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La fiaba di Natale

Tanti anni fa, in una contrada di campagna sperduta in un paese lontano, vivevano due piccoli fratellini, che però non riuscivano mai ad andare d'accordo: a dire tutta la verità non facevano altro che litigare. Litigavano per tutto: per una palla, per la bicicletta, per il posto a tavola e perfino per chi doveva parlare prima e quando litigavano restavano ad urlare anche per ore e finivano invariabilmente per accapigliarsi e tirarsi calci, pugni e graffi. 
La povera mamma era costretta a passare la metà del tempo della sua giornata a dividerli perché non si facessero male ed a rimproverarli, ma i due malandrini, invece di ravvedersi erano capaci di litigare anche per i rimproveri della mamma, accusandosi l'un l'altro e prendendosela quindi anche con la madre, che secondo loro non riusciva a capire chi avesse ragione e chi torto.

Le cose andavano così già da un bel pò di tempo ed i due bambini crescevano ogni giorno sempre più arrabbiati ed intrattabili, purtroppo però la mamma invecchiava col dispiacere di vedere i suoi figli odiarsi. Col passare del tempo la povera donna vedeva  le sue forze venire meno e con le forze anche le speranze di riuscire a tenere a bada i due tremendi monelli.

Nell'anno in cui i due ragazzi raggiunsero i 12 anni la  madre era ormai stremata, parlava poco con chiunque e non aveva più né amici, né parenti disposti a farle visita o ad accoglierla con la sua famiglia, perché a nessuno piaceva assistere o trovarsi coinvolto nei furiosi litigi dei fratelli: i tre erano rimasti soli, ai due fratelli non era rimasta che la madre che riusciva ad avere la pazienza di continuare ad occuparsi dei suoi figlioli.
Stava per giungere il Natale, ma in casa non c'era alcun ornamento e la mamma non aveva preparato il solito albero con le decorazioni natalizie: la casa era spoglia, senza gente, né luci, né gioia.
Giacomo allora, il primo dei fratelli, una sera chiese a sua madre:

- Perché non abbiamo l'albero quest'anno? -
e la madre: - Purtroppo non ho avuto il tempo di andarlo a cercare nel bosco, figlio mio, né di prepararlo perché mi tocca fare sempre la guardia a te ed a tuo fratello che litigate continuamente e poi temevo che potesse ripetersi quello che è successo lo scorso anno: poco c'è mancato che non vi ammazzaste per decidere di che colore dovevano essere le luci... -
Nel dire questo la donna chinò il capo ed abbassò la voce per paura che Carlo, l'altro fratello, potesse sentire ed intervenire come al solito, per inveire contro Giacomo addossandogli la colpa del mancato albero di Natale e ricominciare quindi il litigio dal punto in cui lo avevano interrotto il Natale passato.
Giacomo fu molto indispettito dalla spiegazione di sua madre e ribatté ad alta voce:
- Fu tutta colpa di Carlo! Non è giusto che io debba rimanere in una casa spoglia, senza neanche un albero di Natale a causa sua! Oh ma questa me la pagherà! -
A sentire queste parole la madre si spaventò e cercò in tutti i modi di rabbonire il ragazzo, spiegandogli che in fondo erano stati in due a litigare e che poi anche senza tenere conto di questo, ormai lei era troppo stanca per andare nel bosco a tagliare un abete e portarlo a casa, tutto da sola.

