Il bambino nel cassonetto
Una notizia Ansa brevissima, telegrafica, ci informa che oggi a Roma una giovane di 25 anni ha partorito, ha gettato il bambino nel cassonetto dei rifiuti, ma poi ha dovuto rivolgersi all'ospedale a causa di una emorragia.
Il bambino è stato trovato cadavere, avvolto in un lenzuolo e chiuso in un sacchetto di plastica.
La situazione è emersa a causa della emorragia post partum: se la ragazza non avesse avuto problemi e non avesse dovuto rivolgersi all'ospedale, probabilmente nessuno si sarebbe accorto di nulla.
C'è da chiedersi quanti casi del genere si verificano senza l'onore delle cronache: difficile saperlo.
Cosa accade nella mente di una persona che compie un gesto come questo?
Perché questa donna si trovava da sola al momento del parto?
Possibile che nessuno si sia accorto di uno stato di gravidanza avanzata fino al termine?
La polizia indaga, dicono: potrebbe non essersi trovata realmente sola.
Avrebbe potuto partorire tranquillamente in ospedale, godendo dell'anonimato, e lasciare lì il bambino: è quello che si dice ogni volta che capita una storia come questa, ma poi succede di nuovo ...
Tempo fa si è sentito parlare della reintroduzione di quella antica usanza di dotare chiese ed ospedali della "ruota" dei trovatelli: quella dove anticamente venivano deposti i neonati non desiderati, per povertà o perché figli di relazioni irregolari.
I neonati nei cassonetti erano diventati troppo frequenti: così nel 2006 proprio a Roma è stata istituita una ruota, ma in tanti anni in quella ruota è stato deposto un solo bambino.
In alcuni paesi europei funzionano le cosiddette "baby box".
Si tratta di culle termiche pronte ad accogliere i neonati abbandonati e, a differenza dei cassonetti, ne consentono la sopravvivenza ...
Lo scorso settembre si è parlato del bimbo partorito nel bagno dell'autogrill ed abbandonato lì: salvo per miracolo.
Quello di oggi non ce l'ha fatta: l'anonimato in ospedale non basta.
Chi fa questo vuole più che seppellire la cosa solo nella propria coscienza ...
vuole negare che sia avvenuto: non può confrontarsi, né guardare nessuno.
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