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Donne defraudate della vita

Chi e quando può essere defraudato della propria vita e perché?
Cosa significa poi essere defraudati della vita?
Non è proprio morire, ma potrebbe essere qualcosa che ci somiglia.
La frode è  proprio  una frode: qualcuno o qualcosa si impadronisce di un oggetto che appartiene  a te, ne diventa padrone ,  lo usa a proprio piacimento e ne fa ciò che vuole.
Questo oggetto può  essere la vita di una persona.
In alcuni paesi esiste ancora la schiavitù per debiti:  persone che per debiti propri o di un proprio familiare si impegnano a lavorare senza salario fino alla estinzione del debito, che ovviamente non si estingue mai ...
In questi casi c'è  un debito, in altre situazioni, invece, uno può restare "intrappolato" all'interno della propria famiglia e dei propri affetti.
In genere la persona defraudata, anche se soffre, anche se può essere abbastanza critica e più o meno consapevole, infine accetta di subire ciò che non condivide e che le fa del male.
Perché?
Queste situazioni riguardano di solito le donne e le loro relazioni familiari.
Esistono pochi altri generi di persone con questa capacità di sopportare e reggere condizioni di vita impossibili!

Tempo addietro  mi dilettavo a rilevare come nelle statistiche di patologia mentale, l'incidenza dei disturbi risultasse più elevata negli uomini celibi, anziché sposati e più alta  nelle donne coniugate, anziché nubili.

Sembra che il matrimonio giovi alla salute degli uomini, ma danneggi quella delle donne.
Certo vi sono le depressioni post partum (e anche su quelle ci si potrebbe interrogare) ma soprattutto esiste un'aspettativa sociale che penalizza le donne sia per carichi di lavoro che per ruolo e diritti riconosciuti nell'ambito della costellazione affettiva familiare.
Non parliamo necessariamente di violenza fisica: quella può essere denunciata, quanto meno ne esiste la possibilità, anche se spesso resta nascosta e taciuta. Le botte sono un tipo di sopraffazione facilmente riconoscibile e sanzionata dalla legge.
Altre cose no: molte donne oggi lavorano fuori casa, ma ciò non le esime dal doversi fare interamente carico anche di tutto il lavoro di cura familiare e domestico, il che è anche una attività monetizzabile, ma non viene né pagata, né riconosciuta a nessun titolo, se a svolgerla è la donna di famiglia.
A questo riguardo voglio raccontare una storiella che vi sembrerà una barzelletta, ma che invece è accaduta davvero: tempo fa avevo una cara amica la quale se ne era andata a vivere con un tale, ben conosciuto per essere un compagno di quelli convinti e sfegatati.
 Bene la mia amica svolgeva un orario di lavoro pesante sicché per farsi aiutare almeno in una parte delle faccende decise di pagare (si chiama redistribuzione del reddito) una signora che le desse una mano occasionalmente: che lo crediate o no il compagno si oppose strenuamente e con ogni forza, perché riteneva che la collaboratrice potesse essere una sfruttata e lui se ne sarebbe vergognato, è evidente invece che se la mia amica si fosse adattata a lavorare gratuitamente per 20 ore al giorno rinunciando a dormire, questo signore non si sarebbe sentito affatto uno sfruttatore, ma un uomo giustamente appagato nelle sue esigenze di accudimento familiare ...
Non è che una chicca, ma ve ne conosco molte altre: il fatto è che gli uomini sono stati educati all'idea che la loro virilità consiste  soprattutto nell'essere superiori alle donne e nell'avere il ruolo di comando.
La sopraffazione fisica in fondo è quella attuata dalle personalità più fragili, ignoranti e disturbate: bisogna proprio non avere altri argomenti ... ma c'è chi invece ce li ha!
In una società primitiva, quando non esisteva il controllo delle nascite, possiamo immaginare che una donna accoppiata ingravidasse mediamente ogni due anni, tenuto conto di un anno circa di allattamento: in queste condizioni, evidentemente, non le era materialmente possibile avere una vita sociale, né procacciarsi il cibo: questo, probabilmente, è ciò che ha condizionato la struttura dei rapporti e la distribuzione delle responsabilità all'interno del nucleo familiare ed una mentalità così atavica è difficile da sradicare, anche se oggi non ha più ragione di essere.
La femmina e la sua cucciolata dipendevano dal maschio per la sopravvivenza: era questione di vita o di morte (più o meno come adesso ...).
Uccidere la donna è una affermazione estrema di potere, ma spesso le donne che muoiono in questo modo hanno già subito abusi fisici e psicologici da anni, sforzandosi di proteggere se stesse ed i propri figli dalle condanne familiari e sociali che la denuncia e la rottura possono comportare. Ciascuna situazione è diversa non ve ne sono due identiche, ma di solito le donne che accettano di subire riconoscono anche la fragilità dell'uomo che le maltratta e vorrebbero "salvarlo": spesso ci credono davvero.
Perché una donna possa lasciarsi defraudare così della propria vita? Perché si sente colpevole, forse di essere nata, forse di essere donna ... non è stata forse Eva a raccogliere il frutto proibito?

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