Persecuzioni e vissuti persecutori, ovvero vittime e vittimisti
07/11/2013
Le presenti considerazioni vanno intese come nota al margine del famoso trattato "Dei delitti e delle pene" del nostro Cesare Beccaria, fiore all'occhiello della civiltà italica.
Milanese di nascita ed insigne giurista del XVIII secolo, riuscì ad elaborare pensieri e teorie, che ad oggi rivelano una mente illuminata ben più aperta e proiettata in avanti rispetto a quella imposta dal gretto razzismo leghista, che nel XXI secolo invece, si è impossessato della padania: eppure era milanese anche lui e girava per Milano senza il colbacco di Totò, il quale notoriamente, essendo napoletano, recitava ruoli di ignorante e morto di fame, ed a Milano ci andava col colbacco anche in agosto!
Non che fosse realmente ignorante Totò, anzi nobile anch'egli: il principe De Curtis, come nobile era il Beccaria, ma che c'entra tutto questo?
Divagavo è ovvio, del resto non lo so se Beccaria usava il colbacco almeno d'inverno, fatto sta che Cesare fu educato dai gesuiti e, stante il fatto che adesso ci abbiamo un papa gesuita, la cosa ci torna a fagiolo: si vede che i gesuiti ne capivano molto più dei leghisti, se hanno potuto educare un nobiluomo come Beccaria, il quale (è noto) scrisse contro la pena di morte ed infatti in Italia la pena di morte non ce l'abbiamo!
Sopravvive la pena di morte in paesi con una diversa storia di civiltà e cultura, ma qui da noi non esiste, abolita formalmente nel 1889 con voto unanime delle Camere nell'allora Regno Unito d'Italia.
Con l'imbarbarimento dei costumi ora c'è sempre chi la invoca o anche si limita a rallegrarsi dei naufragi e del gran numero di vittime annegate nel mediterraneo, sempre i leghisti dico.
Voi penserete che ce l'ho con loro, ma invece ritengo siano un fenomeno interessantissimo sotto il profilo antropologico (ed anche zooprofilattico volendo) e da questo punto di vista facebook offre materia di studio in quantità.
Ma la cosa ci torna utile perché quando parliamo di gente annegata diciamo che sono vittime: le vittime in quanto tali vanno tenute ben distinte dai vittimisti e benché la radice verbale (non nel senso del verbo come predicato che non è, ma della parola che è, verbum alla latina appunto) sia la stessa, le parole esprimono significati abbastanza diversi.
Per l'esattezza l'essere vittima esprime una condizione oggettiva, laddove essere vittimista esprime una condizione soggettiva, vale a dire qualcuno che sente di essere una vittima, ma potrebbe non esserlo realmente nel senso oggettivo del termine. Allo stesso modo essere perseguitati è una condizione oggettiva, ma riferire un vissuto persecutorio è invece una condizione soggettiva (che di norma risponde bene all'aloperidolo).
Anche questo ci torna a fagiolo: perché voi dite ... ecco con questo imbarbarimento del costume succede che talune aree culturali (i soliti sinistri e loschi figuri) siano divenute così insofferenti al vittimismo ed ai vissuti persecutori da auspicare la persecuzione reale di quanti continuano ad affliggerci con le loro lamentazioni immotivate, sicché c'è chi vorrebbe mandare Berlusconi ad Auschwitz preferibilmente non a piedi, ma ginocchioni, stile vengo da Gerusalemme senza ridere e senza piangere.
Ora dico io: ma che avete contro questo povero cristiano?
Ha forse egli affermato che i suoi figli sono perseguitati come gli ebrei al tempo di Hitler?
No, lui ha detto che si sentono perseguitati come gli ebrei, per a qual cosa non è affatto necessario arrivare ad Auschwitz, ma è sufficiente rivolgersi al più vicino Dipartimento di Salute Mentale!
Non dovete mai esagerare: siete nati nel paese di Beccaria ...
