La bambina senza nome
C'era un volta molti ma molti anni fa, prima che nascessero i vostri nonni, in un paesetto lontano lontano, ma tanto lontano che nessuno potrebbe ritrovarlo, una bambina piccola piccola, ma così piccola e così piccola che nessuno riusciva a vederla.
Questa bambina era caduta per caso dal fazzoletto di una cicogna un poco distratta, che doveva fare un lungo viaggio e che portava tanti bambini piccolissimi, ma così tanti che non li aveva contati, perciò non si accorse che mancava una piccola bambina: lei si era aggrappata al lembo del fazzoletto ed aveva provato a strillare, ma un sibilo di vento ne aveva coperto la vocina piccola piccola quanto lei. Poi era caduta, ma per fortuna era tanto leggera che l'aria la fece volteggiare lentamente senza che precipitasse e lei si adagiò sul davanzale della sua mamma, si arrampicò ad una fessura della persiana ed entrò nel calduccio della casa. La sua mamma dormiva e lei aveva tanta fame, così si avvicinò per scaldarsi perché l'aria l'aveva raffreddata, ma quando già scivolava nell'incavo del seno, le scappò un sonoro starnuto e per non cadere di nuovo nel contraccolpo, pizzicò con le manine la pelle della mamma sforzandosi di attaccarsi.
-Ahi! - Disse la mamma svegliandosi: - Cos'è questo? - Si guardò intorno e non vedendo nulla e nessuno, fece uno sbadiglio e si riaddormentò.
La bambina senza nome si imbronciò perché aveva ancora fame, anche se si sentiva molto meglio al calduccio. Le lacrime di una bambina così piccola sono delle goccioline infinitesimali come le goccioline di vapore nell'aria e perciò la mamma non si accorse del suo pianto e lei dovette imparare molto presto ad arrangiarsi da sola: esplorò a lungo la superficie della pelle di sua mamma e quando ormai si sentiva spacciata finalmente trovò una montagnella rosa e soffice che bastava strizzare un pochino per far schizzare un bel latticello bianco, dolce e tiepido che lei subito cominciò a leccare e poi a succhiare voracemente, finché sentendosi felice e soddisfatta si addormentò sul morbido monticello per tutto il resto della notte.
La bambina senza nome fu svegliata da un terremoto: tutto si muoveva e lei rischiava di rotolare giù ancora una volta. Questo la fece arrabbiare molto: è seccante passare tutto il tempo a rischiare di cadere giù ed era terrorizzata all'idea che potesse accaderle la stessa cosa capitata con la cicogna: neanche la mamma si era accorta di lei e questa volta se fosse ancora caduta non si sa dove le sarebbe capitato di finire. Voleva rimanere vicina alla collinetta rosa: era l'unica cosa buona che riusciva a figurarsi nel suo minuscolo cervellino: anche la mamma era avvolta in lembi di stoffa, ma la piccola bimba senza nome non si fidò, ricordava bene come era andata a finire quando si era aggrappata al fazzoletto della cicogna e così, indispettita da questo destino avverso che le faceva incontrare sempre gente distratta, si aggrappò rabbiosamente alla peluria della pelle della mamma: - Ahia!! - la mamma ebbe un sussulto e lanciò questo strano gridolino.
- Così impari a fare i terremoti! - ridacchiò fra sé e sé la piccola malandrina senza nome.
- Ho sentito una specie di puntura - continuava intanto la mamma con la sua voce musicale e lontana, poi riprese a muoversi, ma la piccola si era accoccolata nella fontanella della gola, si sentiva al sicuro e non si mosse più. La giornata passò in continuo movimento e tutti questi sommovimenti le facevano un poco paura, perciò rimase dov'era malgrado ad un certo punto cominciasse a sentire di nuovo fame. Finalmente tornò la sera e la mamma se ne andò a dormire: i movimenti assunsero la regolarità del respiro un andare su un ritmo di fondo monotono e rassicurante, sicché la bimba si decise a spostarsi per ritrovare la preziosa collina rosa, ricordò con precisione la strada e si mise ad aspirare fiotti di latte col ritmo suggeritole dal morbido nido che le pulsava intorno.
Passarono così molti giorni e la nostra bimba senza nome si abituò ai terremoti ed imparò a conoscere tutti i rifugi sicuri e gli incavi protetti del suo piccolo mondo: era felice veramente solo alla sera, quando poteva tornare alla sua collinetta a riempire di caldo tepore il suo piccolissimo vuoto.
I suoi posticini preferiti erano comunque la collinetta rosa e la fontanella della gola: erano piccoli, caldi e raccolti, sembravano fatti apposta per accoglierla.
