Istituto Superiore di Sanità: i rischi del cibo di strada
23/12/2013
Pubblicato di recente sulla rivista Food and Chmical Toxicology uno studio condotto da alcuni ricercatori del nostro ISS sul rischio tossicologico del cosiddetto cibo di strada: si tratta di quegli alimenti preparati e venduti presso banchi e bancarelle in giro per le città e che in alcuni paesi (specie quelli in via di sviluppo) rappresentano la principale fonte di alimentazione, ma vengono consumati spesso anche alle nostre latitudini soprattutto da ragazzi e giovani.
Il panino, il kebab, anche la famosa pizza in mano ed alcuni tipici prodotti di friggitorie ambulanti numerose anche da noi, sono da considerarsi cibo di strada.
Fino ad oggi l'attenzione degli studiosi si era concentrata essenzialmente sul rischio microbiologico di tali alimenti, ma oggi si guarda anche al rischio tossicologico le cui conseguenze possono non essere immediate, ma nondimeno rilevanti a lungo termine.
Alberto Mantovani, uno degli autori dello studio raccomanda per la sicurezza degli alimenti il rispetto di alcune norme o buone pratiche da attuarsi nella preparazione del cibo di strada per preservarlo dai contaminanti chimici.
Si parte dal considerare che l'offerta di cibo a buon mercato è possibile anche grazie ad una selezione poco attenta degli alimenti che possono provenire da zone inquinate e contaminate, inoltre i banchetti sono spesso collocati all'aperto in zone di traffico per cui il cibo non risulta protetto dagli inquinanti atmosferici.
Cosa fare?
I punti vendita andrebbero controllati: dovrebbero trovarsi in uno spazio protetto, per evitare la contaminazione da inquinanti atmosferici ed essere distanti da depositi di rifiuti e liquami, quanto esposto per la vendita deve essere comunque tenuto coperto, l'acqua utilizzata deve possedere i requisiti accettati universalmente per esser considerata potabile e, naturalmente le forniture dovrebbero provenire da grossisti autorizzati e controllati per la qualità della materia prima.
Utensileria, pentolame e metodi di disinfezione dovrebbero essere ugualmente controllati ed igienicamente corretti.
I principi igienici secondo gli autori della ricerca, vanno insegnati e diffusi con campagne educative, ritenute più efficaci della sanzione nel sortire l'effetto di un miglioramento generale nella igiene degli alimenti di strada.
Pubblicato di recente sulla rivista Food and Chmical Toxicology uno studio condotto da alcuni ricercatori del nostro ISS sul rischio tossicologico del cosiddetto cibo di strada: si tratta di quegli alimenti preparati e venduti presso banchi e bancarelle in giro per le città e che in alcuni paesi (specie quelli in via di sviluppo) rappresentano la principale fonte di alimentazione, ma vengono consumati spesso anche alle nostre latitudini soprattutto da ragazzi e giovani.
Il panino, il kebab, anche la famosa pizza in mano ed alcuni tipici prodotti di friggitorie ambulanti numerose anche da noi, sono da considerarsi cibo di strada.
Fino ad oggi l'attenzione degli studiosi si era concentrata essenzialmente sul rischio microbiologico di tali alimenti, ma oggi si guarda anche al rischio tossicologico le cui conseguenze possono non essere immediate, ma nondimeno rilevanti a lungo termine.
Alberto Mantovani, uno degli autori dello studio raccomanda per la sicurezza degli alimenti il rispetto di alcune norme o buone pratiche da attuarsi nella preparazione del cibo di strada per preservarlo dai contaminanti chimici.
Si parte dal considerare che l'offerta di cibo a buon mercato è possibile anche grazie ad una selezione poco attenta degli alimenti che possono provenire da zone inquinate e contaminate, inoltre i banchetti sono spesso collocati all'aperto in zone di traffico per cui il cibo non risulta protetto dagli inquinanti atmosferici.
Cosa fare?
I punti vendita andrebbero controllati: dovrebbero trovarsi in uno spazio protetto, per evitare la contaminazione da inquinanti atmosferici ed essere distanti da depositi di rifiuti e liquami, quanto esposto per la vendita deve essere comunque tenuto coperto, l'acqua utilizzata deve possedere i requisiti accettati universalmente per esser considerata potabile e, naturalmente le forniture dovrebbero provenire da grossisti autorizzati e controllati per la qualità della materia prima.
Utensileria, pentolame e metodi di disinfezione dovrebbero essere ugualmente controllati ed igienicamente corretti.
I principi igienici secondo gli autori della ricerca, vanno insegnati e diffusi con campagne educative, ritenute più efficaci della sanzione nel sortire l'effetto di un miglioramento generale nella igiene degli alimenti di strada.
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