Come Dio volle, Giacomo si tranquillizzò anche se rimase imbronciato, ma inutile dirlo, Carlo aveva origliato tutto e non appena la donna restò sola, la raggiunse in cucina e domandò a sua volta:
- Come mai, madre, il nostro Natale è così buio?
La donna sospirò e cominciò a spiegare anche a Carlo quello che aveva già detto all'altro.
Carlo si infuriò:
- Tu ami solo tuo figlio Giacomo - le urlò in faccia - altrimenti come potresti permettere che io che ho la sola colpa di avere un fratello che mi odia ed una madre che neanche si accorge della mia tristezza, io che sono innocente, possa restare nel giorno di Natale senza neanche la luce fioca di un alberello ed una capanna? -
Anche questa volta la madre, facendo appello a tutta la sua pazienza ed ai santi del paradiso perché la sostenessero nel coltivare questa immensa virtù, si profuse in insegnamenti ed affettuosità per calmare l'ira disperata del ragazzo ed anche questa volta dopo oltre un'ora di conversazione riuscì a rasserenare il figlio. 
Era ormai sera e finalmente la donna potette dedicarsi alla preparazione della cena, restando sola, curva sui suoi fornelli ed una stanchezza amara in fondo all'anima, eppure teneva ancora accesa nel suo cuore una flebile speranza dalla quale attingeva le forze per far fronte ad un quotidiano così impegnativo e logorante.
Il padre dei ragazzi purtroppo era partito anni addietro in cerca di fortuna, convinto di riuscire in questo modo ad offrire un futuro migliore alla propria famiglia, ma di lui non si erano avute più notizie e la donna aveva dovuto cavarsela da sola a tirare su i figlioli ed a guadagnare il necessario per vivere: si era adattata ad andare a servizio in una villa di signori poco distante, era un lavoro umile, ma le aveva consentito di non far mancare mai nulla ai suoi bambini. 
Eppure la donna non poteva fare a meno di rimproverarsi per tutto il tempo trascorso lontano dai sui ragazzi mentre era occupata a lavorare alla villa e si chiedeva se non fosse proprio questa sua assenza a renderli sempre così arrabbiati.
Quella sera in via eccezionale la cena si svolse senza incidenti e dopo aver rigovernato, la povera madre salutò i ragazzi ed andò a riposare, perché si sentiva molto stanca per la fatica e le emozioni della giornata.

Carlo e Giacomo  restarono soli, la cosa succedeva di rado, dato che la madre si sforzava di rimanere sempre nei paraggi sempre preoccupata dei loro litigi. Si guardarono imbronciati, poi Carlo disse:
- E se lo prendessimo noi l'albero nel bosco? -
Era già notte, ma Giacomo si ricordò di alcuni abeti che gli sembrava di avere visto proprio vicino casa: a loro sarebbe bastato un bel ramo e...  insomma dopo avere confabulato un pò, o due decisero di uscire.
Trovarsi da soli fuori dalla porta di casa al buio ed incamminarsi verso il bosco sembrava una missione pericolosa ed i ragazzi benché attratti dalla nuova avventura, avevano paura: ricordavano molte storie ascoltate dai vecchi del paese e sobbalzavano perfino allo scricchiolare delle foglie secche sotto i loro piedi, perciò quando sentirono l'ululare degli uccelli notturni, istintivamente si presero per mano e si strinsero l'un l'altro. Fortunatamente Giacomo  ricordava bene il gruppo di abeti più vicini, ma,  malgrado dovessero tagliare solo un ramo non fu poca fatica per due bambini col seghetto che avevano portato da casa: infine dopo un'ora di duro lavoro il ramo si staccò ed i fratelli dovettero caricarsi il pesante ramo in spalla, portandolo ciascuno ad una estremità.
Non dovete credere che la paura, la fatica e l'ora tarda li avessero dissuasi dal litigare, ma appena cominciarono ad attaccar briga su quale fosse la migliore direzione da prendere non solo andarono a sbattere procurandosi due dolorosi bernoccoli, ma si trovarono a girare in tondo ed allungare la strada.
Faceva freddo ed avevano sempre paura: non c'era storia, ad andare avanti così c'era il rischio di passare la notte in piedi e con l'albero sulle spalle! Fu così che furono costretti a mettersi d'accordo e non solo si accorsero che litigare è faticoso, spiacevole, inutile e fa perdere tempo, ma capirono anche che quella fatica e quella perdita di tempo era quella che ogni giorno infliggevano alla loro povera mamma.

Giunti a casa non ebbero bisogno di parlarsi: decorarono il loro albero con tutte le luci rimaste dopo lo scempio delle vecchie liti. Al mattino si svegliarono di buon ora e prepararono da soli la colazione anche per la loro mamma. Questo fu il più bel Natale che quella famiglia ricordi...

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