Giornata mondiale contro l'Aids
Il prossimo primo dicembre ricorre la giornata mondiale contro l'Aids: la giornata è stata istituita dall'OMS nel 1988 evidentemente con finalità di informazione e sensibilizzazione al problema.
Quest'anno la giornata viene dedicata alla prevenzione ed alla precocità della diagnosi e trattamento: "Closing the gap in HIV prevention and treatment".
Attualmente l'OMS si sta occupando della prevenzione ovvero al trattamento dei contagi casuali come quelli conseguenti ad esempio allo stupro e violenze sessuali. Il problema è particolarmente sentito per il Sud Africa, dove la prevalenza di HIV è molto elevata ed una incidenza alta di episodi di violenza sessuale, per cui le campagne informative ed i servizi dei territori colpiti offrono specifici trattamenti cosiddetti PEP (profilassi post esposizione) costituiti da farmaci antiretrovirali da somministrarsi entro le 72 ore dal rapporto a rischio per un ciclo di 28 giorni.
Secondo l'OMS il PEP può prevenire lo sviluppo della malattia nell'80% dei casi: la campagna informativa OMS quest'anno è pertanto centrata proprio sul ricorso al PEP per le categorie a rischio, quali gli operatori sanitari, i lavoratori del sesso e le vittime di stupro entro il terzo giono dall'episodio sospetto.
In Italia nel 2013 sono state formulate 3.806 nuove diagnosi di Aids, secondo i dati del Centro operativo Aids dell'ISS ed aumenta la mediana della età alla prima diagnosi che è di 39 anni per gli uomini e 36 per le donne e purtroppo in oltre la metà dei casi la diagnosi viene posta quando la malattia è ormai già in uno stadio avanzato e quando compaiono i primi sintomi.
Fra gli italiani aumentano le nuove diagnosi nella categoria degli MSM (men who have sex with men) che rappresentano circa il 50% dei nuovi casi diagnosticati fra gli italiani, mentre tra i cittadini stranieri la modalità di trasmissione più frequente è quella dei rapporti eterosessuali.
Per le nuove diagnosi di HIV del 2013 nel 72,2% dei casi si tratta di maschi con una incidenza più elevata tra i 25 ed i 29 anni.
Nell'83,9% dei casi il contagio è dovuto ad un rapporto sessuale non protetto (M = 26% F = 18,5% MSM = 39,4%).
Nel 2013 in Italia la richiesta del test per l'HIV nel 41,9% dei casi è stata fatta per la comparsa di sintomi specifici della malattia, solo nel 27,6% dei casi per preoccupazione relativa ad un comportamento a rischio ed infine nel 15,1% dei casi come screening diagnostico nella prospettiva di una gravidanza o altri esami legati a problemi della sfera riproduttiva.
Le regioni italiane con la più elevata incidenza di positività HIV sono il Lazio, il Piemonte e la Lombardia, mentre la più bassa incidenza si registra in Calabria.
Quest'anno la giornata viene dedicata alla prevenzione ed alla precocità della diagnosi e trattamento: "Closing the gap in HIV prevention and treatment".
Attualmente l'OMS si sta occupando della prevenzione ovvero al trattamento dei contagi casuali come quelli conseguenti ad esempio allo stupro e violenze sessuali. Il problema è particolarmente sentito per il Sud Africa, dove la prevalenza di HIV è molto elevata ed una incidenza alta di episodi di violenza sessuale, per cui le campagne informative ed i servizi dei territori colpiti offrono specifici trattamenti cosiddetti PEP (profilassi post esposizione) costituiti da farmaci antiretrovirali da somministrarsi entro le 72 ore dal rapporto a rischio per un ciclo di 28 giorni.
Secondo l'OMS il PEP può prevenire lo sviluppo della malattia nell'80% dei casi: la campagna informativa OMS quest'anno è pertanto centrata proprio sul ricorso al PEP per le categorie a rischio, quali gli operatori sanitari, i lavoratori del sesso e le vittime di stupro entro il terzo giono dall'episodio sospetto.
In Italia nel 2013 sono state formulate 3.806 nuove diagnosi di Aids, secondo i dati del Centro operativo Aids dell'ISS ed aumenta la mediana della età alla prima diagnosi che è di 39 anni per gli uomini e 36 per le donne e purtroppo in oltre la metà dei casi la diagnosi viene posta quando la malattia è ormai già in uno stadio avanzato e quando compaiono i primi sintomi.
Fra gli italiani aumentano le nuove diagnosi nella categoria degli MSM (men who have sex with men) che rappresentano circa il 50% dei nuovi casi diagnosticati fra gli italiani, mentre tra i cittadini stranieri la modalità di trasmissione più frequente è quella dei rapporti eterosessuali.
Per le nuove diagnosi di HIV del 2013 nel 72,2% dei casi si tratta di maschi con una incidenza più elevata tra i 25 ed i 29 anni.
Nell'83,9% dei casi il contagio è dovuto ad un rapporto sessuale non protetto (M = 26% F = 18,5% MSM = 39,4%).
Nel 2013 in Italia la richiesta del test per l'HIV nel 41,9% dei casi è stata fatta per la comparsa di sintomi specifici della malattia, solo nel 27,6% dei casi per preoccupazione relativa ad un comportamento a rischio ed infine nel 15,1% dei casi come screening diagnostico nella prospettiva di una gravidanza o altri esami legati a problemi della sfera riproduttiva.
Le regioni italiane con la più elevata incidenza di positività HIV sono il Lazio, il Piemonte e la Lombardia, mentre la più bassa incidenza si registra in Calabria.
Brava, e' importante parlarne ed alzare il livello di attenzione, cosa che i media sembrano aver dimenticato di fare....
RispondiEliminaBuongiorno Maria Laura, grazie: in effetti diversi media ne hanno parlato, ma è una notizia che si perde fra mille altre ^_^ Buona domenica!
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