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Le tempeste che uccidono

Sta facendo discutere in questi giorni la sentenza della Corte d'Appello di Bologna, che ha dimezzato la pena di Michele Castaldo, già condannato in primo grado a 30 anni e colpevole di avere ucciso Olga Matei, una donna che frequentava da appena un mese. I giudici hanno ritenuto che l'uomo fosse in preda ad "una tempesta emotiva" e gli hanno pertanto ridotto la pena a 16 anni. Niente da fare invece per Olga, che è stata trovata morta il 6 ottobre del 2016 e di questi tempi quindi,  ha pagato con la vita e già da un pezzo, la scelta evidentemente avventata di un compagno.

Ora, avverso la sentenza d'Appello, sarà presentato dalla Procura un ricorso in Cassazione: chissà come andrà a finire. Alla fine si cerca di salvare il salvabile e quello che è rimasto vivo e pertanto nella categoria del salvabile, è Michele, non Olga: lei non la salva più nessuno. Mi chiedo però che senso e che conseguenze può sortire una sentenza come questa, quale messaggio viene trasmesso alle donne ed agli uomini che cercano  o già vivono una storia sentimentale. 

Una donna potrebbe pensare di dover stare molto attenta nella scelta di un partner, anche solo per  un tentativo, per provare come ci si sta insieme. Insomma una volta che l'hai data ad un uomo, lui può acquistare su di te una specie di diritto di vita e di morte, perché le tempeste emotive e passionali non risparmiano, specialmente quando le cose non vanno come lui si aspetta o desidera e quindi comunque è meglio non farlo arrabbiare. Se una donna sceglie lo fa per la vita, se sbaglia paga con la vita, perché evidentemente un uomo (che ha trombato) può essere soggetto a tempeste passionali, malgrado notoriamente la cosa non valga all'inverso. Olga ha scelto un compagno sbagliato: è chiaro.

Un uomo potrebbe pensare che sia un suo diritto possedere una donna che gliel'ha data, perché possedere una donna è un naturale corollario della sua virilità: l'amore non è una cosa da uomini, gli uomini si affermano come tali esercitando il loro potere maschile, perché se viene messo in discussione quello vanno in confusione e scatenano la tempesta, ma in fondo saranno brave persone ed alla fine anche i giudici lo capiranno.

Non so perché ma tutto questo mi richiama alla mente una storia terrifica che ho appreso da bambina. I miei nonni abitavano in una contrada di campagna e noi piccoli, fratelli e cugini, eravamo liberi di giocare nella stradina antistante la casa: non c'erano auto allora e la cosa non era pericolosa. In fondo al viottolo di terra battuta c'era una casa abbandonata ed in parte diroccata, che suscitava una viva curiosità in noi bambini, ma nessuno vi si avventurava e mai nessuno aveva più voluto abitarla, perché tutti sapevano che la casa era infestata da fantasmi feroci e disperati. 

Era accaduto qualcosa in quella casa di cui nessuno osava parlare. Io diversi anni dopo venni a conoscenza della storia di quella casa (sulla quale evidentemente continuavo a far domande) dal racconto che me ne fece mia madre. In quella casa era stata seviziata, stuprata, torturata ed infine uccisa una giovane madre, che ancora allattava il suo bimbo. Il fatto è che uno zio del marito della donna le aveva fatto delle avances, che lei, giovane sposa, aveva rifiutato. Il vecchio se ne risentì oltremodo e la minacciò che l'avrebbe fatta ammazzare dal marito, parlandogli male di lei. 

Dato che la ragazza non aveva intenzione di cedere, l'anziano zio mise in atto il proprio proposito: sfruttando il suo ascendente di uomo anziano della famiglia, disse al nipote che la ragazza lo aveva tradito e dio sa cos'altro, sicché i due di concerto decisero di punirla, infliggendole ogni violenza ed umiliazione che una creatura umana possa subire. L'aggredirono in due la stuprarono e la torturarono a morte, per calmare il bambino che piangeva, le tagliarono una mammella, che diedero in bocca al piccolo, in casa sui muri e sulle porte trovarono il sangue la carne ed i graffi delle unghie della ragazza che disperatamente tentava di fuggire dagli aguzzini.

Non so che fine abbia fatto il bimbo: nel migliore dei casi sarà sopravvissuto e sarà stato adottato, ma mia madre mi disse che il marito, inizialmente condannato all'ergastolo, fu poi scarcerato dopo trent'anni: tornò nella sua contrada: era una persona educata e gentile e tutti dicevano che era una "bravissima persona", poveretto, traviato dai cattivi consigli dello zio. Sono cose accadute ai tempi dei miei bisnonni ed io mi domando quanta strada abbiamo percorso da allora nel rispetto per la vita di una donna: perché la cosa più terrificante di questa storia per me e non solo per me, è stato il giudizio sociale indulgente verso l'assassino. Quella ragazza era del tutto innocente nella narrazione pubblica, ma l'indulgenza dimostrata dalla gente verso il suo torturatore ed assassino, nessuno l'avrebbe espressa nei riguardi di una donna che per sbaglio o in preda a qualche tempesta ormonale si fosse anche solo limitata a guardare un altro uomo che non fosse il marito.

Certo condannare una donna è più facile e da questo punto di vista non sembra sia cambiato molto.

Commenti

  1. Ricordi il giudice che aveva assolto uno stupratore perchè a ragazza indossava i blue jeans quindi difficili da togliere?
    Certo che è facile giudicare e condannare una donna. Nel XXI secolo c'è ancora chi crede che se una donna la dà è una poco di buono.
    C'è chi crede che la donna sia proprietà maschile e valga meno di una capra.
    C'è chi trova sempre scusanti per gli aguzzini ma non ne trova una piccola per la vittima, anche se la vittima non ha bisogno di scuse.
    Cambieranno le cose? Non so! Spero ma ho molti dubbi visto il ritorno del machismo
    Ciao e buona domenica

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti Patricia: tutto quello che sta succedendo recentemente è avvilente: vedremo e speriamo bene. Buona domenica anche a te.

      Elimina

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