Le donne (e la misoginia) nei proverbi
Molti sono i proverbi misogini della nostra cultura popolare (patriarcale e sessista): uno dei più mortificanti recita: "'A fatica d'a femmena s'a magna 'o ciuccio". Ora non è per essere insistente, ma, come si dice anche: "'A fissazione è peggio d'a malatia". Sta di fatto che mi è saltato questo pallino dei proverbi e mi sa che vi toccherà sopportarmi per un pò di tempo. Oggi ho selezionato questo tra i famosi proverbi che riguardano il gentil sesso (che poi saremmo noi donne) e cercherò di corredarlo con qualche storia e qualche riflessione. Delle donne si sono sempre dette molte cose, ben poche delle quali lusinghiere in verità. In genere il lavoro femminile è poco riconosciuto e poco o affatto remunerato, in effetti:.
"'A fatica d'a femmena s'a magna 'o ciuccio" (il lavoro della donna se la mangia l'asino)
Questo modo di dire, ricordato anche nel nostro solito Wikiquote era ben noto alla mia nonna, colei che mi trasmise il nome di battesimo, non potendo fare di meglio giacché quando io nacqui non si usava trasmettere cognome lungo la linea matriarcale, ma il nome si! Secondo la leggendaria versione della nonna, c'era una volta una coppia di contadini: il marito, per carità, era un gran lavoratore ed ogni mattino si levava all'alba per recarsi nei campi ora ad arare, ora a seminare o raccogliere, potare e insomma a fare tutto quello che è necessario perché il terreno dia frutti. Il pover'uomo tornava a casa sfinito alla sera, si lasciava andare sulla sedia e pretendeva che la moglie lo servisse in tutto. La donna a sua volta, si era svegliata col marito ed aveva lavorato l'intera giornata, curando l'orto, governando gli animali nella stalla, pulendo la casa, portando l'acqua dalla fontana, facendo il bucato e preparando cena in attesa che l'uomo tornasse, così di fronte alle pretese sempre più numerose che questi avanzava, pretendendo la servitù dovuta al prete all'altare, un giorno gli disse:
"Io capisco che tu sia stanco del lavoro nei campi, ma non credere che io stia qui con le mani in mano: anch'io ho lavorato tutto il giorno ed ho la schiena spezzata!".
Il marito incredulo obiettò:
"Ma che lavoro puoi aver fatto se sei rimasta a casa?"
Lei si diede a fare l'elenco, ma lui ribatté:
"facciamo in questo modo: per ogni lavoro che fai durante il giorno metti un filo di fieno nel buco del muro che c'è nella stalla. Alla sera al mio ritorno io potrò capire subito solo guardando il buco quanto faticosa sia stata la tua giornata!".
La contadina fece proprio come le aveva suggerito suo marito, ma alla sera quando andò ad infilare l'ultimo filo di fieno con grande sorpresa si accorse che il buco poco prima colmo era ora completamente pulito: l'asino aveva mangiato tutto il fieno ed ella non fu in grado di dimostrare al marito la fatica della sua giornata!
Per questo si dice che "'A fatica d'a femmena s'a magna 'o ciuccio" intendendo in pratica che il lavoro della donna non vale nulla e non può essere riconosciuto(tant'è vero che ancora oggi nessuno lo paga come si dovrebbe): si tratta di un modo di dire antico ed ancora in uso che ci offre la misura esatta della considerazione di cui per secoli hanno goduto le donne nella cultura patriarcale.
E' vero, questo dà un punto in favore delle donne... ma non montiamoci la testa però, su, su, a lavorare!... :-)
RispondiElimina:P non ho altro da dire, caro lei!! ;-)
RispondiEliminaPost molto simpatico,complimenti :)
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Grazie! Perché no? Passerò a dare un'occhiata, grazie :-)
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