Le ricette di nonna Elena: torta di carote
23/06/2013
Voi potreste chiedermi per quale ragione io insisto a propinarvi le mie ricette domenicali ed avreste ragione a chiederlo: la curiosità è legittima (oltre che femmina) perciò oggi prima di propinarvi la ricetta tenterò di rispondervi per esteso di modo da farvi sentire pienamente soddisfatti ancor prima di avere mangiato e cucinato neanche (eh sì perché ci va del tempo a leggere ed anche a scrivere ...) quindi disponiamoci con la mente aperta e lo stomaco chiuso: inevitabilmente tarderemo per il pranzo tra il leggere e lo scrivere.
D'altro canto: perché vanificare l'appassionato lavoro della nostra maestra delle elementari che pure faticò per insegnarcelo (a leggere e scrivere)?
Veniamo al dunque: "L'uomo è ciò che mangia" l'asserzione è di Ludwig Fuerbach, eminente filosofo dell'800 inscrivibile nella cosiddetta corrente della sinistra hegeliana. Come si può dall'idealismo hegeliano cadere in un materialismo di tal fatta? Beh andatevelo a studiare se ne avete voglia, ma in tal caso rassegnatevi: la torta di carote oggi non la farete! Qui mi limiterò a ricordare che secondo le teorie dell'eminente studioso, un popolo può migliorare, se migliora la sua alimentazione, ovvero per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio. Chiaro che il filosofo ha ragione ed io aggiungerei che nella storia delle civiltà umane la cultura è riuscita a svilupparsi solo laddove era stato superato il problema della sopravvivenza, vale a dire della necessità di impiegare la maggior parte del proprio tempo a procacciarsi il cibo (o anche il denaro, volendola trasferire ad epoche più moderne ...).
Ma questo non è tutto: come sempre avviene un buon motivo ideale non ha effetto sull'agire di una persona, se non sostanziato da una spinta emotiva personale che trovi la sua radice profonda nella storia individuale del soggetto in questione.
Allora perché io insisto nel propinarvi ricette?
Mah, a parte che la domenica ai bambini fanno piacere le torte, a parte che la cucina è una attività creativa, anche proprio artistica, se siete bravi, poi (ormai mi sono imbarcata e mi tocca confidarlo) per quanto mi riguarda è quella parte della mia cultura che mi è stata trasmessa in linea matriarcale diretta da mia madre e dalla mia nonna materna: la trasmissione è stata orale sia nel senso che si mangiava assieme, sia nel senso che l'insegnamento è avvenuto attraverso il linguaggio orale, non scritto (salvo un vecchio quadernetto postumo che ho ripescato tempo addietro, ma che non contiene tutto).
Nutro amore per questo insegnamento quanto ne ho nutrito per queste donne della mia famiglia e scrivere ricette per me rappresenta anche un piccolo omaggio a loro, ogni volta che lo faccio.
Insomma mi auguro abbiate soddisfatto le vostre curiosità: la volete o no la ricetta della torta di carote?
Va bene, ve la darò comunque, interpretando il silenzio assenso:
vi occorrono 100 gr. di carote grattugiate, 50 gr. di mandorle tritate, 400 gr. di farina, 300 gr. di zucchero, 200 gr. di latte,200 gr. di olio di semi, 2 bustine di vanillina, 4 uova, un bicchierino di liquore aromatico (mamma usava "strega") ed una busta e mezzo di lievito chimico.
Io mescolo sempre prima lo zucchero con la farina e setaccio sempre la farina: è il modo migliore per non far formare grumi, poi aggiungo mescolando, uova, olio, liquore e latte, poi i triti di mandorle e carote ed infine incorporo gli aromi ed il lievito.
Il forno va preriscaldato a 180°C, il ruoto va incartato con carta forno oppure imburrato ed infarinato: comunque sia l'impasto va versato nel ruoto e la cottura (mediamente 45-50 min.) va controllata col sistema dello stuzzicadenti (lo infilate dentro: se esce asciutto è cotta).
Sfornate, lasciate raffreddare e cospargete di zucchero a velo: anche oggi siete riusciti a somministrare qualche verdura ai vostri pargoli! Complimenti: assaggiatela anche voi, è buona.
