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La solitudine: paura, indipendenza o disperazione?



Una bambina ritorna dalla scuola, sola, attraverso un campo, un pezzo di terra incolta. Passa accanto al fossato, attraversa un prato tutto verde, con i ciuffi di erba diseguale,  guarda a terra con un gran rivolgimento di stomaco: ha paura. Lei  è abbastanza grande, ha quasi sette anni, può percorrere la strada da sola. È una scuola di campagna la sua, una maestra giovane, una ragazzina anche lei, che alle 10 mangia la “merendina” che la mamma le ha messo in cartella. Ma la bimba invece no, nella sua famiglia non usa questa storia della merendina e però la maestra le ha disegnato uno zero spaccato sul quaderno, così bello rotondo, perciò ora tornare a casa vuol dire prendere tante di quelle botte …
Che fare? Lei ora lì è sola, appunto, nessuno sa cosa accade … un piccolo lampo di genio: la piccola estrae il quaderno dalla cartella, strappa via la pagina vergognosa e la butta nel fossato! Incredibile, è tutto a posto, la mamma non lo saprà … sollievo, un po’ di senso di colpa per la bugia ed uno strano sgomento … Ecco: quello  sgomento, come una sensazione lieve, sottile, indefinibile.
Sola.
 Il ritorno a casa è sereno, tutto tranquillo, come sempre. Ed una nuova idea: il pensiero è libero, nessuno può controllare la mente. Ed una sensazione, appena, come di leggero disagio, chissà che sarà.
Sarà che essere soli è dura, non affidarsi più alla mamma, qualcuno che sì ci controlla, ci rimprovera, sa dirci cosa è giusto e cosa sbagliato, ma …  ci ama  e ci ama di più se facciamo “bene”.  Una madre ed  un padre divini, un Dio a cui affidarsi: questa cosa conforta la solitudine dei vivi.
Quanti vecchietti in chiesa al pomeriggio! Temono la morte? Curano la loro solitudine?
Un giovane insonne, in una limpida notte d’estate, fantastica, contemplando il  cielo stellato, sta sdraiato su una sedia del suo balcone di casa, finalmente tutto intorno è silenzio, gli altri dormono … nessuno può disturbarlo, nessuno gli  darà qualche faccenda da sbrigare, nessuna lagna, nessun litigio: si sente libero ed i suoi pensieri corrono sui sentieri d’argento di ciascuna stella. Strano: quei sentieri non si incrociano mai, ma, a tratti, sembrano confondersi in granelli di luce soffusa. Così egli  si immagina grandiosamente riverbero di stelle e la mente inesperta si dilata nel firmamento, finché il suo corpo esausto s’abbandona, senza percepire nient’altro intorno se non la tiepida brezza d’estate. Solo padrone dello spazio universo!
Solo.
Ma sì, andrà poi a dormire nel suo letto, come sempre.
Una donna, sconvolta assiste impotente al male che consuma il suo piccino, nessuno può capire nulla di questo, nessuno sa che a lei non importa di soffrire: questo può sopportarlo, nessuno vuole aiutare il bambino, nessuno può farlo! Qualcuno pretende di consolare lei … Ma lei si ribella a Dio!
Sola.
Finirà  ogni cosa come deve finire e non c’è altro.

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