Il quoziente intellettivo può cambiare?
Il quoziente intellettivo può cambiare? A questa domanda non sempre è facile rispondere, dato che in realtà è la stessa definizione di intelligenza che può essere soggetta ad interpretazioni differenti e non sempre unanimi, per non dire esplicitamente controverse.
Quando parliamo di Quoziente Intellettivo però, a ben pensare, non ci stiamo riferendo esattamente alla intelligenza, quanto piuttosto ai punteggi ottenuti dai singoli individui in prove cosiddette standardizzate, il che è un discorso diverso: molto meno filosofico ed assai più tecnico!
A mio avviso il test psicometrico, ancorché standardizzato (finché si voglia) è pur sempre semplicemente un esame: ciascuno di noi potrebbe ottenere risultati differenti a seconda di come ha dormito la notte, dello stato d'animo del momento e dell'eventuale mal di testa in agguato.
Un buon esaminatore dovrebbe essere in grado di rinviare l'esame in caso di malesseri e di mettere a proprio agio il probando così da offrirgli le condizioni migliori: ovviamente non ci si aspettano variazioni proprio macroscopiche, ma ogni misurazione nella realtà contiene un suo margine di approssimazione, anche se si tratta della misura di lunghezza di un oggetto inanimato ... figurarsi!
Quando le misurazioni psicometriche poi vengono applicate nel corso della età evolutiva è lecito aspettarsi che durante lo sviluppo possano osservarsi nel tempo delle variazioni anche significative: il fatto è che ad un test non si dovrebbe chiedere ciò che non può dare:
il test rappresenta solo uno strumento di supporto alla valutazione clinica.
Nella mia esperienza l'intelligenza si sviluppa in maniera non uniformemente lineare e la velocità della evoluzione cognitiva può presentare piccole variazioni individuali durante la crescita: è cognizione comune che molti bambini in situazione di deprivazione socioambientale possono mostrare un livello di prestazione inferiore a quello di compagni più fortunati nella scuola primaria, ma il loro Q.I. potrebbe tendere a normalizzarsi nel tempo con l'arricchimento esperenziale e culturale.
Questo vale soprattutto per alcune cosiddette pseudoinsufficienze, per le condizioni di marginalità intellettiva e per i deficit prestazionali lievi legati a squilibri di natura emozionale.
Non sempre una variazione significativa del Q.I. nel tempo indica che vi sia stata una erronea applicazione del test: può anche più semplicemente significare che il test non è un oracolo!
Il test misura il livello di prestazione attuale, ma non contiene elementi di previsione prognostica:
la prognosi, quando è possibile formularla, è clinica.
Recentemente uno studio della McGill University (Montreal, Canada) di cui riferisce lo Science Daily, ha tentato di mettere in relazione le variazioni del Q.I. di osservazione abbastanza frequente nel corso dello sviluppo, con le variazioni di spessore della corteccia cerebrale.
Lo studio è stato condotto dal prof. Karama su 188 bambini ed adolescenti monitorati per un periodo di due anni: fisiologicamente la corteccia cerebrale inizia ad assottigliarsi a partire dai 5 o 6 anni: lo studio sembra avere dimostrato che nei soggetti che hanno presentato un rilevante aumento del Q.I. l'assottigliamento corticale è stato inferiore a quanto atteso, quelli che hanno invece avuto una riduzione del Q.I. presentavano un assottigliamento maggiore di quanto normalmente osservato ed infine quelli con Q.I. invariato mostravano un assottigliamento regolare come da previsione di norma. La possibilità di documentare neuroradiologicamente le variazioni del Q.I. ha soprattutto implicazioni di carattere medico legale, ma naturalmente non dice molto sulla direzione della interazione esistente tra struttura e funzione .... uno sportivo ben allenato possiede sicuramente una massa muscolare maggiore di chi svolge una vita sedentaria ed anche in questo caso la cosa è oggettivabile sul piano anatomico.
