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Salvini e il terronia tour

Potremmo iscrivere questo post in una rubrica intitolata "strano, ma vero" perché è proprio così: Salvini insiste col suo terronia tour.
Non sembra tanto strana l'incoerenza di chi, avendo sempre sostenuto la discriminazione, il separatismo dal meridione d'Italia e l'indegnità del popolo meridionale da contrapporre al laborioso settentrione, si aspetta poi di raccogliere il consenso di coloro che ha sempre disprezzato: no, questo non è strano, visto che al momento la Lega ha scoperto che a Roma "ladrona" si sta bene e desidera restarci. Quello che veramente invece appare sorprendente è che i leghisti, dotati  degli strumenti critici appena sufficienti a denigrare ed escludere tutti i sospetti di povertà, quali immigrati e meridionali, potenziali ladri di lavoro e benessere borghese del nord, ma finora mai così lungimiranti da arrivare a comprendere che chi lavora, ovunque lo faccia, rappresenta una risorsa che produce ricchezza per tutti, dico con questo livello di analisi di realtà ed acume analitico, questi sono nientepopodimeno arrivati a capire che:
I MERIDIONALI FRUISCONO DEL DIRITTO DI VOTO!

Incredibile: perfino i meridionali votano e chi vuole stare a Roma e conservare la sua poltroncina ha bisogno dei voti anche dal sud.
Nessuno di noi avrebbe voluto trovarsi al posto di chi con certosina pazienza, si è trovato nella necessità di esplicitare questo complesso concetto ai leghisti: i meridionali votano, votano napoletani, siciliani, calabresi, pugliesi e perfino i sardi e la Lega se non vuol restare un partitino locale e insomma superare le soglie di sbarramento per acquisire le sospirate sedie in Parlamento, ha bisogno anche di quei voti.
A destra si è aperto un vuoto, anzi una voragine nel corso degli ultimi anni, prima col fallimento di Fini ed Alleanza Nazionale, poi con la meschina riuscita di Scelta Civica, ben lontano dall'essere il centro di aggregazione di un grande partito di destra, poi con la sconfitta di Berlusconi e lo sfaldamento del PDL ed infine, più di recente con la scelta di subalternità operata da Alfano nei riguardi di un governo, dal quale (diciamo la verità) avrebbe dovuto dimettersi se avesse espresso una scelta di opposizione.
In questo vuoto della destra vorrebbe inserirsi Salvini per riuscire ad aggregare intorno a sé tutti i delusi delle altre destre disfatte (sia nell'accezione di disgregate che in quella di sconfitte) ed ecco che con un improvviso voltafaccia alla sua Padania, se ne va in giro a cercare consensi in Terronia.
Oggi è stata la volta di Palermo dove naturalmente è stato contestato, ma lui non si scoraggia, tanto i cori razzisti riguardavano i napoletani, mica i siculi... Lo scorso maggio a Napoli dovette andarsene senza poter prendere la parola, tanto la gente era arrabbiata, ma lui non demorde e continuerà ad insistere: certo sarà dura per uno come Salvini pensare di essere costretto a lisciare ed adulare questi terroni bifolchi ai quali (non si sa perché) è stato concesso il diritto di voto... ma certo si vede che è mosso da superiori interessi e, come disse Napoleone Bonaparte: "Parigi val bene una messa".

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