L'omaggio di Google alle donne per questo 8 marzo
Apro il motore di ricerca Google questa mattina dell'8 marzo e trovo un Doodle veramente delizioso: il doodle è animato e cliccandovi su si ottiene una slide-show, che compendia in 14 tavole alcune frasi significative di famose donne di cultura. La curiosità mi ha spinta a sfogliarle ed a leggerle tutte: mi ha colpita di più la frase di Marina Ivanovna Cvetaeva (o anche Tsvetaeva in lingua anglosassone) che è una poetessa russa, nata nel 1892 e morta nel 1941, a soli 49 anni. Ignoravo l'esistenza di questa poetessa in verità e probabilmente approfondirò la sua conoscenza in futuro. La frase è questa:
"Un paio di ali portano libertà soltanto se dispiegate in volo, ma sono solo un peso se chiuse sul proprio dorso"
Una frase che sintetizza una miriade di significati, molti dei quali riguardano le donne, ma non soltanto... per alcuni aspetti trovo analogie con il famoso aforisma di Einstein: "Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà tutta la vita a credersi stupido". Insomma una storia di talenti negati, sprecati e sepolti nell'oblio della storia: dove possedere sensibilità ed intelligenza diventa motivo di sofferenza più acuta e profonda, piuttosto che occasione di esprimere la propria creatività ed il proprio ingegno a vantaggio proprio e di tutti.
Quante donne, quante di noi passano la vita a sentirsi inadeguate ed incapaci, perché fatte oggetto continuo di critiche e svalutazioni implicite ed esplicite, perché c'è sempre qualcuno che si arrabbia o si offende appena aprono bocca! Si chiama maltrattamento psicologico ed è quello più misconosciuto, implica conseguenze come la depressione, l'assoggettamento psichico ed il plagio mentale: il terreno adatto per fondarvi poi ogni altro genere di abuso.
La forma di indipendenza più importante è l'indipendenza mentale: quella economica viene subito dopo, ma in mancanza della prima anche la seconda può diventare una ulteriore forma di schiavizzazione: le donne continuano a sentirsi responsabili e giudicate per l'educazione dei figli e per la cura ed il lavoro domestico, anche quando lavorano e condividono ampiamente la responsabilità tradizionalmente maschile del mantenimento economico della famiglia. Non possono dispiegarle quelle ali, così chine ed impegnate a lavorare 16-18 ore al giorno... poi magari non va bene lo stesso: sono, si sentono o le fanno sentire inadeguate lo stesso, proprio perché lavorano ed hanno meno tempo da dedicare alla famiglia.
Nessuno è onnipotente: neanche le donne lo sono, benché capaci di partecipare al prodigio del concepimento e della nascita, ma questo significa anche che non sono (siamo) responsabili (leggi: colpevoli) di tutto. Abbiamo il diritto di rivendicare i nostri limiti, benché gravate da quelle ali sul dorso, che nessuna, credo, vorrebbe buttare via.
meraviglioso ed importantissimo post, anche perchè io purtroppo non sono riuscita ad aprire Google..come sempre ho problemi di connessione.Tutte le parole che hai detto sono lapidarie, ma purtroppo rappresentano la verità , quella più dura , più cupa e più nascosta..impariamo ad aprire sempre le ali non rendiamole inservibili.
RispondiEliminaAbbraccio serale
Grazie Nella (e per carità non parliamo di problemi di connessione: neanch'io sono messa benissimo) buona domenica a te.
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