Farmaci in orario scolastico
22/09/2013
Nell'ambito della nota, intitolata "Ritorno a scuola in salute" e pubblicata il 12 settembre sul sito del Ministero della Salute, si parla, tra l'altro, dell'annoso problema della somministrazione di farmaci in orario scolastico.
Al riguardo, fermo restando il fatto che il riferimento normativo rimane quello contenuto nelle raccomandazioni emanate nel 2005 congiuntamente dai ministeri dell'istruzione e della salute, la nota si limita a riprenderne alcuni passaggi ed a ribadirne l'attuale validità.
In sostanza la norma prevede che in presenza della richiesta dei genitori, documentata con certificazione e prescrizione medica, la scuola debba attivarsi per reperire luoghi e personale idonei al tipo di intervento necessario, prima all'interno dell'istituto e poi, se necessario, stipulando apposite convenzioni con enti e/o associazioni che dispongano delle figure professionali competenti.
Detto in altri termini se la scuola non dispone di un insegnante o di un bidello disposti a somministrare una compressa (o una peretta) ad un bambino, il dirigente scolastico dovrà (con spesa a carico della scuola) convenzionare una unità di personale esterno disposto a svolgere questa mansione.
I genitori possono essere autorizzati, qualora ne facciano richiesta, a recarsi a scuola per dare le medicine al bimbo, ma non possono essere pressati ed ancor meno costretti a farlo, qualora la cosa risulti disagevole rispetto agli impegni della loro giornata.
Il problema si pone soprattutto per i bambini affetti da epilessia, per i quali l'integrazione scolastica resta spesso difficile ed ostacolata dal disagio che l'Istituzione scolastica esprime nella capacità di gestire la somministrazione dei farmaci durante l'orario delle lezioni.
Nell'ambito della nota, intitolata "Ritorno a scuola in salute" e pubblicata il 12 settembre sul sito del Ministero della Salute, si parla, tra l'altro, dell'annoso problema della somministrazione di farmaci in orario scolastico.
Al riguardo, fermo restando il fatto che il riferimento normativo rimane quello contenuto nelle raccomandazioni emanate nel 2005 congiuntamente dai ministeri dell'istruzione e della salute, la nota si limita a riprenderne alcuni passaggi ed a ribadirne l'attuale validità.
In sostanza la norma prevede che in presenza della richiesta dei genitori, documentata con certificazione e prescrizione medica, la scuola debba attivarsi per reperire luoghi e personale idonei al tipo di intervento necessario, prima all'interno dell'istituto e poi, se necessario, stipulando apposite convenzioni con enti e/o associazioni che dispongano delle figure professionali competenti.
Detto in altri termini se la scuola non dispone di un insegnante o di un bidello disposti a somministrare una compressa (o una peretta) ad un bambino, il dirigente scolastico dovrà (con spesa a carico della scuola) convenzionare una unità di personale esterno disposto a svolgere questa mansione.
I genitori possono essere autorizzati, qualora ne facciano richiesta, a recarsi a scuola per dare le medicine al bimbo, ma non possono essere pressati ed ancor meno costretti a farlo, qualora la cosa risulti disagevole rispetto agli impegni della loro giornata.
Il problema si pone soprattutto per i bambini affetti da epilessia, per i quali l'integrazione scolastica resta spesso difficile ed ostacolata dal disagio che l'Istituzione scolastica esprime nella capacità di gestire la somministrazione dei farmaci durante l'orario delle lezioni.
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