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La dubbia efficacia del Remdesivir nel trattamento del Covid-19


Nel corso degli ultimi tre mesi tutti i laboratori farmaceutici del mondo sono impegnati in una corsa contro il tempo alla ricerca di un farmaco o un vaccino capace di fermare la tragica epidemia in corso, che al momento in cui scrivo ha già fatto nel mondo quasi 230.000 morti. Oggi si discute del Remdesivir, il cui uso contro il Covid-19 potrebbe essere approvato a breve dalla FDA (Food and Drug Administration) statunitense. Cerchiamo di capire di cosa si tratta.
  • Cos'è il Remdesivir? 
Si tratta di un farmaco antivirale ad ampio spettro, nato per combattere il virus dell'Ebola ed altri virus RNA, cioè quei gruppi di virus il cui materiale genetico è rappresentato dall'RNA. Questo farmaco è stato usato anche nel trattamento di altre malattie dovute ad altro genere di agenti patogeni appartenenti alla famiglia dei Coronavirus, come la MERS-CoV responsabile della sindrome respiratoria mediorientale. Lo studio dell'efficacia del farmaco contro la SARS-CoV-2 cioè la sindrome causata dal Covid-19 responsabile dell'attuale pandemia, viene portata avanti negli USA già dallo scorso febbraio: ne è stata dimostrata l'efficacia in vitro, sono state effettuate sperimentazioni sulle scimmie ed attualmente è in corso la sperimentazione clinica sull'uomo in diversi paesi del mondo per verificarne la sicurezza e l'efficacia antivirale nelle persone affette da Covid-19.
  • Come funziona il Remdesivir?
La base teorica sta nella capacità del farmaco di ingannare l'enzima polimerasi virale, inibendone l'attività e quindi bloccando la replicazione del virus nell'organismo.
  • Il Remdesivir è efficace nel trattamento clinico del Covid-19?
Questo rimane un punto per il momento controverso: secondo un articolo pubblicato su Lancet, uno studio clinico in doppio cieco (Remdesivir vs. Placebo) non ha fornito evidenze significative circa l'efficacia del farmaco, benché gli autori dello studio, svoltosi in Cina, abbiano potuto disporre solo di un campione di 237 adulti, mentre l'intento dello studio sarebbe stato quello di arruolarne un numero maggiore, cosa impossibile per la scomparsa dell'epidemia in Cina. Gli autori inoltre segnalano che molti dei pazienti si trovavano comunque in uno stadio avanzato della malattia, mentre i malati trattati entro 10 giorni dall'esordio dei sintomi esibivano un miglioramento più rapido col trattamento di Remdesivir, pur non dimostrando variazioni significative nell'esito dell'infezione. Il farmaco tuttavia non sembrava incidere sull'andamento della carica virale nell'organismo. In direzione opposta  invece, sembra stiano andando le sperimentazioni condotte presso il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Stati Uniti) che hanno rilevato non solo un recupero più veloce dai sintomi della malattia, ma anche una riduzione della mortalità, non evidenziata affatto nello studio pubblicato da Lancet. In tutti i casi il farmaco non risulta drammaticamente risolutivo del male, ma, anche negli studi più ottimistici, il beneficio consisterebbe in una riduzione della mortalità di tre punti e mezzo: dall'11,6 all'8%.
  • Perché il presidente Trump preme sulla FDA per l'approvazione del Remdesivir contro Covid-19?
Il Remdesivir non è il primo, né l'unico farmaco in corso di sperimentazione contro il Covid-19, ma sta di fatto che, come riporta il Corriere della Sera, la borsa di Wall Street ha guadagnato in breve tempo il 30% grazie appunto alla scommessa su una rapida ripartenza dell'economia in seguito all'uso del nuovo farmaco, non proprio nuovo in verità.

