Solitudine virtuale ed altre amenità
Lo sbaglio è stato quello di credere che il computer ed internet fossero un gioco: l'imprinting, difficilmente eliminabile d'altro canto, nella gente della mia età è dovuto al fatto che noi questi aggeggi infernali li abbiamo acquistati inizialmente come il gioco del bambino, nostro figlio si capisce, l'intendo, la play station, il pc e poi la connessione internet.
Li abbiamo considerati giochi molto prima di sapere cosa fossero effettivamente e di cosa si trattasse: quando ci siamo accorti che il bambino con quel gioco comunicava, ci siamo allertati e con l'indice dritto, perpendicolare alla tastiera, da buoni genitori, ci siamo creati i profili nei social per tenere d'occhio i nostri pargoletti on line.
Ci sembrava una roba puerile con le faccine emoticon (deliziose!) e lì per adattarci al clima, abbiamo liberato nel web qualche granello della nostra anima bambina sedimentato da millenni nel nostro sottosuolo personale, più che le memorie, l'oblio del nostro sottosuolo.
Non è detto che questo sia un male: dipende anche da che bambini siamo stati, ce ne sono certi pestiferi e va riconosciuto, ma quelli non si sopportano neanche se sono travestiti da adulti in doppio petto.
Ci siamo poi accorti a tempo debito, che in internet si fa altro che giocare, ma anche se giocate, la vostra frequenza di connessione al server è fonte di guadagno per qualcuno: qualunque cosa voi facciate in rete, potete star tranquilli che qualcuno ci guadagna, in effetti internet è anche o soprattutto uno strumento di lavoro per moltissime persone.
I vostri dati personali, il vostro carattere, le vostre preferenze: tutto è facilmente deducibile dalle vostre interazioni in rete e tutto rimane indelebile, un tesoro per le agenzie di marketing.
Nulla si crea, ma soprattutto nulla si distrugge: nel migliore dei casi andrà perduto nel ciarpame, ma non si distrugge. Voi incrollabili, decidete di infischiarvene: non avete nulla da nascondere o di cui vergognarvi, siete sì (ammettetelo) un tipo un pò ombroso e bizzarro, ma questo già era risaputo, prima lo sapevano in cento, adesso lo sanno in mille, ma la cosa non cambia nulla nella economia del vostro quotidiano.
E sia! Però poi inevitabilmente entrate nel monitor e cominciate a chiacchierare con la gente, cioè con le anime vaganti come fuochi fatui che appaiono e scompaiono in silenzio e delle quali non sapete nulla in realtà, se non quello che in qualche misura rispecchiate nella vostra proiezione fantastica: nessuna cosa come il monitor somiglia ad uno specchio.
Le delusioni saranno inevitabili: fanno parte del gioco, la realtà è sfuggente nel mondo virtuale, le persone sono meteore. In ogni momento dovete essere consapevoli di essere soli davanti al monitor e se la cosa non vi piace uscite a prendere un pò d'aria.
Li abbiamo considerati giochi molto prima di sapere cosa fossero effettivamente e di cosa si trattasse: quando ci siamo accorti che il bambino con quel gioco comunicava, ci siamo allertati e con l'indice dritto, perpendicolare alla tastiera, da buoni genitori, ci siamo creati i profili nei social per tenere d'occhio i nostri pargoletti on line.
Ci sembrava una roba puerile con le faccine emoticon (deliziose!) e lì per adattarci al clima, abbiamo liberato nel web qualche granello della nostra anima bambina sedimentato da millenni nel nostro sottosuolo personale, più che le memorie, l'oblio del nostro sottosuolo.
Non è detto che questo sia un male: dipende anche da che bambini siamo stati, ce ne sono certi pestiferi e va riconosciuto, ma quelli non si sopportano neanche se sono travestiti da adulti in doppio petto.
Ci siamo poi accorti a tempo debito, che in internet si fa altro che giocare, ma anche se giocate, la vostra frequenza di connessione al server è fonte di guadagno per qualcuno: qualunque cosa voi facciate in rete, potete star tranquilli che qualcuno ci guadagna, in effetti internet è anche o soprattutto uno strumento di lavoro per moltissime persone.
I vostri dati personali, il vostro carattere, le vostre preferenze: tutto è facilmente deducibile dalle vostre interazioni in rete e tutto rimane indelebile, un tesoro per le agenzie di marketing.
Nulla si crea, ma soprattutto nulla si distrugge: nel migliore dei casi andrà perduto nel ciarpame, ma non si distrugge. Voi incrollabili, decidete di infischiarvene: non avete nulla da nascondere o di cui vergognarvi, siete sì (ammettetelo) un tipo un pò ombroso e bizzarro, ma questo già era risaputo, prima lo sapevano in cento, adesso lo sanno in mille, ma la cosa non cambia nulla nella economia del vostro quotidiano.
E sia! Però poi inevitabilmente entrate nel monitor e cominciate a chiacchierare con la gente, cioè con le anime vaganti come fuochi fatui che appaiono e scompaiono in silenzio e delle quali non sapete nulla in realtà, se non quello che in qualche misura rispecchiate nella vostra proiezione fantastica: nessuna cosa come il monitor somiglia ad uno specchio.
Le delusioni saranno inevitabili: fanno parte del gioco, la realtà è sfuggente nel mondo virtuale, le persone sono meteore. In ogni momento dovete essere consapevoli di essere soli davanti al monitor e se la cosa non vi piace uscite a prendere un pò d'aria.
Ih ih ih, ke kattiva!
RispondiEliminaBella riflessione, mi è piaciuta ;)
Ciao Ivano, grazie! Ti sembro cattiva? Ci sono andata leggerissima ;-)
Elimina