Il tifone Haiyan: il problema dei cambiamenti climatici
14/11/2013
Il bilancio ufficiale del tifone Haiyan nelle Filippine ad oggi è di 2000 o 2500 morti secondo le più attendibili fonti di stampa, malgrado manchino ancora i conteggi di morti e dispersi in zone difficilmente raggiungibili.
Google ha attivato una mappa per la ricerca o per la segnalazione di persone disperse nel territorio colpito.
Soccorsi ed aiuti sono stati inviati dalle diverse nazioni ed organizzazioni umanitarie, ma il problema che oggi si pone più che mai con urgenza è quello dei cambiamenti climatici cui stiamo assistendo nel pianeta.
Un articolo pubblicato l'11 Novembre su ScienceDaily riferisce di uno studio recente svolto dai ricercatori del Lawrence Livermore National Laboratory dove si sottolinea che la sola variabilità naturale non basta a spiegare i fenomeni atmosferici e le precipitazioni cui stiamo assistendo e che invece sono, quanto meno in parte ascrivibili al riscaldamento globale.
Le emissioni di gas che trattengono il calore e riducono l'ozono modificano la distribuzione delle precipitazioni atmosferiche attraverso un meccanismo duplice: da un lato si prevede che l'aumento delle temperature renderà più umide le zone già umide e più secche quelle già asciutte e dall'altro il cambiamento dei modelli di circolazione atmosferica tenderà a spostare verso i poli masse d'aria provenienti da zone subtropicali.
In definitiva l'aumento artificiale di gas ad effetto serra e la riduzione dell'ozono sembrano destinati a portare sia una intensificazione che una redistribuzione delle precipitazioni globali.
Sono stati studiati i mutamenti climatici nel periodo che va dal 1979 al 2012 concludendo che la semplice variabilità naturale non giustifica i cambiamenti nei modelli delle precipitazioni globali ai quali stiamo assistendo.
La questione non è certo nuova e questa ulteriore ricerca conferma quanto è noto da tempo alla opinione pubblica, ma ora la cosa dovrebbe essere presa seriamente in considerazione sia dai governi che dal mondo dell'industria e dell'economia per orientare diversamente le scelte produttive e di politica ambientale.
Il bilancio ufficiale del tifone Haiyan nelle Filippine ad oggi è di 2000 o 2500 morti secondo le più attendibili fonti di stampa, malgrado manchino ancora i conteggi di morti e dispersi in zone difficilmente raggiungibili.
Google ha attivato una mappa per la ricerca o per la segnalazione di persone disperse nel territorio colpito.
Soccorsi ed aiuti sono stati inviati dalle diverse nazioni ed organizzazioni umanitarie, ma il problema che oggi si pone più che mai con urgenza è quello dei cambiamenti climatici cui stiamo assistendo nel pianeta.
Un articolo pubblicato l'11 Novembre su ScienceDaily riferisce di uno studio recente svolto dai ricercatori del Lawrence Livermore National Laboratory dove si sottolinea che la sola variabilità naturale non basta a spiegare i fenomeni atmosferici e le precipitazioni cui stiamo assistendo e che invece sono, quanto meno in parte ascrivibili al riscaldamento globale.
Le emissioni di gas che trattengono il calore e riducono l'ozono modificano la distribuzione delle precipitazioni atmosferiche attraverso un meccanismo duplice: da un lato si prevede che l'aumento delle temperature renderà più umide le zone già umide e più secche quelle già asciutte e dall'altro il cambiamento dei modelli di circolazione atmosferica tenderà a spostare verso i poli masse d'aria provenienti da zone subtropicali.
In definitiva l'aumento artificiale di gas ad effetto serra e la riduzione dell'ozono sembrano destinati a portare sia una intensificazione che una redistribuzione delle precipitazioni globali.
Sono stati studiati i mutamenti climatici nel periodo che va dal 1979 al 2012 concludendo che la semplice variabilità naturale non giustifica i cambiamenti nei modelli delle precipitazioni globali ai quali stiamo assistendo.
La questione non è certo nuova e questa ulteriore ricerca conferma quanto è noto da tempo alla opinione pubblica, ma ora la cosa dovrebbe essere presa seriamente in considerazione sia dai governi che dal mondo dell'industria e dell'economia per orientare diversamente le scelte produttive e di politica ambientale.
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