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La giornata mondiale dell'udito

Domani, il 3 marzo, ricorre la giornata mondiale dell'udito e l'OMS lancerà una app gratuita (App HearWHO) che ha la funzione di permettere un controllo in autonomia della propria capacità uditiva. L'intento è quello di sensibilizzare le persone sull'importanza dell'udito ed indurle a controlli frequenti. Le persone a maggiore rischio di deficit uditivo sono tutti quelli di età superiore ai 50 anni, coloro che vivono o lavorano in ambienti con elevato inquinamento acustico e, non ultimo, i giovani abituati ad ascoltare spesso la musica in cuffia ad altissimo volume.

Secondo l'OMS i servizi per la prevenzione, la diagnosi e la cura dovrebbero essere in carico al sistema sanitario. Attualmente circa 466 milioni di persone, corrispondenti al 5% della popolazione mondiale, soffrono di una perdita uditiva invalidante, capace cioè di incidere sulla qualità della loro vita. La stima purtroppo è che il problema tenda ad accrescersi con la prospettiva di arrivare nel 2050 al 10% di ipoacusia invalidante nella popolazione mondiale, 900 milioni di persone previste: praticamente i disturbi dell'udito raddoppieranno nei prossimi trent'anni.

In Italia il nostro Ministero della Salute ieri, il 1° marzo, ha promosso la IV giornata dell'udito dedicata alla divulgazione scientifica ed alla sensibilizzazione sulla problematica. Le ultime statistiche nel nostro paese riguardano il biennio 2016/17 dove risulta che il 20% della popolazione al di sopra dei 64 anni soffre di disturbi uditivi, ma di questi solo il 5% ricorre all'uso di un apparecchio acustico. Il deficit uditivo nella fascia d'età superiore agli 84 anni raggiunge il 45%.

I fattori di rischio, oltre all'età ed alla esposizione ad ambienti rumorosi, come per molte altre malattie, riguardano lo status socioeconomico: si ammalano di più i poveri, che in cambio però si curano di meno. La prevalenza dei disturbi uditivi è del 24% al sud e del 16% al nord, del 29% nelle fasce di disagio economico e del 16% in quelle benestanti, del 25% nelle persone con basso grado di istruzione e del 14% in quelle con un elevato titolo di studi.  Fra le persone più abbienti, in caso di ipoacusia, il 30% fa ricorso all'uso di un apparecchio acustico, mentre nelle fasce di disagio economico questa percentuale è del 20%.




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