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IVG: i dati Istat ed il legittimo dubbio

Secondo le rilevazioni Istat nel 2012 in Italia sono state effettuate 103.191 interruzioni volontarie di gravidanza, con una riduzione rispetto al 2011 di 6.850 interventi: è il dato tra i  più bassi  in Europa con un tasso di 7,6 Ivg per 1.000 donne in età fertile fra i 15 ed i 49 anni.
Il dato in sé potrebbe avere valore positivo se significasse che il numero degli aborti si fosse effettivamente ridotto, magari per una migliore prevenzione contraccettiva, ma probabilmente non è così: l'Istat conteggia le Ivg registrate nelle strutture pubbliche, ma evidentemente non quelle che avvengono nel privato e non vengono pertanto né segnalate né conteggiate nella statistica.

I dati definitivi relativi al 2012 sono stati pubblicati venerdì scorso, il 12 dicembre.
Questo numero probabilmente sta solo a significare che un servizio che con fatica si era riusciti a portare nel pubblico per tutelare la salute delle donne, sta nuovamente tornando nel sommerso, clandestino, non controllato e non tutelato...

Prima che la legge 194 legalizzasse le pratiche abortive e ne consentisse l'espletamento in strutture ospedaliere e sotto controllo  medico, le donne di aborto (clandestino) morivano e nessuno ha mai dovuto rispondere alla legge per questo.
Questo dato in calo probabilmente lo si deve soprattutto alle numerose "obiezioni di coscienza" dei medici, a causa delle quali è diventato difficile garantire il servizio nei tempi necessari.

L'età delle donne che ricorrono alla Ivg si colloca più frequentemente tra i 25 ed i 29 anni e la regione col tasso più alto di abortività è la Liguria (10,2/1.000) ed il più basso a Bolzano (4,3).
Le donne di nazionalità straniera presentano un tasso più elevato rispetto alle italiane, mediamente in una età di due anni inferiore in confronto con le italiane.
Le ivg ripetute sono il 26,6% nel  loro complesso e fra le donne straniere quelle che più frequentemente richiedono la ivg provengono dalla Cina.

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