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Riabilitazione: pubblica o privata?


In Campania abbiamo un' anomalia, non è certo l'unica, ma è una di quelle che io conosco meglio. L'anomalia consiste non solo nella presenza di un gran numero di Centri di Riabilitazione privati, convenzionati col SSN, ma soprattutto nel fatto che non esiste alcun servizio pubblico di riabilitazione (dove si faccia riabilitazione), che possa fungere da pietra di paragone e/o da verifica dei risultati clinici, nonché della utilità e della efficacia dei trattamenti stessi. Infine, ma non ultimo,l'anomalia sta anche nel fatto che non vi sono altri servizi a valenza assistenziale, educativa e sociale per la presa in carico dell'handicap. Il risultato di tale grave anomalia articolata in queste tre situazioni proprie della realtà territoriale è che i trattamenti "riabilitativi" durano praticamente un'eternità per tutti i pazienti, primo perché, una volta completato il percorso riabilitativo propriamente detto, non si sa dove diversamente indirizzare quei pazienti che non hanno sviluppato una adeguata autonomia sociale e necessitano perciò di contesti protetti ed assistiti per vivere una propria socialità e secondo perché i Centri privati sono abitualmente portati a conservare i propri pazienti, piuttosto che a dimetterli, con frequente collusione (quando non proprio strumentalizzazione) con irrealistiche aspettative parentali o magari  con funzione essenzialmente di supporto psicologico al genitore che ha bisogno di non sentirsi solo nell'affrontare quotidianamente il problema  ...
Ciò che di fatto accade è che questo assorbe fiumi di denaro della sanità pubblica (un intervento di tipo socio-assistenziale o socio-educativo costa  meno di un intervento riabilitativo che richiede un più elevato livello di qualificazione professionale). All'interno del servizio pubblico diventano, invece, scogli insormontabili anche le forniture di materiale corrente (che spesso gli operatori acquistano a proprie spese) per non parlare di attrezzature e/o strumentazione specifiche.

Questo è il contesto attuale da cui si parte. Io non solo non ho nulla contro i Centri di Riabilitazione privati, ma anzi li considero una risorsa tecnica e culturale, certo possono avere alcuni limiti ed alcune linee di tendenza, ma alcuni funzionano bene.
 Io credo però che se funzionasse anche un servizio pubblico qualificato e competitivo, si riuscirebbe a contenere meglio la spesa ed a correggere alcuni errori legati alla difficoltà che incontrano i privati a finalizzare e limitare nel tempo i trattamenti.
Io credo che se funzionasse un servizio sociosanitario potrebbe esservi accoglienza e supporto per gruppi di genitori ed occasioni di socialità e crescita per bambini e ragazzi con disabilità.
Io credo che in base a quel principio della termodinamica ("nulla si crea e nulla si distrugge") tali servizi non potrebbero essere a costo zero e perciò le attuali  carenze del pubblico sono conseguenza della scelta di non investire nel pubblico, ma piuttosto di investire nel privato che "per fortuna" (?) accetta il denaro pubblico ed anche quello dei familiari dei disabili, giustamente, perché un servizio non può funzionare "A COSTO ZERO"! Nessun servizio, soprattutto quello privato, ma anche quello pubblico: occorrono un minimo di risorse professionali e strumentali per offrire un servizio, per quanto si voglia risparmiare. A costo zero non si pagano neanche  gli stipendi al personale ...

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