Corruzione quotidiana: i dati Istat
Per la prima volta l'Istat svolge una indagine sui fenomeni corruttivi in Italia: l'aspetto interessante è che non si tratta di uno studio sui grandi fenomeni corruttivi, quelli di cui parlano i media e che riguardano personaggi politici, istituzioni bancarie e grandi aziende, ma della piccola corruzione quotidiana, quella in cui a ciascuno di noi può capitare di imbattersi e che certamente rappresenta l'humus culturale, il costume sociale sul quale poi prosperano i grandi fenomeni corruttivi, che hanno consumato ed erodono oggi più che mai le risorse del nostro paese.
La piccola corruzione quotidiana durante il biennio 2015/16 ha coinvolto in Italia 1,742 milioni di famiglie: complessivamente il 7,9% di tutte le famiglie sul nostro territorio, che hanno ricevuto richieste di denaro o favori in cambio della erogazione di servizi o agevolazioni. A livello regionale il Lazio è in testa per i fenomeni corruttivi: qui la percentuale arriva al 17,9% mentre la cosa è meno diffusa in altre regioni con la provincia autonoma di Trento, fanalino di coda al 2%. Maggiormente compromesso l'ambito che riguarda il lavoro nelle fasi di ricerca come partecipazione a concorsi o avvio di attività (3,2% delle famiglie). Segue il settore giustizia con richieste di denaro da parte di avvocati, cancellieri, testimoni, giudici e pubblici ministeri (2,9% delle famiglie). Al terzo posto nella graduatoria della vergogna le istituzioni che si occupano di assistenza, sussidi, pensioni di invalidità ed altro (2,4% delle famiglie). I tutori dell'ordine gravano sull'1% delle famiglie e scuola ed istruzione per lo 0,6%. "Solo" lo 0,5% delle famiglie infine ha dovuto affrontare vessazioni di questo tipi per forniture di energia, allacci, volture ed altro.
Nel 70,6% dei casi la richiesta parte dall'impiegato interessato, in forma chiara e diretta (38,4%) o implicita, lasciandolo intendere (32,2%) solo nel 13,3% dei casi fa capolino un mediatore... Solitamente viene preteso denaro (60,3%) ma anche favori, nomine o altro. Inoltre quasi un ulteriore 10% delle famiglie (il 9,7%) ha dovuto effettuare visite in studi privati per riuscire poi ad accedere ad un servizio pubblico! Queste situazioni , pur non essendo inquadrabili per la legge italiana come casi di corruzione, rappresentano comunque condotte improprie e peraltro considerate francamente di tipo corruttivo negli ordinamenti giuridici di altre nazioni. Se sommiamo questo 9,7% all'altro 7,9% arriviamo circa al 18%: due famiglie su dieci in pratica, che hanno pagato con le proprie tasche il malcostume imperante.
Nelle regioni centrali il fenomeno appare maggiormente diffuso con l'11.6% dell famiglie coinvolte, al sud arriviamo al 9,6% seguono poi il 5,9% nel nord-est ed il 5,5% nel nord-ovest. Sulla base di questi dati sono certamente scontate, ma obbligatorie alcune riflessioni: la corruzione in Italia non è soltanto un reato compiuto da delinquenti ed imbroglioni miracolosamente approdati sugli scranni del potere, ma piuttosto un modo di pensare diffuso e di concepire la cosa pubblica, un costume sociale che consente ai più furbi e corrotti di scalare la piramide fino alle posizioni apicali, una sorta di selezione negativa, dove... molte, veramente troppe sono le persone coinvolte dal corrotto a chi si piega, ritenendo che "così va il mondo".
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