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Uccidilo e scappa

Lo so bene: questo titolo è una parafrasi del famoso e godibilissimo film di Woody Allen: "Prendi i soldi e scappa", una tematica che a dire il vero è meno angosciante e più divertente di quella proposta dalla mia amica Patricia nella sua ultima iniziativa di #insiemeraccontiamo57 eppure io a volte violento la mia natura di orsa solitaria e partecipo a qualche iniziativa di gruppo, benché debba riconoscere che questa in particolare mi crea qualche imbarazzo. Il mio disagio è legato all'incipit proposto da Patricia, anzi da uno dei suoi lettori. Nel racconto proposto in questa tornata si parla proprio ed inequivocabilmente di una uccisione e, come gli amici sanno, il compito assegnato ai partecipanti consiste nel produrre un breve racconto, partendo dall'incipit dato, che è il seguente:


Lei entrò prese la mira e lo uccise! Così a bruciapelo, senza un'apparente ragione. Uscì indisturbata non prima di aver lasciato col suo rossetto rigorosamente rosso sangue la scritta sullo specchio: "Ed ora prendimi se riesci" Una volta uscita, girò l'angolo prese il primo taxi che passava di lì e si dileguò. "Certo che...", pensava lei, mentre il tassista guidava in mezzo al traffico di un sabato sera come tanti altri... 

Ora in verità noi non sappiamo dove lei entrò, di lei sappiamo che sapeva scrivere ed usava il rossetto, per cui deduciamo di star parlando di una persona umana di sesso femminile, come del resto suggerisce il pronome usato. Non sappiamo con cosa prese la mira, perché la mira si può prendere con un'arma da fuoco, ma anche con una ciabatta e non sappiamo chi uccise: noi ad esempio, gli scarafaggi li uccidiamo "senza una ragione apparente" ed i buddisti ce lo rimproverano molto infatti! Non sappiamo a chi era indirizzato il messaggio (magari a quello sporcaccione del fidanzato che le faceva trovare gli scarafaggi in casa) e neanche dove è diretta la donna dopo aver ucciso la malcapitata creatura che le è venuta a tiro.

La sensazione tuttavia è che l'autore dell'incipit voglia parlare di un omicidio ed intenda il messaggio scritto col rossetto come una sfida alla polizia ed agli investigatori: dovrei accontentarlo? Forse sì, a voler essere compiacenti, ma questo non è nella mia natura e non vorrei violentarmi oltre i miei stessi limiti di tolleranza. Mi chiedo perché l'autore dell'incipit ha scelto una donna come assassina: statisticamente parlando, la violenza è un comportamento decisamente prevalente nel genere maschile, per questioni ormonali e di struttura fisica con riferimento alla percentuale di massa muscolare posseduta. Le donne, dotate di istinto protettivo materno ed etichettate nella nostra cultura come creature dolci e sottomesse, è meno frequente che siano delle assassine, ma quando lo sono il loro personaggio genera emozioni violente nel pubblico. 

Una donna assassina viene vista come infida ed ingannevole perché cela la propria natura omicida dietro l'aspetto innocuo (meglio se anche attraente e docile) di una donna. Forse dunque l'autore dell'incipit ha inteso usare questo piccolo artificio letterario per rendere più avvincente la storia o forse, attraverso la presentazione di questo personaggio, si vuole che emergano allo scoperto i sentimenti e le paure dei diversi autori rispetto alla femminilità: quella specie di "buco nero" che a molti uomini fa tanta paura. Incidentalmente l'autore dell'incipit è un uomo o quanto meno il suo nickname ed il suo avatar sono maschili, poi non sappiamo cosa sia in realtà perché in questo spazio interagiamo con gli avatar e conosciamo poco le persone che questi celano. Insomma bando alle chiacchiere: io immagino di avervi  già stancato e voi volete il mio sviluppo della storia. Non posso attenermi alla versione: uccisione di una blatta, perché quella l'ho già spiattellata e vi rovinerei la risata finale. Devo escogitare qualcosa d'altro. Eccomi dunque:

"Certo che mai avrebbe pensato di imparare proprio quel mestiere, né che un giorno proprio quello che le aveva insegnato suo padre nella fattoria dove era cresciuta, sarebbe stato il lavoro che le permetteva di vivere agiatamente in città, ma soprattutto mai avrebbe pensato di incontrare un uomo così apparentemente rude ed indifferente, tanto simile al suo grande papà, come questo  suo ultimo cliente, il signor Robert"

Sorrise rivedendolo con gli occhi della sua immaginazione. Robert era un bell'uomo alto e robusto e lei non riusciva a capire per quale motivo continuasse a chiamarla per liberare i suoi terreni dalle bestie selvatiche: serpenti soprattutto, alcuni dei quali anche pericolosi! Possibile che uno così non fosse capace di sbrigarsela da solo? Lei glielo aveva anche chiesto una volta, giusto con quel velo di ironia canzonatoria, ma Robert non aveva battuto ciglio e non se l'era presa a male: le aveva solo risposto che non aveva tempo di mettersi a cacciare i serpenti. Poi le aveva girato le spalle proprio come se non gliene fregasse nulla e lei si era sentita punta e sminuita nelle sue capacità. Dare la caccia agli animali che infestavano la fattoria era una delle piccole grandi eroiche avventure per le quali da piccola ammirava suo padre, tanto che crescendo lo implorava di permetterle di accompagnarlo ed aiutarlo, ma aveva dovuto penare parecchio perché, ad insindacabile giudizio dell'uomo, non era mai abbastanza grande!

