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Il colonialismo israeliano



Il governo israeliano, contrario al riconoscimento ONU dello stato palestinese, aveva avvertito (o minacciato, se si preferisce) che questa iniziativa "unilaterale" della Palestina e delle Nazioni Unite avrebbe "ostacolato" il processo di pacificazione. Oggi abbiamo compreso il significato di questo avvertimento. Il governo israeliano infatti ha dato il via libera alla costruzione di nuovi alloggi nei territori di confine. Il gesto ha tanto il sapore di una ritorsione, così che persino gli USA lo hanno condannato ufficialmente per bocca del segretario di stato, Hillary Clinton, nel corso di una conferenza stampa alla quale erano presenti anche ministri israeliani.
Ora non solo gli americani sono potenti alleati degli israeliani, ma anche gli israeliani hanno in buona misura assimilato la cultura americana, soprattutto, a quanto pare, la "gloriosa" storia della conquista del West, che il progressivo insediamento di coloni sui confini palestinesi con relativa conquista di territori sempre più estesi, sembra voler ricalcare. Peccato però che la conquista del West sia avvenuta nell'800 e, pur essendo costata la vita a quasi tutti i nativi del territorio, si realizzava in un periodo in cui esisteva lo schiavismo e non erano sanciti principi di civiltà e di rispetto della persona umana, oggi universalmente condivisi.
I nativi d'America, pur connotati da una propria civiltà, religiosità e così via, erano popolazioni assai più primitive dei conquistatori occidentali: "selvaggi" considerati alla stregua di animali.
Ora non è più tempo di colonizzazioni. Il colonialismo, che pure si è reso responsabile di sfruttamento, schiavizzazione e genocidi, sembra sia finito del tutto (o quasi) con la conferenza di Bandung nel 1955. Ricordiamo, per rinfrescare la memoria, che la conferenza sancì i fondamentali diritti umani e dei popoli.
Nello specifico la conferenza dichiarò:
 1)  Rispetto per i diritti fondamentali dell'uomo e per gli scopi e i principi  della Carta delle Nazioni Unite. 
 2)   Rispetto per la sovranità e l'integrità territoriale di tutte le nazioni. 
 3)  Riconoscimento dell'uguaglianza di tutte le razze e di tutte le nazioni,  grandi e piccole.
 4)  Astensione da interferenze negli affari interni di altri paesi e dal partecipare ad accordi di difesa collettiva favorendo gli   interessi di una delle grandi potenze.
 5)  Composizione di tutte le vertenze internazionali con mezzi pacifici in conformità alla   Carta delle Nazioni Unite.
 6)   Promozione dell'interesse e della cooperazione reciproca.  
 7)   Rispetto per la giustizia e per gli obblighi internazionali.  

Ora, dopo 57 anni, anche Israele dovrebbe prenderne atto perché rischia di seguire una politica del tutto anacronistica ed assolutamente non condivisibile sul piano internazionale.


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