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Semel in anno licet insanire, ovvero il seme della follia


Da quando ero bambina piccola piccola hanno iniziato a dire la messa in italiano, in volgare diciamo, dantescamente parlando, benché a ben pensare questo volgare poi non è che lo padroneggino tutti così completamente e tuttavia il nostro latino sempre resta la lingua madre anche del nostro volgare (fra gli altri) perciò non vi irritate: la traduzione è facile da reperire in rete sul traduttore google, ma per coloro che fossero pigramente adagiati sul divano e senza la minima voglia di far girare le rotelle, vi gratifico della mia traduzione istantanea.

"Semel in anno licet insanire" letteralmente sarebbe: una volta all'anno è lecito impazzire o anche una volta all'anno si può fare una follia, il che in realtà è differente, perché non è detto che chi fa una follia sia diventato matto. Insanire è un verbo latino e corrisponde ad impazzire, sicché direi di attenerci alla traduzione letterale.

La gente probabilmente si domanda: ma se uno impazzisce, come fa poi a guarire il giorno dopo e ad essere sano per il resto dell'anno? E siccome la cosa non sembra verosimile a nessuna persona ragionevole (appunto) i più preferiscono la seconda traduzione cosiddetta a senso.

D'altro canto per quale motivo al mondo un pazzo dovrebbe rispettare la logica, la ragionevolezza e la verosimiglianza? Che genere di pazzo sarebbe? Tranquillizzatevi quindi: i pazzi non hanno nessuna necessità di agire con ragionevolezza e pertanto possono essere pazzi un giorno e sani il resto dell'anno. (Offro un premio a chi riesce ad individuare il vizio di forma in questo ragionamento ... ma se non vi dovesse riuscire, staccate la spina sine cura e buona fortuna!).

Questo proverbio è una delle antiche testimonianze che, nella umana civiltà,  riconosce alla follia il diritto di esistere ed albergare normalmente nella mente di ciascuna persona, insomma diciamola tutta: le persone che non possono o non riescono ad impazzire almeno una volta mica sono tanto normali!

Prendo in prestito l'espressione ascoltata una volta da un eminente docente di psichiatria per rivelarvi che le persone che non riescono ad impazzire mai non sono propriamente normali, bensì normotiche (il correttore google me lo sottolinea. Lo so, è un neologismo e non esiste nel vocabolario: non so come spiegarglielo, è normotico pure lui questo correttore e non capisce!).

Ora è pur vero che normotico fa rima con psicotico, ma mi riconoscerete che soprattutto fa rima con robotico. Eh si, ciò che si intende per realismo e ragionevolezza è di solito qualcosa di routinario e noioso, che batti e ribatti finisce per spegnere quella fiammella creativa che in fondo resta la parte più preziosa da custodire dentro ciascuno di noi e, siccome, sempre nella civiltà latina, si voleva mantenere sempre acceso il fuoco sacro, allora giustamente loro hanno pensato di incoraggiare anche la trasgressione (semel in anno, per carità, poi se non rinsavite sono problemi vostri!).

Ma il fuoco sacro è anche quello della curiosità, dell'esplorazione, della rottura degli schemi, della immaginazione sfrenata e della fede fanatica .... eh queste fiammelle bisogna saperle maneggiare: per nulla si scatena un incendio e si bruciano ettari di bosco, dopodiché sono cavoli vostri spiegarlo alla forestale che le vostre intenzioni erano buone (cioè allo staff in camice bianco che non mancherà di giungere gentile e sorridente sul posto) ...
Lasciarsi andare, insanire, ogni tanto è necessario ad un sano equilibrio tanto quanto lo sono il sonno ed i sogni notturni: mai smettere di sognare ...

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