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Licenziamenti e lavoro: da che parte stare

Infuria la polemica sul jobs act e si prospettano scenari che ipotizzano scissioni a sinistra, indicando il nome del segretario Fiom, Landini, come eventuale leader dell'area a sinistra del PD ed ora dopo l'incontro infruttuoso con gli esponenti del governo si aspetta lo sciopero generale, promesso dallo stesso Landini e da Camusso.
Landini oggi intervistato da Lucia Annunziata, ha affermato di non voler entrare in politica, lui preferisce rimanere ciò che è, un sindacalista, ma mette in guardia il PD ed il governo avvisando che le grandi aziende stanno procedendo a licenziamenti di massa per riassumere poi a condizioni contrattuali non garantite e mal remunerate: non è solo questione di articolo 18, avvisa nella sua intervista, ma di tutto l'atteggiamento e del tipo di politica che si intende portare avanti nel settore del lavoro dipendente.
Nella lettura del leader sindacale, Renzi rischia di fare poca strada senza l'appoggio della categoria dei lavoratori.

Non manca chi, del tutto sfiduciato, interpreta i mal di pancia della sinistra come una messa in scena a beneficio di quelle fasce di elettorato che non possono supportare, né condividere la politica renziana, essendone state direttamente danneggiate, ma con le quali in qualche modo si vorrebbe cercare di conservare l'aggancio presentando una dialettica di facciata all'interno della quale parte della base elettorale possa riconoscersi e schierarsi.

Resta il fatto che i licenziamenti si susseguono ed oggi c'è stata una manifestazione dei dipendenti Alitalia: 300 operai che aspettano di ricevere comunicazione del licenziamento lunedì: questa volta la compagnia aerea ha smentito i licenziamenti e la polizia, a cui spetta l'ingrato compito di gestire persone esasperate, ha cercato di ristabilire l'ordine  nell'aeroporto di Fiumicino, senza manganelli questa volta, dopo l'esperienza della manifestazione a Roma degli operai della ThyssenKrupp. Innegabile che i licenziamenti di massa nelle grandi aziende si succedano a ritmi serrati: almeno in questo Landini è attendibile e confermato dai fatti.

Venerdì scorso l'Istat ha pubblicato i dati relativi al mese di settembre 2014 di occupazione e disoccupazione: l'occupazone risulta in aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e dello 0,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma nello stesso tempo risulta in aumento anche la disoccupazione dell'1,5% rispetto al mese precedente e dell'1,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il dato apparentemente paradossale si spiega con la riduzione della cosiddetta fascia di inattività vale a dire del numero di persone che non lavorano e che hanno rinunciato a cercare lavoro negli ultimi 6 mesi. Gli inattivi infatti diminuiscono dello 0,9% rispetto al mese precedente e del 2,1% su base annua.
Il tasso di disoccupazione giunge al 12,6% in aumento di 0,1 punti percentuali sia nel confronto col mese precedente che in quello tendenziale. Purtroppo il tasso di disoccupazione nella fascia d'età fra i 15 ed i 24 anni resta elevato al 42,9% in riduzione dello 0,8% rispetto al mese di agosto 2014, ma in aumento dell'1,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Mettendo insieme tutti i tasselli sembra che fino a questo momento la linea politica prospettata dal governo Renzi sul lavoro (taglio delle tutele e dei salari) si stia accompagnando ad una ondata di licenziamenti  (gli eventuali nuovi contratti di assunzione sarebbero più vantaggiosi per le imprese) ma che per contro sortisca risultati poco significativi sui tassi effettivi di occupazione e disoccupazione, poi certo, la cosa andrà rivalutata nel tempo in corso di sviluppo: al momento la situazione è questa.

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