Dal 2011 al 2014 in tre anni tasse raddoppiate per le imprese
Una vera e propria denuncia quella diffusa oggi dalla Cgia di Mestre: stando ai loro calcoli tra il 2011 ed il 2014, grazie all'IMU ed alla TASI, le tasse sugli immobili strumentali sono raddoppiate.
Con l'ICI gli introiti dei Comuni nell'ultimo anno in cui vigeva questo tipo di tassazione è stato di 5 miliardi, mentre lo scorso anno tra IMU e TASI è arrivata a superare i 10 miliardi di euro: i settori maggiormente colpiti dagli aggravi di tassazione sono uffici e studi privati (+142%) negozi e botteghe (+137%) e le attività artigianali (+107%) mentre risultano relativamente più contenuti gli aumenti a carico di istituti di credito (+101%) ed immobili ad uso produttivo (+97%).
Si lascia intendere che questa pressione fiscale non è quella che incoraggia le imprese e le attività produttive (quali che siano i contratti di lavoro) ed il segretario della Cgia, Bortolussi, definisce addirittura "follia" l'applicazione dell'IMU su alcuni macchinari.
I Comuni, dal canto loro, nel mentre rastrellano risorse da grandi e piccoli imprenditori, risultano avere conquistato la maglia nera come debitori: la legge impone a tutte le pubbliche amministrazioni tempi di pagamento che non vadano oltre i 60 giorni per i propri fornitori, ma sono in pochi ad onorare quest'obbligo.
L'indagine della Cgia tuttavia è stata svolta soltanto su di un campione delle pubbliche amministrazioni, ma in ogni caso il dato complessivo è che le Pa sono in debito con le imprese per 60 miliardi di euro.
Per le ASl il maggiore ritardo viene registrato in Molise con 126 giorni di ritardo, i Comuni si collocano nel complesso tra i peggiori pagatori ed il primato qui spetta a Catanzaro con 144 giorni di ritardo.
Altri Enti pubblici, Ministeri e Regioni presentano ritardi molto più contenuti ed accettabili.
I tempi medi reali per ottenere un saldo dalle nostre Pa sono di 144 giorni, ben al di sopra dei 34 giorni della media europea.
Sommando le due indagini della Cgia è intuitivo che tra tasse e mancati pagamenti, ciò che viene effettivamente meno alle imprese è la liquidità necessaria per gli investimenti.
Con l'ICI gli introiti dei Comuni nell'ultimo anno in cui vigeva questo tipo di tassazione è stato di 5 miliardi, mentre lo scorso anno tra IMU e TASI è arrivata a superare i 10 miliardi di euro: i settori maggiormente colpiti dagli aggravi di tassazione sono uffici e studi privati (+142%) negozi e botteghe (+137%) e le attività artigianali (+107%) mentre risultano relativamente più contenuti gli aumenti a carico di istituti di credito (+101%) ed immobili ad uso produttivo (+97%).
Si lascia intendere che questa pressione fiscale non è quella che incoraggia le imprese e le attività produttive (quali che siano i contratti di lavoro) ed il segretario della Cgia, Bortolussi, definisce addirittura "follia" l'applicazione dell'IMU su alcuni macchinari.
I Comuni, dal canto loro, nel mentre rastrellano risorse da grandi e piccoli imprenditori, risultano avere conquistato la maglia nera come debitori: la legge impone a tutte le pubbliche amministrazioni tempi di pagamento che non vadano oltre i 60 giorni per i propri fornitori, ma sono in pochi ad onorare quest'obbligo.
L'indagine della Cgia tuttavia è stata svolta soltanto su di un campione delle pubbliche amministrazioni, ma in ogni caso il dato complessivo è che le Pa sono in debito con le imprese per 60 miliardi di euro.
Per le ASl il maggiore ritardo viene registrato in Molise con 126 giorni di ritardo, i Comuni si collocano nel complesso tra i peggiori pagatori ed il primato qui spetta a Catanzaro con 144 giorni di ritardo.
Altri Enti pubblici, Ministeri e Regioni presentano ritardi molto più contenuti ed accettabili.
I tempi medi reali per ottenere un saldo dalle nostre Pa sono di 144 giorni, ben al di sopra dei 34 giorni della media europea.
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