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Turismo sessuale e pedofilia: c'è differenza?

                                                                                                               09/06/2013

Presentato il 6 giugno il sesto  rapporto annuale per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia, nel cui ambito il paragrafo relativo al turismo sessuale a danno dei minori è stato curato dalla Onlus  Ectpat-Italia (End Child Prostitution  Ponography and Trafficking).
Dai dati che vengono trasmessi risulta che gli italiani si collocano ai primi posti tra i fruitori di "turismo sessuale" specificamente indirizzato alla prostituzione minorile: si tratta prevalentemente di uomini e la tendenza sembra essersi andata incrementando negli ultimi anni, un dato di fatto senza dubbio preoccupante.
Nell'analisi che viene fatta del fenomeno dagli stessi operatori della organizzazione (riferita dal Corriere) si rileva che questi cosiddetti  "turisti sessuali" non sempre sono o vengono considerati "pedofili".
Ora la prima cosa da mettere in chiaro è proprio questa: sotto il profilo giuridico la pedofilia è un reato, sia essa costante od occasionale e da questo punto di vista chi abusa di un bambino è un pedofilo, così come chi uccide un uomo è un assassino, anche se lo fa una sola volta nella vita.
Da un punto di vista psichiatrico, secondo il DSM IV i criteri diagnostici per la pedofilia includono, a parte l'età del soggetto,  la differenza di età rispetto alla vittima e la compromissione di aree di funzionamento sociale, soprattutto  la presenza di "fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti ed intensamente eccitanti sessualmente che comportino attività sessuali con uno o più bambini prepuberi" perduranti per almeno sei mesi.
Evidentemente il criterio diagnostico è riferito non solo a quanto viene effettivamente agito, ma anche a fantasie ed impulsi presenti nella mente del soggetto: in altre parole questi potrebbe continuare ad essere un pedofilo anche su di un'isola deserta.
Vengono distinti, nel manuale diagnostico i soggetti attratti da maschi, quelli attratti da femmine e quelli attratti da entrambi e per concludere quelli di tipo esclusivo e quelli di tipo non esclusivo.
Questo vuol dire che se una persona  pratica anche altre relazioni sessuali, vivendo con la propria famiglia d'inverno e viaggiando per turismo sessuale d'estate, non per questo smette di essere un pedofilo: sarà piuttosto un pedofilo di tipo non esclusivo.

Chiarito questo, la tendenza al progressivo aumento del turismo sessuale è sicuramente un dato allarmante, ma se il fenomeno si espande, probabilmente si tratta di qualcosa di fortemente condizionato dal costume e da alcuni aspetti organizzativi ed etici della nostra società, che tendono pertanto a favorire l'incremento di questo tipo di perversione.
La famosa citazione che Freud usò come motto per il libro sui sogni: "Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo" (se non riuscirò ad esercitare il mio potere sui celesti, cercherò di influenzare gli dei infernali) paradossalmente può rappresentare una chiave di lettura in questo caso non tanto degli aspetti intrapsichici che sottendono la perversione sessuale, quanto di quelli sociologici.
Nell'attuale assetto sociale sempre più improntato alla  globalizzazione, gli individui  spesso si vivono la frustrazione e l'impotenza nel sentirsi emarginati e ad esclusi vedendosi preclusa la partecipazione a scelte e decisioni che coinvolgono loro stessi e l'intera comunità, ma  che continuano a passare troppo al di sopra  della loro capacità di far sentire la propria voce. La prima cellula sociale, ovvero il nucleo familiare ed i ruoli tradizionali hanno subito cambiamenti profondi, rendendo così intensamente critico quel concetto di "virilità" intesa come forza e potere, ancora così  radicato nella educazione e nella cultura maschile tanto da rappresentare spesso il metro di misura  dell'autostima.
Il turismo sessuale, infatti, è prevalentemente maschile e l'attrazione che esso rappresenta probabilmente è in larga misura legata proprio al desiderio di sentirsi finalmente "virili" esercitando  il potere ed esorcizzando i vissuti di inadeguatezza, impotenza ed incapacità presenti nel quotidiano.
Dunque: se non posso piegare gli dei mi rivolgerò all'inferno.
Accanto all'isolamento ed alla frustrazione individuale, c'è da considerare tra gli elementi e condizioni facilitanti del comportamento deviante anche la estensione del mercato di immagini pedopornografiche: se una cosa viene vista quotidianamente finisce per apparire ordinaria e quindi in qualche misura "normale".
L'analisi delle componenti sociali  non può trascurare ovviamente l'aspetto economico, che anzi, al contrario, può rivelarsi proprio quello trainante: esistono immensi guadagni nel mercato della prostituzione minorile ed in questo caso vale la regola vigente per ogni prodotto di consumo, la pubblicità è l'anima del commercio, sicché la pedopornografia non solo è fonte per se stessa di considerevoli guadagni, ma crea "bisogni" (come ogni altra pubblicità) che il mercato della prostituzione sarà poi chiamato a soddisfare.
L'assetto psicopatologico individuale del singolo soggetto è diversificato anche in rapporto alla eventuale coesistenza  di perversioni  sadomasochistiche e/o di altro tipo, ma questo è un aspetto che riveste minore rilevanza, nel momento in cui stiamo solo considerando la crescita progressiva del turismo sessuale come fenomeno sociale e di costume.
Per lo più si tratta, comunque di soggetti che per  esperienze personali, anche traumatiche e/o dinamiche intrapsichiche fondate su meccanismi difensivi disfunzionali,  possono presentare difficoltà ad accedere e ad affrontare una forma di sessualità matura ed adulta.
Solitamente sono disturbi cronici con frequenti recidive dei comportamenti parafilici, specie nei pedofili con preferenza maschile.
Infine non ci si può esimere dal considerare gli aspetti "culturali" favorenti la diffusione del fenomeno: quella che qui chiamerò la cultura di supporto è una caratteristica che accompagna spesso il bisogno del mercato: per vendere un prodotto bisogna persuadere i potenziali acquirenti che si tratta di qualcosa di buono, che giova alla salute ed è piacevole.
Triste a dirsi, ma questo vale per l'aranciata, per  la marijuana ed anche per i bambini.
Presso l'antica civiltà romana esisteva la figura del "puer" il fanciullo imberbe, prepubere, che pubblicamente si accompagnava al "vir" il quale a sua volta poteva essere anche un condottiero o  un personaggio importante: la cosa non veniva biasimata, ma anzi tollerata e considerata del tutto normale (si trattava, d'altro canto, di una cultura dove il pater familiae aveva diritto di vita e di morte sui suoi familiari).
Questo comprova il fatto  che il condizionamento culturale può incidere sulla diffusione del fenomeno e sappiamo che da questo punto di vista i pedofili ed il mercato che gravita intorno a loro, da sempre teorizzano e diffondono idee tese a giustificare o a mistificare la perversione descrivendola piuttosto come  un "orientamento sessuale" o una semplice "trasgressione".
Si tratta evidentemente di relazioni fondate sulla assoluta diseguaglianza ovvero sul dominio assoluto dell'altro. Che il dominio sia una difesa di  tipo maniacale non è qui rilevante, perché per scelta etica, il primo intento è quello di tutelare i bambini, mettendo a fuoco almeno  alcuni degli aspetti nodali che potrebbero essere affrontati  nei versanti sociale e culturale  della nostra civiltà con l'obiettivo di arginare la diffusione dello sfruttamento sessuale dei minori.




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