Gli uomini a volte ti trattano come una deficiente, magari credendo di essere galanti e protettivi: per questo a 14 anni un giorno lei prese da sola l'iniziativa e riuscì ad uccidere il suo primo serpente: apparteneva anche ad una specie velenosa, perciò quando suo padre se ne rese conto le toccarono rimproveri e punizioni, ma in qualche modo riuscì a spuntarla. Considerata la testardaggine della ragazza infatti, dopo quella volta il padre cominciò ad insegnarle come fare: lui usava degli archi o delle lance per avvicinarsi abbastanza e colpire silenziosamente. Lei rivelò fin da subito un'abilità innata nel tendere agguati ed una mira eccellente. La campagna però l'annoiava: non c'era mai niente da fare, specie la sera! Fu per questo che dopo la morte del padre aveva preferito trasferirsi in città. Aveva fatto un po' di tutto come lavoro ed alla fine quasi per caso, per la richiesta di aiuto di un amico, aveva cominciato a disinfestare terreni e fattorie da animali indesiderati. Non si aspettava però di essere tanto richiesta e di guadagnare così bene. Oltretutto la cosa la divertiva: ogni spedizione era una piccola avventura che vivificava il suo puerile entusiasmo.

Poi da alcuni mesi era arrivato questo signor Robert, che aveva bisogno di lei così spesso da farle perfino sospettare che lui lo facesse apposta e li andasse proprio a cercare gli animali da mettere in giro nella sua fattoria. Storse leggermente la bocca, questa volta aveva superato se stesso: un serpente in casa e (guarda un po') in camera da letto! Cosa credeva? Che lo avrebbe aspettato? A questo punto i suoi sospetti erano confermati e davvero le importava poco di essere pagata, ma voleva che lui andasse a cercarla, voleva vederlo senza quella maschera di noncuranza. Sorrise: il malcapitato aveva solo un numero di telefono che lei usava esclusivamente per lavoro ed avrebbe tenuto spento nel weekend, non poteva avere certo il suo indirizzo. Ora  sarebbe cominciato il divertimento. Si stiracchiò sul comodo sedile del taxi e cominciò a pensare agli amici che la stavano aspettando nel loro locale preferito: chissà se Matteo sarebbe venuto stasera dopo la sfuriata che gli aveva fatto l'ultima volta...


Commenti

  1. Cara Sfinge, confesso che dalla foto mi sono ritirato i serpenti mi fanno paura.
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  2. Originalissima!
    Proprio non ce la facevi ad uccidere il marito fedifrago?!
    Io avrei anche nascosto il cadavere per bene. Ahahahah

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    1. Ahahahah ma no, la prima idea è stata ciabattare una blatta, poi ho dovuto cambiare come vedi, ma... qualche storia di omicidio mi pare di averla scritta in passato. Non so: chiedo venia :-D

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  3. interessante e originale post Sfinge mia, dalla descrizione di come la donna viene rappresentata alla pratica dell'uccisione, non sempre consona all'animo femminile anche su animali non proprio teneri al vedersi.
    Grazie per questo tuo mitico racconto.
    Un bacio serale

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  4. Con questa storia, ho pensato subito alla mantide, che uccide il maschio dopo la riproduzione.
    Saluti a presto.

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  5. Secondo me non è proprio così a proposito delle donne: hanno parecchio sangue freddo che pochi uomini condividono. Però è molto più semplice raffigurarle come l'anello debole della catena anche dal punto di vista letterario.
    Le prime serial killer della storia furono un gruppo di donne che in epoca romana uccisero con il veleno diverse persone. E per non essere a loro volta uccise dopo essere state scoperte preferirono suicidarsi con la loro stessa arma. Mi piace come hai proseguito l'incipit, io sto ancora riflettendo sul mio.

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    1. Le donne possono avere sangue freddo, non tutte lo hanno. Quasi tutte le donne, come la maggior parte delle femmine di altre specie animali, diventano molto aggressive se si tratta di difendere la cucciolata. Il veleno è una tipica arma femminile: in quanto nutrici possono anche avvelenare ed a volte lo fanno consapevolmente. Grazie del tuo apprezzamento Mariella!

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  6. Solo a veder la foto che hai messo, il mio sangue freddo e diventato acquetta!
    Ho il terrore dei serpenti! bleah!
    Il tuo finale invece mi è piaciuto. Hai fatto bene ad andare fuori dagli schemi. Ci andrò anch'io col mio.
    In questo gioco, ognuno può proseguire il raccontino come preferisce senza problemi :)

    Non sapevo che fossero state delle donne a dare il via ai serial killer. Curioso! Non so perchè ma ho sempre pensato che fosse più un "problema" maschile.
    Ciaooo

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    1. Lo stesso effetto che ha fatto a Tomaso, ma io non ho mica detto che siano state le donne a dare il via ai serial killer: mi sembrava di avere detto il contrario!

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