S.O.S. tata: il bimbo piange ed è polemica!
24/09/2013
Non ricordo più come ci sono arrivata, ma spulciando qua e là, mi è capitato di leggere questo articolo della signora Daniela Ovadia a proposito di una polemica aperta dalla Associazione culturale Pediatri sulla trasmissione S.O.S. tata.
Per chi non avesse tempo o voglia di ripercorrere tutta la diatriba in ogni passaggio, vengo qui a sintetizzare: l'ACP ieri ha pubblicato sul suo sito una lettera aperta a Vincenzo Spadafora (garante per la protezione dell'infanzia e dell'adolescenza) in merito ad una puntata della nota trasmissione televisiva S.O.S. tata, nel corso della quale veniva ripreso (ma forse soprattutto registrato) il pianto disperato e prolungato di un bimbo, lasciato da solo a dormire nel suo lettino.
L'associazione pediatrica protesta per la violazione della dignità dei minori, lasciati così esposti al pubblico televisivo in momenti di intimità familiare e di difficoltà personale, ritenendo che la cosa sia contraria alle normative vigenti in Italia, malgrado il consenso dei genitori.
Su questo punto i pediatri a mio avviso hanno ragione sacrosanta!
Il consenso dei genitori conta fino ad un certo punto: nessuno ha il diritto di crocifiggere un bambino col consenso dei genitori (nel caso piuttosto va valutata la capacità parentale) ed il bambino ha il diritto di essere tutelato indipendentemente dai genitori, non è una loro proprietà ... e fin qui mi auguro che il discorso sia chiaro a tutti.
Di seguito vengono messe in discussione le metodologie educative presentate e consigliate nel corso della trasmissione: i pediatri da un lato sostengono che il sistema educativo proposto sia inadeguato rispetto a ciò che considerano essere le esigenze fisiologiche presenti nella relazione madre bambino, mentre la Ovadia dall'altro canto, polemizza con "un certo naturalismo nella educazione" che, a suo avviso, eccede nel senso opposto rispetto alle tecniche prevalentemente di tipo comportamentale prospettate dalle tate S.O.S.
Allora: per quanto mi riguarda è insulso e fuorviante stare a discutere intorno al metodo educativo.
Le modalità e la impostazione educativa sono una scelta dei genitori e rientrano nella normalità accettabile un range molto esteso di comportamenti da quelli permissivi (dove il confine è nel lassismo) a quelli rigorosi (dove il limite è nella rigidità persecutoria) da quelli di espansiva vicinanza (limite nel soffocamento della crescita o nella simbiosi) a quelli più distanti (limite nella freddezza ed abbandono affettivo) e così si potrebbe continuare, ma è sufficiente esprimere il concetto una sola volta.
La scelta del tipo di educazione da impartire è una responsabilità dei genitori e gli specialisti o esperti, qualora consultati, hanno facoltà (e diritto) di intervenire ed aiutare solo nella correzione di quei comportamenti che generano disagio. Lo Stato ha diritto di intervenire laddove vengano travalicati i limiti della cura e del rispetto che la legge garantisce ai minori.
Ciascuna situazione di disagio ha sue caratteristiche peculiari e non esistono comportamenti corretti o ricette generalizzabili adatte in ogni situazione: anche situazioni apparentemente molto simili possono richiedere interventi del tutto diversi che vanno calibrati in base alla singola persona ed a quel determinato momento.
La stessa persona può giovarsi di interventi di impronta differente a seconda del momento e della valenza, percezione, vissuto e significato che una determinata azione assume rispetto a quel dato contesto.
Insomma la risposta affettiva, relazionale e comportamentale non è una compressa che, come la medicina, viene somministrata sempre uguale a se stessa.
Il discorso è un tantino più complicato.
Discutere della appropriatezza del sistema educativo distoglie l'attenzione dal dettaglio più importante:
non è corretto sciorinare al pubblico i minori nella loro intimità familiare e nei loro momenti di disagio!
Quanto al pianto ... certo può esprimere angoscia, ma anche prepotenza ... ed in verità anche molte altre cose. La valutazione va calibrata nella specifica situazione ed in assenza di maghi, la cosa migliore che un genitore possa fare è affidarsi all'istinto del suo affetto!
