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Italia: economia stagnante. Cala la fiducia dei consumatori

L'anno 2014 si è ormai praticamente concluso ed è stato segnato per tutta la sua durata in Italia da gravi difficoltà economiche estese alla popolazione ed al mondo dell'impresa: al momento non si rilevano segnali incoraggianti nella direzione di una ripresa.
L'unico dato realmente positivo, nella valutazione di bilancio annuale, che ne presenta oggi l'Istat, è quello relativo all'andamento della economia statunitense, che prima o poi potrebbe riuscire a funzionare da traino nel quadro dell'economia internazionale.
Il quadro d'insieme appare comunque frammentario e disomogeneo nei diversi paesi:

  • Gli Stati Uniti sono in testa per crescita economica, confermando una ripresa a livelli molto sostenuti: il Pil nel 3° trimestre 2014 ha registrato un deciso +5% riportando il paese ai livelli ante crisi del 2007. Il tasso di disoccupazione parallelamente è sceso al 5,8% registrando il valore più basso dal 2008.
  • Nell'eurozona la ripresa è più debole nel suo complesso: la produzione industriale ha segnato un +0,1% in settembre ed un +0,2% in ottobre su base congiunturale.
  • In Italia l'economia è rimasta debole: nel 3° trimestre 2014 il Pil ha continuato a calare (-0,1%). L'industria ha registrato in settembre un calo congiunturale del -0,9% ed in ottobre del -0,1%. La perdita delle attività produttive rispetto all'inizio dell'anno è di -7,7% (valore calcolato per i primi 10 mesi del 2014 in raffronto al medesimo periodo del 2013). L'indice di fiducia dei consumatori in dicembre si attesta al 99,7% in calo rispetto a novembre, quando registrava il 100,2%. Il tutto sembra confermare uno scenario di stazionarietà stagnante per l'ultimo trimestre del 2014. La disoccupazione continua il suo trend in crescita, raggiungendo in ottobre il 13,2% nettamente al di sopra delle medie europee (11,5%). Aumenta il numero dei disoccupati di lunga durata, ovvero coloro che cercano lavoro da oltre un anno: attualmente sono il 62,3% rispetto al totale dei disoccupati e pertanto in aumento (erano il 56,9% lo scorso anno) ed inoltre aumentano di ben il 6,5% i lavoratori scoraggiati che risultano inattivi in quanto hanno rinunciato a cercare lavoro per l'impossibilità di trovarne. Rispetto alle rilevazioni statistiche per essere inseriti nel novero dei disoccupati bisogna avere compiuto almeno un tentativo di trovare lavoro nei 30 giorni precedenti la rilevazione, diversamente si viene classificati come inattivi, ma non disoccupati. 

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