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Contro la contenzione in psichiatria: le domande di "chi non sa"

NB: Il brano che segue è pura invenzione narrativa, presentata come pagina di diario di uno studente in reparto psichiatrico. Trattandosi solo di frutto di  immaginazione: non esistono persone, tempi e luoghi cui possa realmente riferirsi!

"Una cosa che mi ha molto sconcertato: ho visto in clinica un ragazzo di [...] anni, S. legato al letto. Quando ho chiesto spiegazioni al dr. Z. mi ha detto che lui stesso ha chiesto di essere legato perché ha paura della propria violenza e che è molto aggressivo sia verso se stesso che verso gli altri e giù una storia di famiglia psicopatica con vari pazzoidi e suicidi nella stirpe e rapporti assurdi tra i viventi. Lui ha chiesto di essere legato: sarà masochista, dice il dr. Z., però se qualcuno mi chiedesse un coltello per tagliarsi la gola, io non glielo darei ed il fatto che lui sia masochista non giustifica  che i medici assumano nei suoi riguardi il ruolo di sadici. 


Se S. avesse chiesto una frusta per usarla contro qualcuno non gliel'avrebbero data: se l'hanno legato non è perché lui l'ha chiesto, ma perché è una soluzione di comodo che permette a tutti di stare più tranquilli! In pratica tanto meglio se lui, chiedendolo, permette di mettere tranquille anche le coscienze. S. è legato da 3 mesi: 3 mesi sono 90 giorni e 90 notti e lui ha [...] anni.
Io ne ho 25 e quindi meno vitalità e bisogno di muovermi di quanto possa averne un ragazzo, ma se mi legassero non per 3 mesi, ma per 3 giorni, accumulerei tanto odio e tanta aggressività da essere veramente molto violento una volta slegato.
Il dr.Z. oggi forse lo avrebbe slegato ed accompagnato a telefonare alla madre: si diceva sicuro che sarebbe stato graffiato e credo che lo sarà come minimo: S. continuerà sempre a graffiare e si sentirà sempre autorizzato a farlo fin quando la responsabilità delle sue azioni resterà affidata ai bracciali di cuoio che lo legano al letto.
Mi rendo conto che il mio modo di impostare il problema può sembrare teorico e che in pratica il medico dovrà decidere se per S. è peggio stare legato o è peggio che si laceri le braccia a furia di morsi, ma anche di fronte alla drammaticità di certi fatti non bisognerebbe perdere la capacità di ragionare.
È chiaro che un medico preferisca piagnistei, lamentosità, dipendenza,  resa incondizionata ed eventualmente masochismo invece di urli, violenza, aggressività e sadismo, ma questo non vuol dire che chi si comporta nel primo modo stia meglio di chi si comporta nel secondo: meglio interiormente intendo, è chiaro che il primo socialmente è più tollerabile.
Può darsi che S. migliori anche se sia lui stesso che gli altri lo hanno segnato, ma anche se questo avvenisse, in nessun caso lo si dovrebbe a fatto di averlo tenuto legato.
Restare legato lo convalida nella sua convinzione di essere cattivo ed in un certo senso gliene offre la giustificazione e la condizione per perseverare.
Credete che S. se fosse lasciato libero sarebbe capace di uccidersi, di rompere tutti i vetri della clinica, di accoltellare qualche infermiere? Eppure è stato slegato in clinica per 2 mesi senza che succedesse nulla di questo.
Prima di rispondere alla mia domanda su S. il dr.Z. ha osservato che io faccio "le domande di chi non sa " infatti non sapevo che si usassero ancora i letti di contenzione: a mia volta osservo che non sempre "esperienza" vuol dire capacità di spiegare le cose, in moltissimi casi vuol dire solo essere abituati alle cose.
Perché il cielo è blu e le foglie sono verdi? Sono domande che fanno solo i bambini, ma moltissimi adulti che non si chiedono più queste cose non sarebbero in grado di rispondere!
Perché S. è legato?"

Commenti

  1. Una cosa ho imparato nei miei molteplici interventi di Polizia, durante i 40 anni di attività, e cioè che ogni caso non è mai uguale all'altro. In questa ottica penso che, qui, chi ha la responsabilità "medica" (perché credo, di questo si tratti) di questa persona, deve poter decidere liberamente per il bene del paziente, oltre che per la società. Ciò che voglio dire è che nel momento in cui ho dei dubbi sulla professionalità di chi opera, allora devo anche avere la determinazione di chiedere la sua destituzione... altrimenti, in caso contrario, devo stare alle sue decisioni quale "esperto del caso", anche se a me possono apparire "strane" le sue misure... spero di essere stato chiaro... :-)

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  2. Naturalmente Jennaro, ma volevo solo trasmettere un messaggio che insinuasse almeno qualche dubbio in alcune certezze .... Grazie e buona notte!

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  3. Ciao Clara,certe cose le ho viste,,,questo racconto in me non trasmette qualche dubbio rafforza solo le mie certezze,ancor di più lo sta facendo il libro di Jung che sto leggendo(in positivo,lo reputo un grande nel suo genere)Posso assicurare senza generalizzare che atti come legare,imbottire di farmaci sono sia di comodo sia per coprire il fatto che in realtà barcolano nel buio senza una vera diagnosi,senza una vera terapia...senza una vera coscienza che un uomo non è una macchina da riparare.Come posso dire che: ci sono a volte psichiatri che hanno bisogno di psicoterapia,sono pieni più nevrosi dei loro stessi pazienti.E l'ho visto tirare fuori il valium dal cassetto non per il paziente ma per lei stessa.C'è solo da chiedersi come possa portare avanti una professione così delicata e difficile in quelle condizioni.
    Questo post è molto affine alla veduta di Jung e alle sue intuizioni,spesso scomode,troppo scomode.
    Un saluto

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  4. Ciao Carolina ... si il post vuole essere di denuncia, ma non credo alle semplificazioni eccessive e comunque chi fa questo mestiere svolge un lavoro usurante: questo è certo. Il che ovviamente non crea alibi a nessuno, ma certamente alcune scelte sono di comodo ... :) Buona notte e grazie del tuo contributo!

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