardizzati su precisi criteri che definiscono un campo concreto di povertà, c'è da osservare che nello stesso anno 2012 il 24,9% delle famiglie (praticamente una famiglia su quattro) presenta almeno tre delle difficoltà che sono state prese in considerazione per valutare l'indice di deprivazione, ovvero una famiglia su 4 si trova in condizione di disagio economico, se non proprio ancora in situazione di povertà! L'indice è in crescita rispetto all'anno precedente e da questo punto di vista lo scotto più elevato riguarda le regioni del sud dove l'indice di disagio arriva al 41%.
La spesa sanitaria pubblica nel 2012 è pari al 7% del Pil nazionale corrispondente ad una media di 1.867 euro annui per ciascun abitante, parecchio al di sotto di altri paesi della UE.
La spesa  pubblica per la istruzione e la formazione è pari al 4,2% del Pil, nettamente inferiore alla media UE (5,3%). Solo il 21,1% dei giovani continuano gli studi dopo i 20 anni, contro il 28,4% di media della UE, sicché l'Italia finisce fanalino di coda tra gli altri paesi europei.
In Italia il 21,7% dei giovani tra i 30  ed i 34 anni ha conseguito un titolo universitario, come una laurea o un titolo equivalente: la percentuale è in crescita e tuttavia ancora lontana dell'obiettivo Europa 2020, fissato a 40%.
Il 23,9% dei giovani tra i 15 ed i 29 anni non sono inseriti in alcuna attività lavorativa, né formativa, rappresentando una delle percentuali europee più elevate.
Solo il 6,6% degli adulti sono coinvolti in attività formative, ciò che dimostra un certo ritardo da parte italiana nella acquisizione di cultura e strumenti utili agli aggiornamenti professionali permanenti.
Il Pil pro capite nel 2012 è diminuito del 2,8% ed anche per il Pil pro capite l'Italia si colloca al di sotto della media europea.
Le persone che lavorano tra i 20 ed i 64 anni in Italia sono il 61% della popolazione, ma con forti svantaggi legati al genere (sfavorite le donne) ed alla collocazione geografica (peggio al sud).
Il tasso di inattività è del 36,6%, tra i più elevati in Europa. 
La disoccupazione giovanile è al 35,3%  ben più elevato della media europea che si attesta al 22,9%.
Il rapporto debito/Pil corrisponde al 127% nel 2012 ed è secondo solo alla Grecia.
La pressione fiscale ha raggiunto il 44,1% circa il 3,6% in più rispetto alla media europea.

Sale nelle famiglie italiane la percezione del rischio  criminalità nelle zone in cui vivono, dal  26,4% dell'anno precedente al 31% del 2012. Alla fine del 2012 abbiamo un indice di affollamento carcerario di 139,7 detenuti per 100 posti letto ....

Un quadro insomma poco confortante con disagio familiare e povertà in crescita, scarsa istruzione per i giovani,  carenza nei servizi pubblici essenziali e pressione fiscale alle stelle.


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