Lavoro minorile: il rapporto dell'ILO rivela troppa lentezza nei progressi.
24/09/2013
Ieri è stato reso pubblico il rapporto globale sul lavoro minorile 2013 presentato dalla Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e la conclusione degli esperti sui dati rilevati per il 2013 è che la tendenza sia quella giusta, nel senso che si procede ad una progressiva riduzione del numero di bambini impiegati nel lavoro, ma i provvedimenti fin qui adottati non garantiscono una veloce risoluzione del problema.
I numeri diminuiscono, ma troppo lentamente, sicché l'obiettivo prefissato dall'ILO ed appoggiato dalla Comunità Internazionale di eliminare almeno le forme più pericolose di sfruttamento nel lavoro minorile entro il 2016 non potrà essere raggiunto conservando questo ritmo.
Attualmente 168 milioni di bambini vengono sfruttati nel lavoro: questo, se confrontato al dato del 2000 (246 milioni) è un progresso, in quanto registra una riduzione di circa il 33%, ma è ancora un dato molto allarmante, specie se si considera che la metà di questi 168 milioni vengono impiegati in lavori pericolosi, destinati cioè a compromettere la salute e la sana crescita psicofisica dei minori!
I risultati migliori della lotta contro lo sfruttamento minorile sono stati ottenuti nei quattro anni che vanno dal 2008 al 2012 con riduzione del numero da 215 a 168 milioni.
In Ottobre questi dati verranno presentati alla Conferenza Globale sul lavoro minorile, programmata a Brasilia. Il più alto numero di bambini sfruttati risiede nell'area asiatica (78 milioni) ma la maggiore densità (percentuale in rapporto al totale della popolazione) è concentrata nell'Africa sub Sahariana (21%).
La progressiva riduzione del lavoro minorile risulta diversificata per genere: per le bambine abbiamo una diminuzione del 40% (sempre in raffronto ai dati del 2000) ma per i maschietti solo del 25%. Il settore produttivo che vede il maggior numero di minori al lavoro è l'agricoltura (59% del totale).
I relatori ritengono che le misure che hanno prodotto i più ampi successi degli ultimi anni siano da identificarsi con scelte di natura politica che hanno privilegiato investimenti nella istruzione e nei servizi sociali.
La percezione di tutti è che si tratti di una corsa contro il tempo e questo è inconfutabilmente reale per i bambini che svolgono lavori usuranti e lesivi per il proprio benessere attuale e futuro ...
Ieri è stato reso pubblico il rapporto globale sul lavoro minorile 2013 presentato dalla Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e la conclusione degli esperti sui dati rilevati per il 2013 è che la tendenza sia quella giusta, nel senso che si procede ad una progressiva riduzione del numero di bambini impiegati nel lavoro, ma i provvedimenti fin qui adottati non garantiscono una veloce risoluzione del problema.
I numeri diminuiscono, ma troppo lentamente, sicché l'obiettivo prefissato dall'ILO ed appoggiato dalla Comunità Internazionale di eliminare almeno le forme più pericolose di sfruttamento nel lavoro minorile entro il 2016 non potrà essere raggiunto conservando questo ritmo.
Attualmente 168 milioni di bambini vengono sfruttati nel lavoro: questo, se confrontato al dato del 2000 (246 milioni) è un progresso, in quanto registra una riduzione di circa il 33%, ma è ancora un dato molto allarmante, specie se si considera che la metà di questi 168 milioni vengono impiegati in lavori pericolosi, destinati cioè a compromettere la salute e la sana crescita psicofisica dei minori!
I risultati migliori della lotta contro lo sfruttamento minorile sono stati ottenuti nei quattro anni che vanno dal 2008 al 2012 con riduzione del numero da 215 a 168 milioni.
In Ottobre questi dati verranno presentati alla Conferenza Globale sul lavoro minorile, programmata a Brasilia. Il più alto numero di bambini sfruttati risiede nell'area asiatica (78 milioni) ma la maggiore densità (percentuale in rapporto al totale della popolazione) è concentrata nell'Africa sub Sahariana (21%).
La progressiva riduzione del lavoro minorile risulta diversificata per genere: per le bambine abbiamo una diminuzione del 40% (sempre in raffronto ai dati del 2000) ma per i maschietti solo del 25%. Il settore produttivo che vede il maggior numero di minori al lavoro è l'agricoltura (59% del totale).
I relatori ritengono che le misure che hanno prodotto i più ampi successi degli ultimi anni siano da identificarsi con scelte di natura politica che hanno privilegiato investimenti nella istruzione e nei servizi sociali.
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