Decolla in Italia l'uso terapeutico della cannabis
Lo scorso 12 Febbraio la Corte Costituzionale ha sconfessato la legge Giovanardi Fini, promulgata nel 2006 e la cui caratteristica saliente era stata quella di azzerare la distinzione tra droghe leggere e pesanti, equiparando di fatto le pene per tutte le sostanze d'abuso illegali.
Il passo successivo è ora quello di introdurre nella realtà la possibilità di uso terapeutico della cannabis e del suo principio attivo il THC (tetraidrocannabinolo): la Regione Abbruzzo ha approvato il 4 Gennaio scorso una normativa che prevede la possibilità di distribuzione di preparati farmaceutici a base di cannabis su prescrizione medica. La legge regionale non è stata ostacolata, ovvero impugnata dal Governo ed è quindi divenuta effettiva.
Al riguardo va rilevato che l'uso medico della cannabis naturale o dei suoi principi attivi, come preparati di sintesi esiste da tempo tanto negli Stati Uniti che in diversi paesi europei: i campi di efficacia sarebbero diversi, ma ne sarebbe comprovata l'utilità come analgesico soprattutto nel dolore neuropatico ed inoltre come miorilassante, antiasmatico ed antianoressico.
In realtà sono stati effettuati studi in diversi altri ambiti di efficacia e ne è stata descritta anche una presunta attività antitumorale: certamente gli effetti meglio comprovati sono quelli già indicati sopra.
Come tutti i farmaci (drugs degli inglesi) il THC presenta una serie di effetti indesiderati per la sua azione psicotropa e le alterazioni che può produrre nelle funzioni cognitive, quali calo del rendimento, compromissione della memoria e della attenzione fino a vere e proprie psicosi tossiche nei soggetti sensibili e predisposti con storia familiare positiva per disturbi dissociativi.
Si tratta di uno psicofarmaco in sintesi, capace di indurre anche dipendenza: l'uso terapeutico comporta che ve ne sia l'indicazione in rapporto alla patologia e che ve ne sia il controllo con monitoraggio degli effetti indesiderati e la tempestiva interruzione del trattamento alla comparsa di eventuali disturbi psichici.
L'uso ricreativo resta cosa diversa: riconoscere le proprietà terapeutiche della cannabis non ne comporta la liberalizzazione in commercio, né rappresenta una patente di innocuità della sostanza: per capirlo basta ricordare che l'uso terapeutico della morfina, ad esempio, esiste da sempre nel nostro paese: ben altro sarebbe liberalizzarne il commercio ...
Il passo successivo è ora quello di introdurre nella realtà la possibilità di uso terapeutico della cannabis e del suo principio attivo il THC (tetraidrocannabinolo): la Regione Abbruzzo ha approvato il 4 Gennaio scorso una normativa che prevede la possibilità di distribuzione di preparati farmaceutici a base di cannabis su prescrizione medica. La legge regionale non è stata ostacolata, ovvero impugnata dal Governo ed è quindi divenuta effettiva.
Al riguardo va rilevato che l'uso medico della cannabis naturale o dei suoi principi attivi, come preparati di sintesi esiste da tempo tanto negli Stati Uniti che in diversi paesi europei: i campi di efficacia sarebbero diversi, ma ne sarebbe comprovata l'utilità come analgesico soprattutto nel dolore neuropatico ed inoltre come miorilassante, antiasmatico ed antianoressico.
In realtà sono stati effettuati studi in diversi altri ambiti di efficacia e ne è stata descritta anche una presunta attività antitumorale: certamente gli effetti meglio comprovati sono quelli già indicati sopra.
Come tutti i farmaci (drugs degli inglesi) il THC presenta una serie di effetti indesiderati per la sua azione psicotropa e le alterazioni che può produrre nelle funzioni cognitive, quali calo del rendimento, compromissione della memoria e della attenzione fino a vere e proprie psicosi tossiche nei soggetti sensibili e predisposti con storia familiare positiva per disturbi dissociativi.
Si tratta di uno psicofarmaco in sintesi, capace di indurre anche dipendenza: l'uso terapeutico comporta che ve ne sia l'indicazione in rapporto alla patologia e che ve ne sia il controllo con monitoraggio degli effetti indesiderati e la tempestiva interruzione del trattamento alla comparsa di eventuali disturbi psichici.
L'uso ricreativo resta cosa diversa: riconoscere le proprietà terapeutiche della cannabis non ne comporta la liberalizzazione in commercio, né rappresenta una patente di innocuità della sostanza: per capirlo basta ricordare che l'uso terapeutico della morfina, ad esempio, esiste da sempre nel nostro paese: ben altro sarebbe liberalizzarne il commercio ...
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