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Arriva "UbbLE" il test per calcolare il proprio rischio di morte entro 5 anni

Una ricerca pubblicata  il 3 giugno sulla prestigiosa rivista The Lancet, individua la possibilità di calcolare il rischio di mortalità a 5 anni per ciascuno di noi, in base ad una breve intervista, il test UbbLE, che include alcune variabili rilevanti, quali età, sesso, localizzazione geografica, condizioni di salute generale,  precedenti di malattia, tono dell'umore e caratteristiche di temperamento. 
Il lavoro è stato condotto nel Regno Unito e verosimilmente è da inscriversi nell'ambito della ricerca e della campagna di prevenzione contro le malattie croniche individuate dall'OMS come la causa dell'86% dei decessi e del 77% di perdita di anni di vita nella popolazione europea, nonché responsabili di circa l'80% della spesa sanitaria.
Uso di alcol e tabacco, sovrappeso, scarsa attività fisica, alimentazione scorretta e disturbi psichici sono i principali fattori di rischio di malattie croniche e quindi le condizioni che possono accorciarci la vita, ovvero aumentare il nostro rischio di mortalità a 5 anni.
La diffusione del test on line in fondo è uno stratagemma utile a suscitare curiosità e ad avvicinare ciascuno di noi concretamente al proprio rischio personale, solo rispondendo alle domande dell'intervista.
Il test è stato validato attraverso uno studio su circa 500.000 partecipanti di età compresa tra i 40 ed i 70 anni, arruolati tra il 2007 ed il 2010 e seguiti presso 21 diversi centri  in Inghilterra, Scozia e Galles: sono state esaminate oltre 600 variabili ed anche effettuati esami e controlli fisici. 
In conclusione gli studiosi hanno trovato che le misure rilevabili dal solo questionario, senza bisogno di esame fisico, sono i più forti predittori di mortalità entro 5 anni: da qui quindi l'elaborazione del test, che secondo gli autori può aiutare i singoli individui a migliorare il grado di consapevolezza sulle proprie condizioni di salute ed inoltre orientare le politiche sanitarie pubbliche. 

In realtà i conti sulla presunta durata  della nostra vita non sono certo qualcosa di nuovo: si tratta di calcoli che, benché con scopi evidentemente abbastanza diversi, normalmente vengono utilizzati dagli istituti bancari e dalle assicurazioni per valutare il rischio di investimento (economico) sulla nostra persona fisica (vale a dire quando chiediamo un mutuo, un prestito o un'assicurazione sulla vita).
Si tratta naturalmente di calcoli statistici fondati pertanto sulla probabilità che abbiamo di sopravvivere o piuttosto di morire nel corso di un certo periodo di tempo durante il quale dovremo versare le quote assicurative o gli interessi sui prestiti: la cosa corrisponde alle prospettive di guadagno, ovvero al rischio di perdita per gli istituti di credito, specie se la garanzia che abbiamo offerto consiste nei guadagni ottenuti con il nostro lavoro.
Le banche sono di solito abbastanza avanti con questi calcoli, li operano seriamente e li  usano da tempo: alcune versioni più o meno spiritose delle previsioni assicurative sulla nostra salute le possiamo trovare facilmente impostando la ricerca google su death clock.

In un modo o nell’altro comunque, il messaggio è che dovremo adattarci a considerare la nostra vita e la nostra salute una ricchezza per la collettività, oltre che per noi stessi, e quindi ad averne cura adottando comportamenti e stili di vita responsabili.

Commenti


  1. CLARAAAAAAAAAAAA
    ASCIONE!!!!!!!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao mia cara Marzia Fullin: cos'è? Mi stai sgridando? Ti pare che l'argomento sia spiacevole? Ok però è intrigante, comunque mi farò perdonare al prossimo post ;-))

      Elimina

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