Quanto alla trasmissione, credo mi sia capitato qualche volta di coglierne qualche stralcio, ma onestamente ho cambiato subito canale: mi sembra un programma quanto meno inutile indipendentemente dall'audience che riesce a fare.
Non ricordo più come ci sono arrivata, ma spulciando qua e là, mi è capitato di leggere questo articolo della signora Daniela Ovadia a proposito di una polemica aperta dalla Associazione culturale Pediatri sulla trasmissione S.O.S. tata.
Per chi non avesse tempo o voglia di ripercorrere tutta la diatriba in ogni passaggio, vengo qui a sintetizzare: l'ACP ieri ha pubblicato sul suo sito una lettera aperta a Vincenzo Spadafora (garante per la protezione dell'infanzia e dell'adolescenza) in merito ad una puntata della nota trasmissione televisiva S.O.S. tata, nel corso della quale veniva ripreso (ma forse soprattutto registrato) il pianto disperato e prolungato di un bimbo, lasciato da solo a dormire nel suo lettino.
L'associazione pediatrica protesta per la violazione della dignità dei minori, lasciati così esposti al pubblico televisivo in momenti di intimità familiare e di difficoltà personale, ritenendo che la cosa sia contraria alle normative vigenti in Italia, malgrado il consenso dei genitori.
Su questo punto i pediatri a mio avviso hanno ragione sacrosanta!
Il consenso dei genitori conta fino ad un certo punto: nessuno ha il diritto di crocifiggere un bambino col consenso dei genitori (nel caso piuttosto va valutata la capacità parentale) ed il bambino ha il diritto di essere tutelato indipendentemente dai genitori, non è una loro proprietà ... e fin qui mi auguro che il discorso sia chiaro a tutti.
Di seguito vengono messe in discussione le metodologie educative presentate e consigliate nel corso della trasmissione: i pediatri da un lato sostengono che il sistema educativo proposto sia inadeguato rispetto a ciò che considerano essere le esigenze fisiologiche presenti nella relazione madre bambino, mentre la Ovadia dall'altro canto, polemizza con "un certo naturalismo nella educazione" che, a suo avviso, eccede nel senso opposto rispetto alle tecniche prevalentemente di tipo comportamentale prospettate dalle tate S.O.S.
Allora: per quanto mi riguarda è insulso e fuorviante stare a discutere intorno al metodo educativo.
Le modalità e la impostazione educativa sono una scelta dei genitori e rientrano nella normalità accettabile un range molto esteso di comportamenti da quelli permissivi (dove il confine è nel lassismo) a quelli rigorosi (dove il limite è nella rigidità persecutoria) da quelli di espansiva vicinanza (limite nel soffocamento della crescita o nella simbiosi) a quelli più distanti (limite nella freddezza ed abbandono affettivo) e così si potrebbe continuare, ma è sufficiente esprimere il concetto una sola volta.
La scelta del tipo di educazione da impartire è una responsabilità dei genitori e gli specialisti o esperti, qualora consultati, hanno facoltà (e diritto) di intervenire ed aiutare solo nella correzione di quei comportamenti che generano disagio. Lo Stato ha diritto di intervenire laddove vengano travalicati i limiti della cura e del rispetto che la legge garantisce ai minori.
Ciascuna situazione di disagio ha sue caratteristiche peculiari e non esistono comportamenti corretti o ricette generalizzabili adatte in ogni situazione: anche situazioni apparentemente molto simili possono richiedere interventi del tutto diversi che vanno calibrati in base alla singola persona ed a quel determinato momento.
La stessa persona può giovarsi di interventi di impronta differente a seconda del momento e della valenza, percezione, vissuto e significato che una determinata azione assume rispetto a quel dato contesto.
Insomma la risposta affettiva, relazionale e comportamentale non è una compressa che, come la medicina, viene somministrata sempre uguale a se stessa.
Il discorso è un tantino più complicato.
Discutere della appropriatezza del sistema educativo distoglie l'attenzione dal dettaglio più importante:
non è corretto sciorinare al pubblico i minori nella loro intimità familiare e nei loro momenti di disagio!
Quanto al pianto ... certo può esprimere angoscia, ma anche prepotenza ... ed in verità anche molte altre cose. La valutazione va calibrata nella specifica situazione ed in assenza di maghi, la cosa migliore che un genitore possa fare è affidarsi all'istinto del suo affetto!
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