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Bullismo in rete



Oggi ricorso, ovvero richiesta di conferma della sentenza di condanna in primo grado di giudizio per i tre dirigenti di Google che permisero nel 2006 la diffusione in rete di un video che riprendeva vessazioni ed atti di bullismo compiuti dai compagni di scuola su di un ragazzo disabile in un istituto tecnico di Torino.
La prima sentenza di condanna nel 2010 suscitò un certo scalpore con proteste anche dell'ambasciata americana a Roma. Ora gli imputati vengono accusati non solo di mancanza di adeguata informazione in rapporto alla privacy, ma di mancanza di controllo preventivo, nella quale l'accusa riconoscerebbe il dolo legato al guadagno prodotto dalla  diffusione dei video sul motore di ricerca, diffusione che sarebbe stata rallentata dai necessari controlli. La sentenza di secondo grado si avrà il 21 dicembre.
Gli avvocati dei manager di Google rilevano che i controlli avrebbero dovuto essere fatti piuttosto dagli insegnanti della scuola, il che ovviamente è vero, ma è una responsabilità separata: diffonderebbero forse video pedo pornografici, perché tanto i controlli devono essere fatti dalla polizia?
La famiglia ha già ritirato le querele per diffamazione ad altri imputati.

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