Elogio della follia
24/06/2013
La mente della persona umana è una combinazione magica, unica in natura: complessa, delicata, perversa, limpida, geniale ed altro e di più ancora. Come ogni struttura si regge su un suo proprio specifico equilibrio ed ha i suoi punti di criticità. Esistono alcune reazioni e modalità che si assomigliano nei diversi individui e questo comprende anche il linguaggio della follia. La follia da qualche parte è presente dentro ciascuno di noi e non sempre porta con sé quelle connotazioni destruenti e destrutturanti che siamo usi vedere negli psicotici cronici e gravi. Più che altro è una questione di soglia di tolleranza.
Erasmo Da Rotterdam, più di 500 anni fa, con una intuizione geniale e forse un pò folle per i suoi tempi, scrisse il suo famoso "Elogio della follia", né è stato lui il solo ad essersene sentito affascinato: quando egli afferma che "in ogni genio c'è un pizzico di follia" intuisce qualcosa che secoli dopo è stato studiato ed analizzato a lungo nella storia della medicina e della psichiatria, intuisce cioè che il folle utilizza una modalità di pensiero con meccanismi di associazione mentale insoliti e desueti, non sempre immediatamente comprensibili con gli abituali e convenzionali strumenti di una logica condivisa, ma appunto per questo, spesso creativi, artistici, avvincenti ed anche profetici e rivelatori di verità nascoste: in una parola, inaccessibili alla comune, condivisa, benpensante disciplina della logica ...
A lungo è stato studiato il linguaggio del folle: i giochi e le insalate di parole, l'elusività, la tangenzialità, le associazioni per assonanza, la concretezza del pensiero espressa in analogie e metafore.
Cos'altro è un delirio in fondo se non la oggettivazione e la materializzazione di quanto siamo abituati a considerare una interiorità emozionale?
Esiste nella follia una profonda verità che trascende i limiti delle nostre capacità di pensiero e travalica la soglia dell'inconoscibile.
Giocoso, ingegnoso, semiserio, non si prende sul serio: ci è e un pò ci fa, sarà quel che sarà poi di nuovo passerà.
La mente della persona umana è una combinazione magica, unica in natura: complessa, delicata, perversa, limpida, geniale ed altro e di più ancora. Come ogni struttura si regge su un suo proprio specifico equilibrio ed ha i suoi punti di criticità. Esistono alcune reazioni e modalità che si assomigliano nei diversi individui e questo comprende anche il linguaggio della follia. La follia da qualche parte è presente dentro ciascuno di noi e non sempre porta con sé quelle connotazioni destruenti e destrutturanti che siamo usi vedere negli psicotici cronici e gravi. Più che altro è una questione di soglia di tolleranza.
Erasmo Da Rotterdam, più di 500 anni fa, con una intuizione geniale e forse un pò folle per i suoi tempi, scrisse il suo famoso "Elogio della follia", né è stato lui il solo ad essersene sentito affascinato: quando egli afferma che "in ogni genio c'è un pizzico di follia" intuisce qualcosa che secoli dopo è stato studiato ed analizzato a lungo nella storia della medicina e della psichiatria, intuisce cioè che il folle utilizza una modalità di pensiero con meccanismi di associazione mentale insoliti e desueti, non sempre immediatamente comprensibili con gli abituali e convenzionali strumenti di una logica condivisa, ma appunto per questo, spesso creativi, artistici, avvincenti ed anche profetici e rivelatori di verità nascoste: in una parola, inaccessibili alla comune, condivisa, benpensante disciplina della logica ...
A lungo è stato studiato il linguaggio del folle: i giochi e le insalate di parole, l'elusività, la tangenzialità, le associazioni per assonanza, la concretezza del pensiero espressa in analogie e metafore.
Cos'altro è un delirio in fondo se non la oggettivazione e la materializzazione di quanto siamo abituati a considerare una interiorità emozionale?
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