Tutti ci auguriamo che si riesca a trovare un farmaco, una combinazione di farmaci, un protocollo terapeutico o ancora un vaccino efficace, ma a quanto pare per il momento la prudenza è d'obbligo. Quindi molta attenzione con la fase 2 dopo il blocco: noi non abbiamo giocato in borsa, ma teniamo alla salute pubblica ed un secondo picco potrebbe essere drammatico.


Commenti

  1. Cara Sfinge, ha questo punto che siamo, credo che bisogna accettare
    qualsiasi prova per vedere se è efficace!!!
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso  

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    1. In effetti stanno già provando di tutto Tomaso: quello che mi disturba è a volte l'uso strumentale di queste sperimentazioni per condizionare l'andamento dei mercati. Non si gioca solo in borsa, ma sulla salute e sulle paure della gente. Comunque in questo caso i presupposti teorici sarebbero buoni e l'abbreviazione del decorso è un vantaggio come la riduzione della mortalità se viene confermata. Staremo a vedere per il momento raccomanderei prudenza. Ho letto che l'influenza spagnola a suo tempo ha fatto il maggior numero di morti al secondo picco. A buon intenditor...

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  2. Studi più recenti, basati principalmente su referti medici originali del periodo della pandemia, hanno rilevato che l'infezione virale stessa non era molto più aggressiva di altre influenze precedenti, ma che le circostanze speciali (guerra, malnutrizione, campi medici e ospedali sovraffollati, scarsa igiene) contribuirono ad una superinfezione batterica che uccise la maggior parte degli ammalati, in genere dopo un periodo prolungato di degenza. Inoltre, in Europa, il diffondersi della pandemia fu aiutato dalla concomitanza degli eventi bellici relativi alla prima guerra mondiale. Nel 1918, il conflitto durava ormai da quattro anni ed era diventato una guerra di posizione: milioni di militari vivevano quindi ammassati in trincee sui vari fronti favorendo così la diffusione del virus.

    (aggiornamento sulla spagnola)



    Fauci ha spiegato che i pazienti trattati con remdesivir hanno avuto in media tempi di recupero dalla COVID-19 di 11 giorni, contro i 15 giorni di quelli trattati con il placebo. I pazienti del gruppo con remdesivir hanno inoltre fatto registrare un tasso di letalità intorno all’8 per cento contro il quasi 12 per cento del gruppo che ha ricevuto il placebo, anche se in questo caso il test non ha portato a risultati statisticamente rilevanti.

    (aggiornamento su Remdesivir)

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    1. Si l'ho scritto nel post: secondo lo studio dell'Istituto americano delle malattie infettive sarebbe l'8% contro l'11,6%. Ho inserito anche il link all'articolo originale, ma quello che mi lascia perplessa è che mentre il supposto meccanismo d'azione sarebbe fondato sul blocco delle polimerasi e della capacità di replicazione virale, in realtà con questa terapia non si registra riduzione della carica virale nell'uomo. Ora che quelli in stadio molto avanzato muoiano lo stesso ci sta, se i danni sono ormai irreversibili, ma perché non si riduce la carica virale? Allora non è vero che il farmaco blocca la replicazione del virus? Non so Gus: aspettiamo. Trump pensa solo all'economia e naturalmente insegue il prestigio di poter affermare che i suoi laboratori scientifici sono i migliori al mondo, ma... questo non basta a guarire la gente. Speriamo bene comunque.

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    2. Inge, sono palliativi in attesa di farmaci nuovi e del vaccino.
      Sicuramente Trump è un manigoldo.

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    3. Esatto per la prima e la seconda, ma intanto i "mercati" ci giocano: lo trovo immorale, è una cosa che mi fa adirare. Non si gioca con queste cose!

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  3. Purtroppo le case farmaceutiche stanno speculando e non poco su questa pandemia.
    Resta che per il vaccino i tempi siano inevitabilmente lunghi.

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    Risposte
    1. Pare di sì purtroppo, sperando che ne trovino uno efficace al più presto.

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  4. In questo periodo, sono tanti i farmaci sperimentati. Mi auguro che qualcuno di questi, dia buoni risultati.
    Sereno giorno.

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