Cosa festeggiamo oggi nel primo maggio italiano?
Per chi lavora oggi è festa, anche se molti negozianti hanno tenute aperte le rivendite nella mattinata. Oggi è il primo maggio, la festa dei lavoratori, quella che ricorda le conquiste delle prime organizzazioni sindacali e costate un prezzo di sangue nelle fasi iniziali del percorso di riscatto da uno sfruttamento inumano. Si ricordano le manifestazioni di piazza della seconda metà dell'ottocento negli Stati Uniti a Chicago nella cosiddetta rivolta di Haymarket.
Il primo maggio è quella festa soppressa in Italia durante il ventennio fascista e ripristinata poi nel 1945. La ricorrenza viene celebrata con concerti e manifestazioni in tutte le principali città italiane, ma corre in rete una domanda amara quanto ironica:
dove sono i lavoratori?
I dati pubblicati ieri, il 30 aprile, sul sito Istat e relativi a marzo 2014 fissano il numero di disoccupati a 3.248.000 con una tendenza alla riduzione dello 0,2% rispetto al mese precedente, ma un aumento del 6,4% su base annua, praticamente 194.000 disoccupati in più!
Il tasso di disoccupazione globale si attesta al 12,7%.
I disoccupati nella fascia d'età tra i 15 ed i 24 anni sono 683.000 ed il tasso di disoccupazione in questa fascia è del 42,7%.
La sensazione diffusa oggi è che, tutto sommato chi è riuscito a conservare il proprio lavoro possa dirsi fortunato, anche se per riuscirci ha ceduto parte delle insanguinate conquiste di oltre un secolo fa (parliamo di orari e di sicurezza, per intenderci) ma chi invece oggi rappresenta la vera classe dei diseredati, quella che una volta era il proletariato urbano ed agricolo, siano invece i disoccupati: queste persone che hanno il problema di nutrire i propri figli (ricordiamolo: privi di reddito da lavoro sono l'8,1% sul totale dei nuclei familiari in Italia con la punta del 12,9% nel mezzogiorno) di fargli trovare un piatto a tavola quando tornano dalla scuola, posto che ci vadano a scuola .... questi ragazzi che si vedono tagliare non solo le ali dei propri sogni, ma anche le gambe per camminare sulla strada verso il proprio futuro, a meno di non emigrare (ma anche quello costa) o di non avere santi in paradiso, come si suol dire!
Queste persone oggi non festeggiano e questo è triste! Un genitore che non ha di che sfamare i propri bambini non può credere nella società e sostenere le istituzioni che lo affamano: ragionevolmente possiamo aspettarci che quel genitore sia disposto ad agire contro questa società e queste istituzioni pur di garantire il sostentamento necessario alla propria famiglia e questo vale naturalmente soprattutto per le regioni maggiormente penalizzate e che storicamente hanno visto presente più la malavita organizzata che lo stato ...
Se il lavoro è dignità, oggi dovremmo celebrare il diritto al lavoro ed alla conquista di una propria dignità sociale per tutti i cittadini della nostra terra, diritto, sia detto per inciso, che la nostra Costituzione garantisce!
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