Stupro di gruppo: il problema di tutelare le vittime
24/07/2013
Ha suscitato e continuerà ad alimentare numerose polemiche la sentenza della Corte Costituzionale che sancisce la "non obbligatorietà" della misura di custodia cautelare in carcere per coloro che si siano resi responsabili del reato di stupro di gruppo su donne e minori: in realtà non è la prima volta che l'articolo di legge che stabiliva l'obbligo della custodia cautelare in carcere per questo genere di reato viene contraddetta e considerata incostituzionale.
Purtroppo, al di là dei cavilli legali, un gruppo di stupratori a piede libero rappresentano una minaccia per la vittima, colpevole ai loro occhi di non avere taciuto: difficile immaginare l'impatto sociale e psicologico che una situazione del genere può produrre.
L'articolo di legge messo in discussione è il 275, comma 3 del codice di procedura penale: si tratta di una modifica introdotta con decreto legge nel 2009 che stabilisce la necessità di custodia in carcere per questo genere di reati. La Consulta aveva già espresso un parere negativo nel 2010 per ciò che riguarda i reati di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e violenza su minori ed oggi questa tendenza viene confermata per quanto riguarda lo stupro di gruppo.
La perversione di uno stupratore e quella di un pedofilo sono difficili da modificare: il rischio di reiterazione del reato in realtà è sempre presente, così come la capacità di esercitare pressioni di vario tipo sulle vittime per persuaderle al silenzio e/o alla ritrattazione ...
Cosa dovrebbero fare le vittime? Chiudersi in casa e condannarsi agli arresti domiciliari? Subire l'irrisione, l'arroganza e l'intimidazione dei loro violentatori? Subire l'umiliazione del solito processo nel quale si vuole sistematicamente denigrarle ed insultarle per assolvere moralmente e giuridicamente gli autori della violenza? Rassegnarsi a tacere?
Chissà cosa dice la Costituzione al riguardo!
Ha suscitato e continuerà ad alimentare numerose polemiche la sentenza della Corte Costituzionale che sancisce la "non obbligatorietà" della misura di custodia cautelare in carcere per coloro che si siano resi responsabili del reato di stupro di gruppo su donne e minori: in realtà non è la prima volta che l'articolo di legge che stabiliva l'obbligo della custodia cautelare in carcere per questo genere di reato viene contraddetta e considerata incostituzionale.
Purtroppo, al di là dei cavilli legali, un gruppo di stupratori a piede libero rappresentano una minaccia per la vittima, colpevole ai loro occhi di non avere taciuto: difficile immaginare l'impatto sociale e psicologico che una situazione del genere può produrre.
L'articolo di legge messo in discussione è il 275, comma 3 del codice di procedura penale: si tratta di una modifica introdotta con decreto legge nel 2009 che stabilisce la necessità di custodia in carcere per questo genere di reati. La Consulta aveva già espresso un parere negativo nel 2010 per ciò che riguarda i reati di induzione e sfruttamento della prostituzione minorile e violenza su minori ed oggi questa tendenza viene confermata per quanto riguarda lo stupro di gruppo.
La perversione di uno stupratore e quella di un pedofilo sono difficili da modificare: il rischio di reiterazione del reato in realtà è sempre presente, così come la capacità di esercitare pressioni di vario tipo sulle vittime per persuaderle al silenzio e/o alla ritrattazione ...
Cosa dovrebbero fare le vittime? Chiudersi in casa e condannarsi agli arresti domiciliari? Subire l'irrisione, l'arroganza e l'intimidazione dei loro violentatori? Subire l'umiliazione del solito processo nel quale si vuole sistematicamente denigrarle ed insultarle per assolvere moralmente e giuridicamente gli autori della violenza? Rassegnarsi a tacere?
Chissà cosa dice la Costituzione al riguardo!
In un paese di Ministri e leader che si dedicano ai festini ricamati da prostitute ed escort di ogni età e nazione, parrebbe esserci una sorta di coerenza verso la depenalizzazione di reati in quell'area.
RispondiEliminaCerto, la tendenza culturale impostasi nell'ultimo ventennio sarebbe quella: che tristezza!
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