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L'ossitocina rende più socievoli: possibile efficacia nell'autismo

L'ossitocina è un ormone già noto per il suo ruolo in gravidanza, parto ed allattamento e viene considerato una delle chiavi chimiche del comportamento ed attaccamento materno: le donne normalmente presentano livelli più elevato di questo ormone rispetto ai maschi. Per contro la completa assenza della sostanza dall'organismo (per anomalia genetica) è correlata con indifferenza sociale ed aggressività. Ora una recente ricerca sviluppata presso la Emory University suggerisce che l'ossitocina potrebbe essere utilizzata con successo nel trattamento dei disturbi sociali di pazienti psichiatrici, in particolare nel disturbo autistico ed in quello dissociativo. Il lavoro è stato pubblicato in febbraio sulla rivista Neuropsychopharmacology ed è stato condotto sulle arvicole: una particolare specie di topi nei quali stimolava comportamenti di apertura sociale ed accoppiamento duraturo.
Secondo gli autori (Meera E Modi, Larry J Young, et al.) queste condotte provocate dall'ossitocina candidano la sostanza come la principale risorsa farmacologica utilizzabile per sbloccare la chiusura sociale nei soggetti autistici ed in altri disturbi psichiatrici. Naturalmente è necessario fare in modo che l'ossitocina venga secreta nel cervello, dato che diversamente non arriverebbe al sistema nervoso protetto dalla barriera ematoencefalica e perciò i ricercatori hanno utilizzato un farmaco capace di stimolare i recettori  melanocortinici in modo da attivare la secrezione di ossitocina. Secondo questa sperimentazione il recettore MC4 in particolare interagisce con gli ormoni preposti alla regolazione dei comportamenti emozionali e sociali, quali dopamina ed ossitocina.
Si tratta solo di ipotesi di studio ancora da sperimentare e verificare, ma suggestive in rapporto al substrato teorico sotteso. I ricercatori hanno trovato che una sola iniezione del farmaco capace di attivare i recettori melanocortinici è riuscita ad indurre un legame duraturo nelle arvicole sia maschi che femmine, deducendone che l'attenzione e l'apertura sociale possa essere condizionata allo stesso modo anche nella specie umana e nei disturbi psichici: il futuro ci darà le risposte.

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