Lavoro in nero: peccato gravissimo
Hanno già dato del comunista a questo papa Francesco, ma lui imperterrito continua a predicare il vangelo degli ultimi, ma sia chiaro: non è il materialismo storico, è il dettato di Gesù in quel suo insegnamento "ama il prossimo tuo come te stesso".
Il fatto è che fino ad oggi la chiesa si era accontentata della cosiddetta beneficenza, quella che a volte fanno i ricchi (detraendola dal reddito tassabile) non senza qualche tornaconto d'immagine o di facilitazioni fiscali se non altri imbrogli, ma oggi il papa lo ha detto chiaro e tondo nel corso della sua omelia a Santa Marta: la chiesa non vuole soldi sporchi, quelli di chi usa Dio, per coprire l'ingiustizia.
Un peccato gravissimo è far lavorare in nero i propri dipendenti, non pagare loro il giusto salario, i contributi per la pensione e l'assicurazione per la salute.
A più di 2000 anni dalla nascita di Cristo ne viene riproposto il pensiero rivoluzionario, la condanna dei farisei, quelli formalmente osservanti, ma avari nell'amore del prossimo.
Meritevole di nota il fatto che nel quadro politico italiano attuale, con il disfacimento delle sinistre, comunque sopraffatte dal dio denaro, personificato in terra dalla banca centrale europea e dalle altre potenze bancarie internazionali, la capacità di proporre una ideologia non irragionevole (come si vorrebbe far credere) ma solo razionalmente sviluppata a partire da presupposti e priorità del tutto diverse (da quelle degli interessi economici bancari) sopravviva solo in un credo religioso.
Forse bisogna semplicemente scegliere la scala di valori cui la nostra civiltà vuole ispirarsi: è più importante far quadrare i bilanci ed accumulare ricchezza o rendere giustizia ai diritti della persona umana ed ai principi di solidarietà tra simili?
Il fatto è che fino ad oggi la chiesa si era accontentata della cosiddetta beneficenza, quella che a volte fanno i ricchi (detraendola dal reddito tassabile) non senza qualche tornaconto d'immagine o di facilitazioni fiscali se non altri imbrogli, ma oggi il papa lo ha detto chiaro e tondo nel corso della sua omelia a Santa Marta: la chiesa non vuole soldi sporchi, quelli di chi usa Dio, per coprire l'ingiustizia.
Un peccato gravissimo è far lavorare in nero i propri dipendenti, non pagare loro il giusto salario, i contributi per la pensione e l'assicurazione per la salute.
A più di 2000 anni dalla nascita di Cristo ne viene riproposto il pensiero rivoluzionario, la condanna dei farisei, quelli formalmente osservanti, ma avari nell'amore del prossimo.
Meritevole di nota il fatto che nel quadro politico italiano attuale, con il disfacimento delle sinistre, comunque sopraffatte dal dio denaro, personificato in terra dalla banca centrale europea e dalle altre potenze bancarie internazionali, la capacità di proporre una ideologia non irragionevole (come si vorrebbe far credere) ma solo razionalmente sviluppata a partire da presupposti e priorità del tutto diverse (da quelle degli interessi economici bancari) sopravviva solo in un credo religioso.
Forse bisogna semplicemente scegliere la scala di valori cui la nostra civiltà vuole ispirarsi: è più importante far quadrare i bilanci ed accumulare ricchezza o rendere giustizia ai diritti della persona umana ed ai principi di solidarietà tra simili?
Bella domanda Salicchiella, ma qual'è la risposta? Boh!
RispondiEliminaUn grande abbraccio.
Ciascuno da la sua risposta, dico io, ma soprattutto è iniquo chi vuole imporre con la forza la propria risposta iniqua...
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