fuga dall'inferno
"Cosa c’è? Sei solo, emarginato, tutti si sentono in diritto
di mancarti di rispetto o prenderti in giro o essere scorretti perché tanto a
te nessuno darà retta? Ti senti schiacciato come un insetto? Ti senti tradito
da chi ti è più caro?
Ciò che più ti offende
non è neanche la fatica o la solitudine o il disprezzo di tutti, ma questa
insospettata ed inimmaginabile cattiveria che
tu non sapevi neanche che esistesse, né che potesse riguardarti, ma che
soprattutto la tua mente non riesce a contenere, come la piena di un fiume che
nell’inondare scompagina, mescola e confonde tutto ciò che trova sulla sua
strada! attento: se ciò che trova sulla sua strada oggi è la tua mente,
ritirandosi lascerà devastazione e molte cose potrebbero andare perdute, cose
che riguardano la tua sensibilità, la tua intelligenza, le tue emozioni, il tuo
talento!"
Ho visto un giovane passare davanti ad un
circoletto di quartiere in una periferia anonima e sperduta: il
ragazzo, neanche più tanto ragazzo, era esile, un fisico spigoloso e pallido,
gestiva a scatti ed andava parlottando nervosamente, smarrito e truce nella sua
fragilità. I giovani sfaccendati sulla porta del bar lo canzonavano,
facendogli dei versi ed inseguendolo a tratti con le biciclette e poi tornando
indietro a precipizio. Lui si è fermato sproloquiando con rabbia e redarguendo
i teppistelli: l'indice teso andava insegnando qualcosa circa la sua superiore
noncuranza e la sua elevata intellettualità. Eppure non riusciva a spostarsi
dal luogo, eppure non riusciva semplicemente ad andar via ... I ragazzacci,
sempre più eccitati incalzavano: ci godevano da matti a farlo arrabbiare e
sfogare nella sua verbosità incoerente, ma l'altro non riusciva a sottrarsi,
per lui era importante quel momento. Quei ragazzi concretizzavano i suoi
fantasmi e ci riuscivano così bene, pur sghignazzando con noncuranza, giusto
per passare la loro serata sfaccendata e squattrinata, lì fuori allo squallido
localino.
Loro vedevano lo
strambo personaggio come una curiosità, un caratterista da teatrino, nessuno
conosceva il suo abisso di sofferenza, quella solitudine disperata che lo spingeva ad intrattenersi con
gli unici compagni possibili: i suoi nemici. Oh sì, lo tormentavano e nel
farlo gli dedicavano, però, tutta la loro attenzione ... Ho cercato invano di
intervenire: il giovane si è rivoltato velenoso ed offeso, sapeva
"difendersi da solo" ... Mi sono allontanata sconfitta: non sarei
riuscita mai a fargli credere alle mie buone intenzioni.
Un altro angelo precipitato
nell'abisso ...
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