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L'handicap nella scuola o l'handicap della scuola?


Dall'inizio alla fine dell' anno scolastico  molti insegnanti continuano a segnalare bambini e ragazzi in difficoltà, per i quali richiedono la possibilità di utilizzare una programmazione individualizzata, ovvero il riconoscimento di una condizione di handicap, prerequisito indispensabile, conditio sine qua non, per accedere alla possibilità di fruizione di supporti pedagogici e programmazione individualizzata. Il numero di "portatori di handicap" nelle scuole, specialmente quelle di alcune zone del sud, è insolitamente alto e la cosa richiede una riflessione.

La designazione degli alunni come soggetti problematici corrisponde evidentemente allo schema di designazione del più debole e mi spiego: se all'interno di una famiglia vi è un membro violento, state tranquilli che dallo psichiatra verrà condotto il più debole, quello che subisce e che pertanto sarà depresso. Se la scuola non riesce ad istruire adeguatamente i suoi alunni, dallo psichiatra ci andranno gli alunni. Fin qui la cosa è  chiara.

L'istruzione è diventata obbligatoria fino al livello medio superiore e questo sembra, di per sè, un dato positivo, ma tutti comprendono che, cambiando le fasce di utenza o la platea, dovrebbero cambiare anche linguaggi e metodologie: nessun comico si aspetterebbe di far ridere un pubblico di lingua cinese con le stesse battute in lingua italiana che hanno fatto ridere il pubblico di Milano, come minimo nessuno lo capisce, così il comico, non essendo stupido, non solo se le farà tradurre, ma cercherà di raccogliere qualche informazione sugli usi e costumi locali, dato che ciò che è paradossalmente umoristico in una cultura potrebbe non esserlo affatto in un'altra.

I comici sono intelligenti! Non dovrebbe essere così difficile capire che i giovani che accedono alla istruzione scolastica hanno stimoli, motivazioni (o demotivazioni), formazione di base e culture familiari differenti, senza considerare l'evoluzione del costume e dei mezzi di comunicazione, che, nella loro globalità, hanno subito trasformazioni così radicali da rendere difficile l'adattamento istituzionale, specie dei megamacroorganismi come l'istituzione scolastica. La scuola va per la sua strada e sembra funzionare da letto di Procuste: possiamo tagliare le gambe a chi è troppo lungo o stiracchiare chi è troppo corto. Quando la cosa, comunque, non funziona il problema è dell'alunno, è ovvio.

Allargando la platea scolastica sarebbe logico investire maggiori risorse: no, al contrario si tagliano le spese! Misteri della politica ... Altro mistero della politica: nessuno può più essere bocciato, ma se è proprio difficile portarlo avanti, può essere medicalizzato e diventare un disabile scolastico. Chissà perché si crede che una bocciatura possa danneggiare irrimediabilmente l'autostima, la certificazione di handicap, invece ...

Al sud, malgrado si paghino le tasse, i servizi sociali funzionano ben poco: l'appartenenza a fasce sociali disagiate è un fattore predisponente fondamentale per essere buoni candidati al titolo di disabile scolastico. Quando si dice la sfiga!



Così in assenza di altre risorse, far acquisire la L.104 ai ragazzi è diventata la panacea e, comunque, di integrazione, poi se ne vede poca in verità: chi è realmente in difficoltà ci resta e la scuola, a sua volta, non sembra sia riuscita ad entrare in sintonia, ovvero ad integrarsi, con il tessuto sociale nel quale è stata calata. A questo punto varrebbe la pena di medicalizzare un pò la scuola e cercare qualche buon  rimedio ...

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