Voi potreste chiedermi per quale ragione io insisto a propinarvi le mie ricette domenicali ed avreste ragione a chiederlo: la curiosità è legittima (oltre che femmina) perciò oggi prima di propinarvi la ricetta tenterò di rispondervi per esteso di modo da farvi sentire pienamente soddisfatti ancor prima di avere mangiato e cucinato neanche (eh sì perché ci va del tempo a leggere ed anche a scrivere ...) quindi disponiamoci con la mente aperta e lo stomaco chiuso: inevitabilmente tarderemo per il pranzo tra il leggere e lo scrivere.
D'altro canto: perché vanificare l'appassionato lavoro della nostra maestra delle elementari che pure faticò per insegnarcelo (a leggere e scrivere)?
Veniamo al dunque: "L'uomo è ciò che mangia" l'asserzione è di Ludwig Fuerbach, eminente filosofo dell'800 inscrivibile nella cosiddetta corrente della sinistra hegeliana. Come si può dall'idealismo hegeliano cadere in un materialismo di tal fatta? Beh andatevelo a studiare se ne avete voglia, ma in tal caso rassegnatevi: la torta di carote oggi non la farete! Qui mi limiterò a ricordare che secondo le teorie dell'eminente studioso, un popolo può migliorare, se migliora la sua alimentazione, ovvero per pensare meglio dobbiamo alimentarci meglio. Chiaro che il filosofo ha ragione ed io aggiungerei che nella storia delle civiltà umane la cultura è riuscita a svilupparsi solo laddove era stato superato il problema della sopravvivenza, vale a dire della necessità di impiegare la maggior parte del proprio tempo a procacciarsi il cibo (o anche il denaro, volendola trasferire ad epoche più moderne ...).
Ma questo non è tutto: come sempre avviene un buon motivo ideale non ha effetto sull'agire di una persona, se non sostanziato da una spinta emotiva personale che trovi la sua radice profonda nella storia individuale del soggetto in questione.
Allora perché io insisto nel propinarvi ricette?
Mah, a parte che la domenica ai bambini fanno piacere le torte, a parte che la cucina è una attività creativa, anche proprio artistica, se siete bravi, poi (ormai mi sono imbarcata e mi tocca confidarlo) per quanto mi riguarda è quella parte della mia cultura che mi è stata trasmessa in linea matriarcale diretta da mia madre e dalla mia nonna materna: la trasmissione è stata orale sia nel senso che si mangiava assieme, sia nel senso che l'insegnamento è avvenuto attraverso il linguaggio orale, non scritto (salvo un vecchio quadernetto postumo che ho ripescato tempo addietro, ma che non contiene tutto).
Nutro amore per questo insegnamento quanto ne ho nutrito per queste donne della mia famiglia e scrivere ricette per me rappresenta anche un piccolo omaggio a loro, ogni volta che lo faccio.
Insomma mi auguro abbiate soddisfatto le vostre curiosità: la volete o no la ricetta della torta di carote?
Va bene, ve la darò comunque, interpretando il silenzio assenso:
vi occorrono 100 gr. di carote grattugiate, 50 gr. di mandorle tritate, 400 gr. di farina, 300 gr. di zucchero, 200 gr. di latte,200 gr. di olio di semi, 2 bustine di vanillina, 4 uova, un bicchierino di liquore aromatico (mamma usava "strega") ed una busta e mezzo di lievito chimico.
Io mescolo sempre prima lo zucchero con la farina e setaccio sempre la farina: è il modo migliore per non far formare grumi, poi aggiungo mescolando, uova, olio, liquore e latte, poi i triti di mandorle e carote ed infine incorporo gli aromi ed il lievito.
Il forno va preriscaldato a 180°C, il ruoto va incartato con carta forno oppure imburrato ed infarinato: comunque sia l'impasto va versato nel ruoto e la cottura (mediamente 45-50 min.) va controllata col sistema dello stuzzicadenti (lo infilate dentro: se esce asciutto è cotta).
Sfornate, lasciate raffreddare e cospargete di zucchero a velo: anche oggi siete riusciti a somministrare qualche verdura ai vostri pargoli! Complimenti: assaggiatela anche voi, è buona.
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