Sperimentato vaccino contro l'Aids nei bambini infetti dalla nascita
29/11/2013
Pubblicati ieri su PlosOne i risultati di un primo studio relativo all'efficacia di un vaccino anti Aids (in associazione col trattamento classico a base di farmaci antiretrovirali) su un gruppo di bambini di età compresa tra i 6 ed i 16 anni.
Il lavoro è stato condotto da un gruppo di ricercatori italiani (Paolo Palma, Maria Luisa Romiti, Carla Montesano, Paolo Rossi et al.) presso l'Ospedale Bambino Gesù di Roma ed è uno studio per così dire pionieristico nel settore: è la prima volta infatti che la tecnica vaccinale viene utilizzata nei bambini, anche perché di norma i farmaci antiretrovirali sono efficaci nel sopprimere il virus a lungo termine nelle infezioni infantili.
Considerata la buona efficacia delle terapie classiche, quale è lo scopo di questa sperimentazione?
Lo scopo di questo orientamento di ricerche è quello di collaudare un trattamento alternativo capace di indurre risposte immunitarie cellulari che siano in grado di bloccare la replicazione virale a lungo termine, permettendo in prospettiva la interruzione del trattamento con farmaci antiretrovirali: questo obiettivo, tuttavia al momento sembra ancora utopico, per cui in un futuro più immediato il vaccino potrebbe piuttosto funzionare come trattamento di supporto in caso di presenza di ceppi resistenti o di recrudescenza virale per quei pazienti che ad un certo punto della loro vita, per lo più in adolescenza, divengono meno aderenti alle terapie.
Lo studio è stato condotto su 20 bambini già in trattamento farmacologico da almeno 6 mesi, divisi poi in due gruppi di 10 soggetti ciascuno. Il gruppo di controllo ha ricevuto soltanto il trattamento con antiretrovirali classici, mentre al gruppo di probandi è stato somministrato anche il vaccino HIV DNA in 4 dosi somministrate alle settimane 0 - 4 -12 e 36 con iniezione intramuscolare.
In tutti i bambini arruolati nello studio il virus risultava già soppresso prima dell'inizio della sperimentazione. Tutti i 10 bimbi del gruppo sperimentale hanno completato il ciclo vaccinale.
In conclusione le uniche differenze statisticamente significative tra il gruppo dei vaccinati e quello dei controlli sono state relative alla risposta immunitaria cellulare ad uno degli antigeni dell'HIV ed ad un aumento di linfociti T specifici contro l'Hiv, caratteristica quest'ultima normalmente associata negli adulti infetti ad una più bassa carica virale ed ad una migliore prognosi, tuttavia non è stata registrata nessuna variazione significativa nella produzione di anticorpi nei vaccinati rispetto al gruppo di controllo.
Sarà comunque necessario un fallow up più lungo per valutare l'efficacia del vaccino nel ridurre le recrudescenze virali nella popolazione pediatrica a rischio.
Pubblicati ieri su PlosOne i risultati di un primo studio relativo all'efficacia di un vaccino anti Aids (in associazione col trattamento classico a base di farmaci antiretrovirali) su un gruppo di bambini di età compresa tra i 6 ed i 16 anni.
Il lavoro è stato condotto da un gruppo di ricercatori italiani (Paolo Palma, Maria Luisa Romiti, Carla Montesano, Paolo Rossi et al.) presso l'Ospedale Bambino Gesù di Roma ed è uno studio per così dire pionieristico nel settore: è la prima volta infatti che la tecnica vaccinale viene utilizzata nei bambini, anche perché di norma i farmaci antiretrovirali sono efficaci nel sopprimere il virus a lungo termine nelle infezioni infantili.
Considerata la buona efficacia delle terapie classiche, quale è lo scopo di questa sperimentazione?
Lo scopo di questo orientamento di ricerche è quello di collaudare un trattamento alternativo capace di indurre risposte immunitarie cellulari che siano in grado di bloccare la replicazione virale a lungo termine, permettendo in prospettiva la interruzione del trattamento con farmaci antiretrovirali: questo obiettivo, tuttavia al momento sembra ancora utopico, per cui in un futuro più immediato il vaccino potrebbe piuttosto funzionare come trattamento di supporto in caso di presenza di ceppi resistenti o di recrudescenza virale per quei pazienti che ad un certo punto della loro vita, per lo più in adolescenza, divengono meno aderenti alle terapie.
Lo studio è stato condotto su 20 bambini già in trattamento farmacologico da almeno 6 mesi, divisi poi in due gruppi di 10 soggetti ciascuno. Il gruppo di controllo ha ricevuto soltanto il trattamento con antiretrovirali classici, mentre al gruppo di probandi è stato somministrato anche il vaccino HIV DNA in 4 dosi somministrate alle settimane 0 - 4 -12 e 36 con iniezione intramuscolare.
In tutti i bambini arruolati nello studio il virus risultava già soppresso prima dell'inizio della sperimentazione. Tutti i 10 bimbi del gruppo sperimentale hanno completato il ciclo vaccinale.
In conclusione le uniche differenze statisticamente significative tra il gruppo dei vaccinati e quello dei controlli sono state relative alla risposta immunitaria cellulare ad uno degli antigeni dell'HIV ed ad un aumento di linfociti T specifici contro l'Hiv, caratteristica quest'ultima normalmente associata negli adulti infetti ad una più bassa carica virale ed ad una migliore prognosi, tuttavia non è stata registrata nessuna variazione significativa nella produzione di anticorpi nei vaccinati rispetto al gruppo di controllo.
Sarà comunque necessario un fallow up più lungo per valutare l'efficacia del vaccino nel ridurre le recrudescenze virali nella popolazione pediatrica a rischio.
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