Avviso

Attenzione: questo è un blog antifascista ed antirazzista. Gli esseri umani sono tutti benvenuti. Grazie per la visita!

Nome

Email *

Messaggio *

La percezione del tempo cambia con l'età

"Quando le stagioni non più vengono, ma vanno": è così che si riferiva alla vecchiaia un noto romanziere, di cui al momento mi sfugge il nome. La percezione diffusa e condivisa più o meno da tutti nella nostra cultura è che col progredire dell'età il tempo scorra più veloce: una volta trascorsa l'adolescenza il tempo comincia a volare via. Appena ieri eravamo bambini, ma ecco che sono bambini i nostri figli, sembra trascorso un attimo dalla giovinezza ed invece abbiamo i figli giovani. Naturalmente non è cambiata la velocità del passare del tempo, ma la nostra percezione di esso.

Alcuni studiosi della Duke University negli USA, hanno cercato di dare una spiegazione scientifica a questo fenomeno: la ricerca è stata pubblicata sulla rivista European reviewSecondo Adrian Bejan, il principale autore del lavoro, il nostro modo di percepire il tempo è legato alla velocità con la quale il nostro cervello è capace di processare le immagini: secondo questa teoria, le strutture più complesse che caratterizzano il cervello dell'adulto implicano un processo più lento nella acquisizione ed analisi delle immagini stesse. In pratica maggiore il numero di immagini acquisite in una unità di tempo, maggiore sarà, nella percezione soggettiva, la dilatazione di quella unità temporale, quanto più basso invece, sarà il numero di immagini acquisite, minore risulterà nella percezione soggettiva quella stessa unità di tempo impiegata per acquisirle. 

A riprova della sua teoria, Bejan rileva che i movimenti oculari dei neonati sono molto più rapidi rispetto a quelli degli adulti. Personalmente ritengo che la teoria sia suggestiva, per ciò che attiene il collegamento tra quantità di immagini e percezione del tempo, d'altro canto per spiegare il minore numero di immagini che si acquisiscono in età adulta ed in vecchiaia, non ci sarebbe bisogno di ipotizzare un rallentamento della capacità di processarle, dovuto alla maggiore complessità della rete neuronale: basta sapere che da una certa età in poi la vita diventa routine. 

Le immagini si ripetono col medesimo ritmo, se non sono identiche sono quanto meno molto simili,  quindi tendiamo a prestarvi meno attenzione e ad investirvi meno emozioni, come curiosità, interesse, paura o stupore: sperimentiamo qualcosa di già conosciuto e prevedibile. Voglio dire che potrebbe avere importanza non solo il numero, ma la novità dell'immagine ed ancora più rilevante potrebbe essere il tipo e l'intensità della reazione emotiva generata dall'immagine. 

Chiunque si sia trovato in una situazione insolita o di grave rischio personale sa che in alcune situazioni la percezione del tempo si dilata ed in pochi istanti vengono processate una quantità di immagini tra reali ed ipotizzate in rapporto alle possibili risposte motorie, sicché dopo diventa difficile per chi è stato coinvolto, dire quanto tempo sia durata quella situazione, appunto perché pochi istanti appaiono una eternità e questo indipendentemente dall'età delle persone.