La mamma però continuava a non vedere la piccina e questo, specie quando si trovava lontana dalla collinetta, la faceva sentire triste ed arrabbiata: che sfortuna avere una mamma distratta!
Venne un giorno che cominciò proprio come tutti gli altri col solito movimento tellurico e ondeggiamento mattutino perciò la piccola si affrettò a zampettare verso la sua fontanella e raggiuntala vi si accoccolò, ma... si accorse che non ci stava più tanto al caldo, in realtà già da qualche tempo non riusciva più a raccogliersi in fondo all'incavo perché il suo corpicino debordava un pò, specie il pancino che ogni mattina era ben gonfio di latticello e quella mattina poi addirittura rischiava di cadere, perché ormai era più fuori che dentro l'incavo della fontanella, tanto era cresciuta!
Terrorizzata, perse davvero l'equilibrio e cominciò a rotolare giù urlando per il grande spavento: la mamma sentendosi qualcosa scivolare addosso e spaventata a sua volta, bloccò subito con la mano quella cosa che rotolava e ci mancò un pelo che non la schiacciasse, invece la raccolse delicatamente nel palmo e... per la prima volta la vide!! Quale fu il suo stupore nello scoprire che aveva addosso una bimba piccolissima: aveva gli occhi e la bocca spalancati e la piccola senza nome temette di essere mangiata e di sparire nella caverna di quella bocca, ma invece la mamma chiuse la bocca (finalmente) e le lasciò rotolare addosso un lacrimone enorme che la innaffiò e forse la benedisse, come il battesimo di un sacerdote distratto che sbaglia la quantità di acqua e fa il bagno al bambino.
La bimba senza nome rispose alla inaspettata doccia con un vagito e la mamma distratta capì al volo: si affrettò ad asciugarla ed a coprirla con un piccolo panno, poi ridendo l'adagiò in un guscio di noce e con una cordicella se lo appese al collo. Col tempo il guscio di noce divenne una noce di cocco, poi la mamma non potè più tenerla al collo e le sistemò una cesta... poi una culla, poi...
Ma insomma devo raccontarvi proprio tutto?
Questa bambina era caduta per caso dal fazzoletto di una cicogna un poco distratta, che doveva fare un lungo viaggio e che portava tanti bambini piccolissimi, ma così tanti che non li aveva contati, perciò non si accorse che mancava una piccola bambina: lei si era aggrappata al lembo del fazzoletto ed aveva provato a strillare, ma un sibilo di vento ne aveva coperto la vocina piccola piccola quanto lei. Poi era caduta, ma per fortuna era tanto leggera che l'aria la fece volteggiare lentamente senza che precipitasse e lei si adagiò sul davanzale della sua mamma, si arrampicò ad una fessura della persiana ed entrò nel calduccio della casa. La sua mamma dormiva e lei aveva tanta fame, così si avvicinò per scaldarsi perché l'aria l'aveva raffreddata, ma quando già scivolava nell'incavo del seno, le scappò un sonoro starnuto e per non cadere di nuovo nel contraccolpo, pizzicò con le manine la pelle della mamma sforzandosi di attaccarsi.
-Ahi! - Disse la mamma svegliandosi: - Cos'è questo? - Si guardò intorno e non vedendo nulla e nessuno, fece uno sbadiglio e si riaddormentò.
La bambina senza nome si imbronciò perché aveva ancora fame, anche se si sentiva molto meglio al calduccio. Le lacrime di una bambina così piccola sono delle goccioline infinitesimali come le goccioline di vapore nell'aria e perciò la mamma non si accorse del suo pianto e lei dovette imparare molto presto ad arrangiarsi da sola: esplorò a lungo la superficie della pelle di sua mamma e quando ormai si sentiva spacciata finalmente trovò una montagnella rosa e soffice che bastava strizzare un pochino per far schizzare un bel latticello bianco, dolce e tiepido che lei subito cominciò a leccare e poi a succhiare voracemente, finché sentendosi felice e soddisfatta si addormentò sul morbido monticello per tutto il resto della notte.
La bambina senza nome fu svegliata da un terremoto: tutto si muoveva e lei rischiava di rotolare giù ancora una volta. Questo la fece arrabbiare molto: è seccante passare tutto il tempo a rischiare di cadere giù ed era terrorizzata all'idea che potesse accaderle la stessa cosa capitata con la cicogna: neanche la mamma si era accorta di lei e questa volta se fosse ancora caduta non si sa dove le sarebbe capitato di finire. Voleva rimanere vicina alla collinetta rosa: era l'unica cosa buona che riusciva a figurarsi nel suo minuscolo cervellino: anche la mamma era avvolta in lembi di stoffa, ma la piccola bimba senza nome non si fidò, ricordava bene come era andata a finire quando si era aggrappata al fazzoletto della cicogna e così, indispettita da questo destino avverso che le faceva incontrare sempre gente distratta, si aggrappò rabbiosamente alla peluria della pelle della mamma: - Ahia!! - la mamma ebbe un sussulto e lanciò questo strano gridolino.