In realtà l'intelligenza è come un seme ricevuto in dono: qualche seme è migliore di altri, ma lo sviluppo e la fioritura dipendono molto anche dalla nostra abilità di curare e coltivare la pianta ...
Quando parliamo di Quoziente Intellettivo però, a ben pensare, non ci stiamo riferendo esattamente alla intelligenza, quanto piuttosto ai punteggi ottenuti dai singoli individui in prove cosiddette standardizzate, il che è un discorso diverso: molto meno filosofico ed assai più tecnico!
A mio avviso il test psicometrico, ancorché standardizzato (finché si voglia) è pur sempre semplicemente un esame: ciascuno di noi potrebbe ottenere risultati differenti a seconda di come ha dormito la notte, dello stato d'animo del momento e dell'eventuale mal di testa in agguato.
Un buon esaminatore dovrebbe essere in grado di rinviare l'esame in caso di malesseri e di mettere a proprio agio il probando così da offrirgli le condizioni migliori: ovviamente non ci si aspettano variazioni proprio macroscopiche, ma ogni misurazione nella realtà contiene un suo margine di approssimazione, anche se si tratta della misura di lunghezza di un oggetto inanimato ... figurarsi!
Quando le misurazioni psicometriche poi vengono applicate nel corso della età evolutiva è lecito aspettarsi che durante lo sviluppo possano osservarsi nel tempo delle variazioni anche significative: il fatto è che ad un test non si dovrebbe chiedere ciò che non può dare:
il test rappresenta solo uno strumento di supporto alla valutazione clinica.
Nella mia esperienza l'intelligenza si sviluppa in maniera non uniformemente lineare e la velocità della evoluzione cognitiva può presentare piccole variazioni individuali durante la crescita: è cognizione comune che molti bambini in situazione di deprivazione socioambientale possono mostrare un livello di prestazione inferiore a quello di compagni più fortunati nella scuola primaria, ma il loro Q.I. potrebbe tendere a normalizzarsi nel tempo con l'arricchimento esperenziale e culturale.
Questo vale soprattutto per alcune cosiddette pseudoinsufficienze, per le condizioni di marginalità intellettiva e per i deficit prestazionali lievi legati a squilibri di natura emozionale.
Non sempre una variazione significativa del Q.I. nel tempo indica che vi sia stata una erronea applicazione del test: può anche più semplicemente significare che il test non è un oracolo!
Il test misura il livello di prestazione attuale, ma non contiene elementi di previsione prognostica:
la prognosi, quando è possibile formularla, è clinica.
Recentemente uno studio della McGill University (Montreal, Canada) di cui riferisce lo Science Daily, ha tentato di mettere in relazione le variazioni del Q.I. di osservazione abbastanza frequente nel corso dello sviluppo, con le variazioni di spessore della corteccia cerebrale.
Lo studio è stato condotto dal prof. Karama su 188 bambini ed adolescenti monitorati per un periodo di due anni: fisiologicamente la corteccia cerebrale inizia ad assottigliarsi a partire dai 5 o 6 anni: lo studio sembra avere dimostrato che nei soggetti che hanno presentato un rilevante aumento del Q.I. l'assottigliamento corticale è stato inferiore a quanto atteso, quelli che hanno invece avuto una riduzione del Q.I. presentavano un assottigliamento maggiore di quanto normalmente osservato ed infine quelli con Q.I. invariato mostravano un assottigliamento regolare come da previsione di norma. La possibilità di documentare neuroradiologicamente le variazioni del Q.I. ha soprattutto implicazioni di carattere medico legale, ma naturalmente non dice molto sulla direzione della interazione esistente tra struttura e funzione .... uno sportivo ben allenato possiede sicuramente una massa muscolare maggiore di chi svolge una vita sedentaria ed anche in questo caso la cosa è oggettivabile sul piano anatomico.
In realtà l'intelligenza è come un seme ricevuto in dono: qualche seme è migliore di altri, ma lo sviluppo e la fioritura dipendono molto anche dalla nostra abilità di curare e coltivare la pianta ...
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