Il consigliere e il proverbio: "chell' ca d'o core nun te vene chi t'ò cunsiglia nun fa bene"
Rieccoci, amici: complici i fastidiosi malanni di stagione, che ci costringono prudentemente tra le mura domestiche, torniamo a discettare oziosamente, non proprio dei massimi sistemi, ma di un principio educativo, che dovrebbe essere presente alla coscienza di ogni buon insegnante, genitore, educatore, ma anche semplicemente amico e confidente.
Trattasi di un modo di dire antico appartenente alla più vetusta sapienza popolare partenopea, benché, rivedendo i principi della maieutica (la tecnica di indottrinamento socratico) dovremo ammettere che i nostri avi non sono stati i primi a scoprire questo principio.
Il proverbio in questione, come indicato nel titolo è: chell' ca d'o core nun te vene chi t'ò cunsiglia nun fa bene, che tradotto in volgare fiorentino, suonerebbe press'a poco: quando uno non sente di intraprendere spontaneamente una determinata azione, sarebbe un errore consigliarlo in tal senso.
Ma come? Mi domanderete voi: perché mai uno non dovrebbe offrire i propri buoni consigli?
Ecco... ma voi davvero credete che il soggetto in questione non sappia già quali siano i suoi compiti, i suoi doveri, le aspettative sociali di cui è investito, il bene ed il male, insomma credete davvero che uno non sappia cosa dovrebbe fare per ottenere la vostra e/o altrui approvazione?
Ammesso poi che qualcuno faccia un qualcosa non perché desideri realmente farla, ma unicamente per convenienza sociale (cosa che capita abbastanza spesso, peraltro) che significato avrebbe questa cosa? Indipendentemente da che cosa si tratti, il senso può essere solo uno: fare una buona figura (socialmente parlando) anteporre la propria immagine sociale tanto al proprio desiderio reale che al contenuto ed alla sostanza dell'azione per se stessa.
Il risultato sarà che la persona sacrificatasi alla convenienza o alla aspettativa sociale si sentirà in credito, ma d'altro canto solo di rado otterrà nel suo agire risultati efficaci e soddisfacenti sia per sé che per altri.
Difficilmente una cosa riesce bene se non ci mettete un pizzico di passione ed ancora più difficilmente riuscirete a mettere qualcosa di vostro (come la passione) in ciò che non nasce da voi stesso.
Nessuno fa bene a darvi consigli (in senso direttivo) né ne avrebbe diritto: la vita è vostra ed il massimo che vi si può offrire è di aiutarvi a capire cosa voi volete veramente.
Può accadere che siate voi stessi a chiedere consiglio, ma in tal caso siete anche voi a possedere la vostra risposta: basta solo lasciarle lo spazio ed il tempo necessari per emergere.
Trattasi di un modo di dire antico appartenente alla più vetusta sapienza popolare partenopea, benché, rivedendo i principi della maieutica (la tecnica di indottrinamento socratico) dovremo ammettere che i nostri avi non sono stati i primi a scoprire questo principio.
Il proverbio in questione, come indicato nel titolo è: chell' ca d'o core nun te vene chi t'ò cunsiglia nun fa bene, che tradotto in volgare fiorentino, suonerebbe press'a poco: quando uno non sente di intraprendere spontaneamente una determinata azione, sarebbe un errore consigliarlo in tal senso.
Ma come? Mi domanderete voi: perché mai uno non dovrebbe offrire i propri buoni consigli?
Ecco... ma voi davvero credete che il soggetto in questione non sappia già quali siano i suoi compiti, i suoi doveri, le aspettative sociali di cui è investito, il bene ed il male, insomma credete davvero che uno non sappia cosa dovrebbe fare per ottenere la vostra e/o altrui approvazione?
Ammesso poi che qualcuno faccia un qualcosa non perché desideri realmente farla, ma unicamente per convenienza sociale (cosa che capita abbastanza spesso, peraltro) che significato avrebbe questa cosa? Indipendentemente da che cosa si tratti, il senso può essere solo uno: fare una buona figura (socialmente parlando) anteporre la propria immagine sociale tanto al proprio desiderio reale che al contenuto ed alla sostanza dell'azione per se stessa.
Il risultato sarà che la persona sacrificatasi alla convenienza o alla aspettativa sociale si sentirà in credito, ma d'altro canto solo di rado otterrà nel suo agire risultati efficaci e soddisfacenti sia per sé che per altri.
Difficilmente una cosa riesce bene se non ci mettete un pizzico di passione ed ancora più difficilmente riuscirete a mettere qualcosa di vostro (come la passione) in ciò che non nasce da voi stesso.
Nessuno fa bene a darvi consigli (in senso direttivo) né ne avrebbe diritto: la vita è vostra ed il massimo che vi si può offrire è di aiutarvi a capire cosa voi volete veramente.
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