- Così impari a fare i terremoti! - ridacchiò fra sé e sé la piccola malandrina senza nome.
- Ho sentito una specie di puntura - continuava intanto la mamma con la sua voce musicale e lontana, poi riprese a muoversi, ma la piccola si era accoccolata nella fontanella della gola, si sentiva al sicuro e non si mosse più. La giornata passò in continuo movimento e tutti questi sommovimenti le facevano un poco paura, perciò rimase dov'era malgrado ad un certo punto cominciasse a sentire di nuovo fame. Finalmente tornò la sera e la mamma se ne andò a dormire: i movimenti assunsero la regolarità del respiro un andare su un ritmo di fondo monotono e rassicurante, sicché la bimba si decise a spostarsi per ritrovare la preziosa collina rosa, ricordò con precisione la strada e si mise ad aspirare fiotti di latte col ritmo suggeritole dal morbido nido che le pulsava intorno.
Passarono così molti giorni e la nostra bimba senza nome si abituò ai terremoti ed imparò a conoscere tutti i rifugi sicuri e gli incavi protetti del suo piccolo mondo: era felice veramente solo alla sera, quando poteva tornare alla sua collinetta a riempire di caldo tepore il suo piccolissimo vuoto.
I suoi posticini preferiti erano comunque la collinetta rosa e la fontanella della gola: erano piccoli, caldi e raccolti, sembravano fatti apposta per accoglierla.
La mamma però continuava a non vedere la piccina e questo, specie quando si trovava lontana dalla collinetta, la faceva sentire triste ed arrabbiata: che sfortuna avere una mamma distratta!
Venne un giorno che cominciò proprio come tutti gli altri col solito movimento tellurico e ondeggiamento mattutino perciò la piccola si affrettò a zampettare verso la sua fontanella e raggiuntala vi si accoccolò, ma... si accorse che non ci stava più tanto al caldo, in realtà già da qualche tempo non riusciva più a raccogliersi in fondo all'incavo perché il suo corpicino debordava un pò, specie il pancino che ogni mattina era ben gonfio di latticello e quella mattina poi addirittura rischiava di cadere, perché ormai era più fuori che dentro l'incavo della fontanella, tanto era cresciuta!
Terrorizzata, perse davvero l'equilibrio e cominciò a rotolare giù urlando per il grande spavento: la mamma sentendosi qualcosa scivolare addosso e spaventata a sua volta, bloccò subito con la mano quella cosa che rotolava e ci mancò un pelo che non la schiacciasse, invece la raccolse delicatamente nel palmo e... per la prima volta la vide!! Quale fu il suo stupore nello scoprire che aveva addosso una bimba piccolissima: aveva gli occhi e la bocca spalancati e la piccola senza nome temette di essere mangiata e di sparire nella caverna di quella bocca, ma invece la mamma chiuse la bocca (finalmente) e le lasciò rotolare addosso un lacrimone enorme che la innaffiò e forse la benedisse, come il battesimo di un sacerdote distratto che sbaglia la quantità di acqua e fa il bagno al bambino.
La bimba senza nome rispose alla inaspettata doccia con un vagito e la mamma distratta capì al volo: si affrettò ad asciugarla ed a coprirla con un piccolo panno, poi ridendo l'adagiò in un guscio di noce e con una cordicella se lo appese al collo. Col tempo il guscio di noce divenne una noce di cocco, poi la mamma non potè più tenerla al collo e le sistemò una cesta... poi una culla, poi...
Ma insomma devo raccontarvi proprio tutto?
Stupenda!
RispondiEliminaGrazie Patricia!! :-D
RispondiEliminaGrande Clara! Mi è venuto da pensare che la cicogna stesse andando a Lilliput con il suo carico di bambini-ini-ini :D
RispondiEliminaChissà Ivano! Ma se è come dici, la minimamma lilliput ne avrà date di botte a quella cicogna così distratta... Manco delle cicogne ci si può più fidare ;-) Ciao! Buona serata :-)
RispondiEliminaMolto bella davvero, non sono mai venuta nel tuo blog, un pò alla vota me lo guarderò tutto, mi piace molto.
RispondiEliminaUn saluto
Anna
Grazie mille Anna: benvenuta nel mio blog!
EliminaSei molto dolce Inge.
RispondiEliminaGrazie!
EliminaIl mio racconto preferito tra i tuoi!
RispondiEliminaGrazie Mariella!
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