Stabilità: i nodi vengono al pettine. Tagli insostenibili
Questo pomeriggio alle 15,00 a Palazzo Chigi, c'è stato l'incontro tra l'Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ed il governo per discutere della legge di stabilità: secondo l'Anci i tagli di spesa previsti dalla legge precludono agli enti locali a possibilità di assicurare i cittadini i servizi essenziali, si intende manutenzione degli edifici scolastici e delle strade, servizi di trasporto, manutenzione aree verdi, prevenzione nelle aree a rischio idrogeologico e sanità.
I tagli previsti dalla legge insomma sarebbero del tutto insostenibili secondo il presidente Anci, Piero Fassino.
La riduzione di spesa programmata con questa legge di stabilità è di 1,2 miliardi, i quali però vanno a sommarsi ai tagli precedenti, altri 300 milioni sottratti nel 2013 e nel 2014, ma non basta: a questi vanno ancora a sommarsi le cifre definite per i fondi per crediti difficilmente esigibili e la sottrazione di un altro miliardo per i centri metropolitani e le province, con un ammontare di tagli stimato tra i 3,5 ed i 3,7 miliardi di euro. A partire dal 2010 il contributo dei comuni è stato valutato dall'Anci in 17 miliardi di euro.
L'Upi (Unione Province d'Italia) a sua volta rileva che la nuova legge di stabilità impone alle province e città metropolitane tagli da un miliardo nel 2015, due miliardi nel 2016 e tre miliardi nel 2017, concludendo che in questo modo sarà impossibile assicurare i servizi indispensabili ai cittadini.
I guai della tormentata legge di stabilità non finiscono qui: Rete imprese valuta negativamente l'idea del tfr in busta paga, che produrrebbe problemi di liquidità alle imprese.
La Cgil non rinuncia a riproporre la tassazione dei grandi patrimoni per ottenere le cifre necessarie agli investimenti capaci di creare posti di lavoro: una cosa troppo semplice sul piano logico, ma difficilmente praticabile con gli attuali equilibri di potere...
Al termine dell'incontro Piero Fassino si dice "interessato" per l'apertura del governo in merito alla ridefinizione dei tagli riguardanti le misure per gli investimenti, ma restano problemi per il capitolo spese correnti, di cui sarà ancora necessario discutere.
I tagli previsti dalla legge insomma sarebbero del tutto insostenibili secondo il presidente Anci, Piero Fassino.
La riduzione di spesa programmata con questa legge di stabilità è di 1,2 miliardi, i quali però vanno a sommarsi ai tagli precedenti, altri 300 milioni sottratti nel 2013 e nel 2014, ma non basta: a questi vanno ancora a sommarsi le cifre definite per i fondi per crediti difficilmente esigibili e la sottrazione di un altro miliardo per i centri metropolitani e le province, con un ammontare di tagli stimato tra i 3,5 ed i 3,7 miliardi di euro. A partire dal 2010 il contributo dei comuni è stato valutato dall'Anci in 17 miliardi di euro.
L'Upi (Unione Province d'Italia) a sua volta rileva che la nuova legge di stabilità impone alle province e città metropolitane tagli da un miliardo nel 2015, due miliardi nel 2016 e tre miliardi nel 2017, concludendo che in questo modo sarà impossibile assicurare i servizi indispensabili ai cittadini.
I guai della tormentata legge di stabilità non finiscono qui: Rete imprese valuta negativamente l'idea del tfr in busta paga, che produrrebbe problemi di liquidità alle imprese.
La Cgil non rinuncia a riproporre la tassazione dei grandi patrimoni per ottenere le cifre necessarie agli investimenti capaci di creare posti di lavoro: una cosa troppo semplice sul piano logico, ma difficilmente praticabile con gli attuali equilibri di potere...
Al termine dell'incontro Piero Fassino si dice "interessato" per l'apertura del governo in merito alla ridefinizione dei tagli riguardanti le misure per gli investimenti, ma restano problemi per il capitolo spese correnti, di cui sarà ancora necessario discutere.
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