Commenti

  1. Condivido il pensiero di Seneca: “Preso dal vortice del lavoro e degli impegni, ciascuno consuma la propria vita sempre in ansia per quello che accadrà e annoiato di ciò che ha. Chi invece dedica ogni attimo del suo tempo alla propria crescita, chi dispone ogni giornata come se fosse la vita intera, non aspetta con speranza il domani, né lo teme”.
    Il tempo si pone come qualcosa che è distinguibile in parti e quindi divisibile: presente, passato e futuro. Ma queste parti del tempo, che costituiscono l’orizzonte della nostra vita, quando sono analizzate, diventano prima inafferrabili per poi quasi dissolversi. Passato e futuro, infatti, sembrano appartenere piuttosto al nulla che all’essere, sono varianti per così dire del nulla: giacché l’uno non è più, l’altro non è ancora. Tuttavia l’uno costituisce il distendersi e l’accumularsi nella nostra memoria dell’esperienza del nostro trascorrere, cioè vivere, l’altro si pone come l’apertura dell’orizzonte del nostro agire, cioè del nostro rapportarci al mondo secondo bisogni, paure e speranze. Il presente, nella sua riduzione a puro punto senza estensione, mostra di non poter avere nessun carattere di permanenza e di stabilità.
    Il tempo, filosoficamente?
    Tutto è passato, presente e futuro.
    Se io guardo una persona che sta a cento metri da me il tempo impiegato per vederla annulla il concetto di presente. E' già un tempo passato proiettato verso il futuro.
    Nel cielo stellato vedi la luce di un astro. E' probabile che la stella non esista più. Hai l'impressione del presente ma ti trovi nel passato.
    Se ci sediamo sulla riva degli istanti per contemplarne il passaggio, finiamo col non distinguervi altro che una successione senza contenuto, tempo che ha perduto la sua sostanza, tempo astratto, varietà del nostro vuoto. Un altro passo e, di astrazione inastrazione, esso si assottiglia per colpa nostra e si dissolve in temporalità, in ombra di se stesso.
    E. M. Cioran

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il tempo è una delle due coordinate, che rappresentano i confini della nostra esistenza ed al cui interno può snodarsi il percorso della nostra vita. Il nostro rapporto con il nostro tempo è un ritmo che ci appartiene, peculiare di ciascuno. Grazie per il tuo contributo Gus. Buona domenica.

      Elimina
  2. La ricerca è molto interessante, sicuramente lo stress e la frenesia delle giornate, porta una percezione diversa del tempo.
    Serena domenica.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La ripetitività, le attività routinarie, la prevedibilità delle ore possono modificarla: questa è l'idea che ho cercato di introdurre.

      Elimina
  3. Secondo Schopenhauer lo scorrere del tempo è rapportato a quanto si è vissuto. Questo potrebbe essere utile - in teoria - per capire il perché da bambini non passa mai e man mano che passano gli anni questi volano sempre di più. Ma detto tra noi sembra pura matematica...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo di essere d'accordo con Schopenhauer: in effetti sostenere che non solo il numero, ma la novità delle immagini e l'emotività che esse possono evocare ha valore è un modo (meno romantico) per dire proprio questo. Grazie Ferruccio. Buona serata.

      Elimina
  4. Non mi sono ritrovato più il commento... non è stato percepito secondo canoni accettabili?! ;)
    Che poi era lapidario: "Facciamola breve: ogni percezione è soggettiva" ..mi sembra di ricordare...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Deve esserti sfuggito l'invio, perché questo è il primo commento tuo che trovo su questo post. Grazie del tuo contributo Franco. Buongiorno.

      Elimina

Posta un commento

Allora? Vuoi dirmi che ne pensi?

Grazie per ogni contributo, tieni solo presente che:

* I commenti non inerenti l'argomento del post verranno considerati messaggi personali e privati.
** I commenti contenenti link verranno considerati spam.
*** I commenti contenenti insulti, volgarità e/o attacchi personali a chiunque, non verranno affatto considerati.

I tre generi di commenti sopra elencati non saranno pubblicati o, se erroneamente pubblicati, verranno rimossi appena possibile.

Grazie a tutti per la lettura ed il tempo dedicato al post.
Grazie a quelli che lasceranno una traccia del loro pensiero.

Potrebbero interessarti anche:

L'antica saggezza dei proverbi: "O munn è comm un so fà 'ncapa"

Chiacchiere e tabacchere e’ lignamm o’ Banco ‘e Napule nun ne ‘mpegna!

Gli invisibili

"Ire piro e nun facive pere, mò ca si santo che miracule vuò fa'?". Un proverbio antico.

Le sette (vere) poesie più brevi al mondo