Le presenti considerazioni vanno intese come nota al margine del famoso trattato "Dei delitti e delle pene" del nostro Cesare Beccaria, fiore all'occhiello della civiltà italica.
Milanese di nascita ed insigne giurista del XVIII secolo, riuscì ad elaborare pensieri e teorie, che ad oggi rivelano una mente illuminata ben più aperta e proiettata in avanti rispetto a quella imposta dal gretto razzismo leghista, che nel XXI secolo invece, si è impossessato della padania: eppure era milanese anche lui e girava per Milano senza il colbacco di Totò, il quale notoriamente, essendo napoletano, recitava ruoli di ignorante e morto di fame, ed a Milano ci andava col colbacco anche in agosto!
Non che fosse realmente ignorante Totò, anzi nobile anch'egli: il principe De Curtis, come nobile era il Beccaria, ma che c'entra tutto questo?
Divagavo è ovvio, del resto non lo so se Beccaria usava il colbacco almeno d'inverno, fatto sta che Cesare fu educato dai gesuiti e, stante il fatto che adesso ci abbiamo un papa gesuita, la cosa ci torna a fagiolo: si vede che i gesuiti ne capivano molto più dei leghisti, se hanno potuto educare un nobiluomo come Beccaria, il quale (è noto) scrisse contro la pena di morte ed infatti in Italia la pena di morte non ce l'abbiamo!
Sopravvive la pena di morte in paesi con una diversa storia di civiltà e cultura, ma qui da noi non esiste, abolita formalmente nel 1889 con voto unanime delle Camere nell'allora Regno Unito d'Italia.
Con l'imbarbarimento dei costumi ora c'è sempre chi la invoca o anche si limita a rallegrarsi dei naufragi e del gran numero di vittime annegate nel mediterraneo, sempre i leghisti dico.
Voi penserete che ce l'ho con loro, ma invece ritengo siano un fenomeno interessantissimo sotto il profilo antropologico (ed anche zooprofilattico volendo) e da questo punto di vista facebook offre materia di studio in quantità.
Ma la cosa ci torna utile perché quando parliamo di gente annegata diciamo che sono vittime: le vittime in quanto tali vanno tenute ben distinte dai vittimisti e benché la radice verbale (non nel senso del verbo come predicato che non è, ma della parola che è, verbum alla latina appunto) sia la stessa, le parole esprimono significati abbastanza diversi.
Per l'esattezza l'essere vittima esprime una condizione oggettiva, laddove essere vittimista esprime una condizione soggettiva, vale a dire qualcuno che sente di essere una vittima, ma potrebbe non esserlo realmente nel senso oggettivo del termine. Allo stesso modo essere perseguitati è una condizione oggettiva, ma riferire un vissuto persecutorio è invece una condizione soggettiva (che di norma risponde bene all'aloperidolo).
Anche questo ci torna a fagiolo: perché voi dite ... ecco con questo imbarbarimento del costume succede che talune aree culturali (i soliti sinistri e loschi figuri) siano divenute così insofferenti al vittimismo ed ai vissuti persecutori da auspicare la persecuzione reale di quanti continuano ad affliggerci con le loro lamentazioni immotivate, sicché c'è chi vorrebbe mandare Berlusconi ad Auschwitz preferibilmente non a piedi, ma ginocchioni, stile vengo da Gerusalemme senza ridere e senza piangere.
Ora dico io: ma che avete contro questo povero cristiano?
Ha forse egli affermato che i suoi figli sono perseguitati come gli ebrei al tempo di Hitler?
No, lui ha detto che si sentono perseguitati come gli ebrei, per a qual cosa non è affatto necessario arrivare ad Auschwitz, ma è sufficiente rivolgersi al più vicino Dipartimento di Salute Mentale!
Non dovete mai esagerare: siete nati nel paese di Beccaria ...
se anche cosi fosse,poichè "anche i ricchi piangono" lil responsabile sarebbe sempre lui.
RispondiEliminail paragone con gli ebrei può uscire solo dalla bocca di stronzi.
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